Donne e violenza economica, riconoscerla per combatterla

Uno de fattori di rischio associati ai fenomeni di violenza di genere e violenza domestica è quello della disparità di accesso al denaro. Questa condizione si configura come violenza economica e rende la donna legata a doppio filo col partner abusante.

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Ritrovarsi legate a doppio filo col proprio aguzzino, è questa la condizione di molte donne che vivono con mariti violenti, scoprendosi del tutto dipendenti dal partner per la propria sussistenza, l’accesso al denaro, la sicurezza abitativa. 

 

 

Cos'è la violenza economica e perché riguarda soprattutto le donne

Il denaro può diventare una vera e propria arma di ricatto che il partner abusante utilizza come forma di controllo sulla compagna negandole l’accesso alle risorse economiche e materiali della famiglia.  

 

Esempi di violenza economica sono purtroppo all’ordine del giorno in molte situazioni di questo tipo dove la soggezione psicologica che la donna prova nei confronti del partner avalla la sua credenza di dover dipendere totalmente da lui per la propria sussistenza.

 

Le fasi della violenza di genere ed economica in famiglia

Per comprendere in che modo possa instaurarsi una forma di violenza economica, occorre guardare al meccanismo mediante il quale la violenza di genere si instaura e si cronicizza fra due partner.
 

Leonore Wlaker lo aveva descritto come il circuito della violenza, cioè quelle fasi ricorsive che queste coppie attraversano più e più volte e che portano all’instaurarsi e al consolidarsi della violenza e della subordinazione psicologica della donna nei confronti del partner fino a delegare a lui ogni forma di controllo sulla propria vita, denaro compreso.

 

  1. Fase dell’accumulo della tensione. Il partner è irascibile, scoppiano frequenti litigi che aumentano la tensione fra i due. La donna tende ad assumersi la responsabilità dei malumori del partner e a comportarsi in modo accondiscendente nella (falsa) speranza di aiutarlo a calmarsi. Questo atteggiamento invece provoca esattamente l’effetto contrario: il partner percepisce di ottenere sempre più controllo sulla compagna e “alza la posta in gioco”. In breve tempo le pretese, i malumori e le aggressioni verbali di lui si fanno sempre più accese.
  2. Fase dell’esplosione dell’aggressione. La violenza emerge fuori controllo e accade un episodio in cui il partner agisce una vere e propria aggressione fisica, psicologica o sessuale nei confronti della compagna che rimane incredula e disorientata.
  3. Fase della luna di miele. Il partner appare pentito, promette di non farlo mai più, ma al tempo stesso si deresponsabilizza per il proprio comportamento adducendone le cause a stress esterni  o al comportamento di lei. L’idillio fra i due si ricostituisce per poi lentamente, ma inesorabilmente, incrinarsi di nuovo e il ciclo ricomincia.

 

Questo processo ricorsivo porta la donna a essere sempre più vittima di una manipolazione psicologica, a convincersi di non valere nulla, di avere lei tutta la colpa delle aggressioni del partner e al contempo a vivere nel perenne terrore che lui possa lasciarla o abbandonarla. 

 

Spesso ha finito con l’isolarsi dalla famiglia e dagli amici e non di rado si è fatta persuadere a lasciare il lavoro, magari per dedicarsi interamente al marito o ai figli (altra arma di ricatto) rendendosi economicamente totalmente dipendente da lui. Spesso il partner controlla ogni forma della vita della compagna, comprese le spese in denaro razionando o impendendo l’accesso ai beni economici.

 

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Come chiedere aiuto per liberarsi dalla violenza (anche) economica

La dipendenza economica dal partner rappresenta uno dei fattori che insieme ad altri (un contesto socioculturale imperniato sula disparità di genere o sulla giustificazione della violenza, la presenza di armi in casa, l’isolamento sociale, problemi di tossicodipendenza o giudiziari a carico del partner, precedenti relazioni violente a carico di lui) concorrono ad aumentare il rischio del verificarsi o dell’aggravarsi della violenza di genere.
 

La violenza economica poggia sul ruolo della donna come vittima di una situazione di violenza prima che fisica sicuramente psicologica. Le donne che vivono relazioni violente non riescono, talvolta non vogliono, ad uscirne non perché non si rendano conto del danno provocato dai comportanti del partner. 

 

Ma perché hanno strutturato nel tempo, anche subendo la manipolazione di lui, la convinzione di non valere nulla, di non poter essere nulla senza di lui. La grande disistima di sé stesse rende loro difficile solo immaginare di potersi rendere economicamente indipendenti. 

 

La loro preoccupazione più grande non sono le botte ricevute, ma la paura di essere abbandonate: spesso infatti queste situazioni si associano a una condizione di dipendenza affettiva, senza il partner queste persone temono di non riuscire psicologicamente a esistere. Per questo la prospettiva di essere abbandonate o di separarsi da lui risulta ben peggiore del male ricevuto.
 

Dalla violenza domestica si esce, ma non si esce da sole: è opportuno chiedere aiuto. Probabilmente alcune donne potrebbero essere portate a giustificare il partner e/o a sottovalutare la situazione di violenza che stanno vivendo, è possibile compilare in forma anonima il questionario ISA online per ottenere un’autovalutazione della propria condizione di rischio e i riferimenti da contattare per chiedere aiuto: http://www.casadelledonne-bs.it/2012/07/autovalutazione-del-rischio/