Stealthing, cos'è la pratica considerata un'aggressione sessuale

Lo stealthing è una forma di frode e violenza di natura sessuale che consiste nel togliere il preservativo o danneggiarlo durante un rapporto sessuale all'insaputa del/della partner. Si tratta di un atto che può aver importanti conseguenze psicologiche e giuridiche.

stealthing

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A livello terminologico, il significato di stealthing deriva dall’inglese e letteralmente allude al fare qualcosa di nascosto, da alcuni anni è utilizzato per indicare una pratica in cui una persona sfila o danneggia il preservativo all’oscuro del/della partner

 

Esiste anche una forma passiva dello stealthing: quella in cui è il/la partner ricettivo a bucare il preservativo all’insaputa dell’altro/a. Si tratta di un fenomeno ugualmente diffuso sia in coppie omosessuali che eterosessuali, in rapporti occasionali o stabili, praticato nella stragrande maggioranza dei casi da maschi ma a volte anche da donne (allo scopo di rimanere incinte con l’inganno). È una forma di abuso che, benché attenda ancora una specifica legislazione in materia, può configurarsi oltre che come frode, come vera e propria violenza sessuale.

 

Cosa dice la legge

Il fenomeno è stato evidenziato in Gran Bretagna dall’inizio degli anni Duemila dove da tempo si è configurato come una vera e propria emergenza sociale tanto da arrivare a essere codificato giuridicamente come una vera e propria forma di violenza sessuale. In altri paesi come Stati Uniti, Canada e Svizzera si sono verificati precedenti giudiziari importanti dove in diverse occasioni i giudici hanno riconosciuto lo stealthing come reato sessuale. 

 

Nel nostro Paese ancora non sembra aprirsi un dibattito specifico sul tema che tarda ad avere la dovuta attenzione sia dal punto di vista giuridico che politico. Togliere il preservativo, o danneggiarlo, può configurarsi come forma di coercizione riproduttiva e di violenza sessuale poiché costringe la/il partner ad avere un rapporto non protetto senza che ne sia a conoscenze e senza che dunque possa aver dato il suo consenso/dissenso. 

 

Anche il nostro ordinamento penale riconosce infatti come propriamente consenziente un rapporto sessuale nel quale l’assenso del/della partner rimanga tale per tutta la durata del rapporto stesso prevedendo che tale assenso possa essere ritirato in qualsiasi momento o per un ripensamento o per un disaccordo rispetto alle pratiche sessuali proposte/imposte dal partner. 

 

Costringere l’atro/a ad un rapporto senza preservativo a sua insaputa rappresenta dunque una violazione della sua libertà sessuale e l’esposizione al rischio di contrarre malattie veneree e, nei rapporti eterosessuali, gravidanze non desiderate. 

 

Lo stealthing e la minimizzazione condivisa

Ad assimilare lo stealthing ad una vera e propria forma di violenza sessuale sono anche le reazioni/giustificazioni degli autori di questa forma di abuso (almeno gli uomini fra i quali il fenomeno è maggiormente diffuso e studiato) molto simili a quelle addotte dai sex offenders studiati dalle più recenti ricerche sul tema. Fra queste spiccano la minimizzazione e la deresponsabilizzaizone

 

Gli autori di questa forma di violenza, infatti, spesso sminuiscono la portata del loro gesto, la banalizzano, negandone le conseguenze per la vittima. Tale gesto non di rado viene percepito e raccontato assimilandolo a uno scherzo, una goliardia, tutt’al più una sciocchezza adolescenziale rivelando il completo rifiuto di qualsiasi  assunzione di responsabilità.

 

Questo aspetto non è da sottovalutare perché la narrazione che il partner abusante può utilizzare anche all’interno della coppia ridicolizzando o criticando il/la partner se mostra segnali di sofferenza, rancore o protesta.

