Personalità di tipo B, caratteristiche

Dimmi come ti ammali e ti dirò chi sei! In che modo la personalità può predisporre a certe malattie? E perché la personalità di tipo B incarna la buona salute psicologica?

Personalità di tipo B

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Tre diversi modelli di personalità

Fin dagli albori della psicosomatica medici e psicologi osservarono che non tutte le persone si ammalavano allo stesso modo: la loro maggiore o minore predisposizione a determinate patologie poteva avere qualcosa a che fare con alcune caratteristiche del loro modo di essere. Alcuni “somatizzavano” un temperamento competitivo e iracondo andando incontro con più facilità a infarti e patologie cardiovascolari (personalità di tipo A). 

 

Altri, docili, passivi e preoccupati più del benessere altrui che del proprio, erano coloro che più spesso sviluppavano (o trascuravano troppo a lungo) un melanoma maligno con prognosi spesso infauste (personalità di tipo C).

 

I ricercatori definirono queste configurazioni differenziandole da un comportamento maggiormente “sano” e adattivo, definito personalità di tipo B: un “modello” si salute psicologica importante da tenere a mente.

 


La personalità di tipo B, come quelle tipo A o C, non deve essere confusa con il cosiddetto cluster B dei disturbi di personalità del DSM IV in cui è incluso il disturbo di personalità borderline e altri gravi disturbi del carattere.

 

 

Personalità e comportamento

Non si tratta in realtà di veri e propri tipi di personalità, ma di un modello di comportamento (potenzialmente trasversale a differenti configurazioni di personalità) definito da  Friedman e Rosenman nel 1959 per differenza con la personalità di tipo A (ma, ripetiamo il termine “personalità” è improprio oggi si parla di comportamento di tipo A, B o C). I “tipi A” apparivano ai ricercatori persone competitive, impazienti, autoritarie e perennemente in lotta con gli altri. Erano soprattutto queste persone a risultare con più frequenza soggette a patologie cardiovascolari.

 

Per definirle, gli autori li differenziarono dal tipo B, ovvero un modello di funzionamento più equilibrato, sereno e rilassato in cui erano assenti gli eccessi iracondi della personalità di tipo A (comportamento di tipo A). Negli anni ’80 altri ricercatori osservarono tuttavia che una parte delle persone che non rientravano nel tipo A non potevano essere neanche classificate come tipo B: erano sì più tranquille e pacate ma.. fin troppo!

 

Quella che venne definita personalità di tipo C (comportamento di tipo C) descriveva infatti coloro che apparivano eccessivamente accondiscendenti, passivi, conformisti e con una forte tendenza a reprimere le emozioni, invece di esprimerle in modi violenti e incontrollati come i tipi A. 

 

Ed erano queste tipologie di persone che più di altre andavano incontro ad una compromissione della risposta del sistema immunitario e ad un decorso peggiore di patologie cancerose come il melanoma maligno.

 

 

Equilibrio emozionale e salute del Tipo B

Le persone che possono essere definite di tipo B sarebbero dunque caratterizzate da una capacità di coping e di regolazione emozionale più sana e adattiva rispetto ai tipi A e C con, conseguentemente, minori vulnerabilità a livello di salute fisica. La mente infatti, e in particolare la cattiva gestione delle emozioni (disregolate o inibite), può contribuire a far ammalare il corpo aumentando la probabilità di insorga una certa patologia o che la stessa abbia un decorso più infausto. 

 

 

Nelle persone di tipo B questo accade meno perché possiedono una buona regolazione emozionale il che significa che sono maggiormente in grado di reagire adattivamente agli stress, riconoscendo le emozioni che provano e riuscendo a modularle senza venirne sopraffatti o doverle reprimere. 

 

Inoltre queste persone sono in grado di mediare efficacemente fra sé e gli altri, riuscendo a comunicare con assertività le proprie opinioni e i propri bisogni senza calpestare quelli altrui, né sacrificarsi eccessivamente.

 

Questo le porta a mostrarsi più calme, rilassate e sicure di sé. Tutti noi occasionalmente possiamo andare incontro a momenti della vita in cui ci sentiamo più “reattivi” e attaccabrighe o più inclini a metterci da parte per favorire i bisogni altrui. Quello che fa la differenza, per la salute fisica e psicologica, è il modo in cui stabilmente una persona di comporta e si pone di fronte agli stress emozionali della vita nel lungo periodo.

 

"Siamo come una fotografia che per essere nitida ha bisogno di luci e ombre nella giusta misura."
(Massimo Bisotti)