 

Può accadere, in altre parole, quello che spesso accade in altri contesti di violenza sessuale e stupro: la colpevolizzazione della vittima che, in preda alla vergogna e ad un senso di colpa assolutamente ingiustificato, potrebbe scegliere di mantenere il silenzio e non denunciare. In altre parole stiamo dicendo che il fenomeno molto spesso viene sottovalutato, per motivazioni diverse, sia dall’abusante che dalla vittima. Un recente studio condotto dal Centro di salute sessuale di Melbourne su un gruppo di uomini e donne vittime di stealthing ha evidenziato come questi si rivelassero tre volte meno propensi a considerare questa pratica come violenza sessuale rispetto a coloro che non ne erano stati vittime. 

 

Le motivazioni dello stealthing

Le motivazioni di una pratica fraudolenta, violenta e abusante come lo stealthing non hanno nulla o poco che fare con un intento riproduttivo, tranne nei rari casi in cui sia praticata da donne (tant’è che tale forma di violenza è perpetrata anche all’interno di coppie di omosessuali uomini).

 

Due sembrano essere le motivazioni principali.

  1. La prima risente di una grave e mai colmata forma di pregiudizio, disinformazione e ignoranza in campo sessuale che condiziona in generale molti uomini a opporre resistenza all’utilizzo del preservativo. Si tratta della falsa credenza che tale pratica riduca il piacere e/o peggiori la performance sessuale. Se non corretta da un’adeguata educazione sessuale e sentimentale (di cui le scuole italiane sono ancora drammaticamente carenti), questa credenza può portare soprattutto i ragazzi più giovani a non usare il preservativo, convincendo la/il partner (analogamente disinformata/o) ad avere rapporti non protetti esponendo entrambi a rischi elevati per la propria salute sessuale e riproduttiva. Fino alle conseguenze più estreme: ingannare l’altra/o reputando il preservativo sfilato come “ragazzata” di poco conto senza essere in grado di riconoscere la gravissima portata del proprio gesto.
  2. Un'altra componente motivazionale dello stealthing, potenzialmente connessa a co-presente con la precedente, è quella di agire una relazione di potere/sopraffazione sull’altra/o imponendo la propria volontà. Nell’ambito del rapporto fra i generi una lunga tradizione intellettuale di stampo femminista ha da tempo individuato tale fenomeno coniando il termine “cultura dello stupro”. Con questo concetto si intende proporre una categoria trasversale di lettura a molti atti di sopraffazione, violenza, discriminazione di genere – questa matrice culturale ha studiato prevalentemente la disparità di potere fra uomini e donne – intendendoli come espressione di una stessa matrice culturale imperniata sulla dominanza dell’uomo sulla donna. La violenza sessuale dunque, in questa ottica, poco o nulla avrebbe a che fare con la famigerata “libidine”, che tristemente troneggiava nel codice Rocco, ma con l’espressione di una precisa volontà di sopraffazione e imposizione di potere agita attraverso l’abuso fisico e la violenza sessuale.

 

Lo stealthing è violenza, sempre.

Se ci si accorge o si sospetta di essere stati/state vittime di stealthing non bisogna mai sottovalutare il fenomeno: si è sempre vittime di una violenza e di un abuso se esposti ad un atto sessuale senza il proprio consenso. Sentimenti di minimizzazione, senso di colpa e vergogna sono purtroppo frequenti, specie se la violenza avviene all’interno di una relazione intima con la quale di ha un legame di natura sentimentale. Ci si può sentire portati/e a minimizzare, sottovalutare o dimenticare l’accaduto per non dover mettere in discussione il rapporto di fiducia e quindi il legame stesso.

 

Anche il senso di colpa può far parte del gioco: può sembrare paradossalmente più accettabile ridefinire l’evento come un qualcosa di cui ci si attribuisce una qualche responsabilità piuttosto che confrontarsi con i sentimenti di impotenza e rabbia conseguenti alla piena presa di coscienza di aver subito un abuso a cui non ci si poteva sottrarre e di cui non si è e non si può essere ritenuti/e in alcun modo colpevoli o responsabili. Il consenso all’interno di un rapporto sessuale, anche con un partner stabile o un coniuge, non è mai scontato né dato una volta per tutte e ogni atto subito senza tale consenso è un atto di violenza che tradisce la vostra fiducia e la vostra liberta personale.