Il disturbo di personalità borderline: l'intrauterino e i post-reichiani

Il disturbo di personalità borderline nasce in ambiente intrauterino, non perché avviene un danno organico, ma perché è lì che inizia la formazione del carattere. Il disturbo di personalità borderline nasconde una grande sofferenza: è una patologia che ci appartiene più di quanto pensiamo

Il disturbo di personalità borderline: l'intrauterino e i post-reichiani

Vediamo come si sviluppa il concetto di disturbo di personalità borderline nel mondo post-reichiano successivo a Navarro, alla luce di nuove scoperte raggiunte grazie alla moderna tecnologia medica. È emerso un mondo intrauterino che fino a qualche anno fa era sconosciuto: la conoscenza dello sviluppo embrionale e della formazione dei sensi hanno portato a capovolgere l'idea di feto ed embrione che, non più passivo nella pancia di mamma, è dotato di una propria autonomia.

 

Un accenno alla teoria dei campi

Come dice Francesco Dragotto: il feto è un campo energetico diverso da quello materno ma in relazione con esso. Pensare che madre e feto siano una cosa sola è un concetto oramai superato, anche grazie ai moderni strumenti diagnostici che hanno dimostrato un'autonomia del feto che parte dalla fecondazione dell'ovulo, ovvero quando il feto non è nemmeno un embrione. L'embrione, poi feto, è un campo energetico dotato di una propria pulsazione, che agisce e reagisce ad una serie di eventi in maniera potentissima: traumi della mamma, minacce d'aborto, ma anche una gravidanza serena fatta di calore e accoglienza, agiscono sul piccolo embrione e sul feto, contribuendo alla formazione del suo carattere, ovvero della sua corazza.A ragione di questo, si può affermare che esistono alcuni "caratteri" che trovano la loro origine proprio in ambiente intrauterino.

 

Il disturbo di personalità borderline: il carattere intrauterino

Secondo la visione di Genovino Ferri, nell’intrauterino ci sono tre dimensioni:
- psicotica;
- fobica;
- borderline.
La persona con disturbo di personalità borderline trova la causa del suo essere in un vissuto intrauterino in cui il suo intervallo di esposizione allo stress è stato lungo: di fronte all’allarme si separa per paura di essere annientato. Il paziente con disturbo di personalità borderline è di confine, ma a stare sul confine tra la nevrosi e la psicosi non è tanto lui quanto la sua densità: ha una densità medio-bassa proprio perché la relazione, con l’oggetto parziale utero prima e con il primo campo madre poi, è stata insoddisfacente.

 

Il disturbo di personalità borderline: il tema della giusta distanza

Chi ha un disturbo di personalità borderline porta dentro di sé segni incisi che riguardano il tema della giusta distanza elevato all'ennesima potenza. Il paziente con un carattere intrauterino in genere, e affetto da disturbo di personalità borderline in particolare, calibra continuamente la giusta distanza da mantenere nelle relazioni: non troppo vicino-non troppo lontano è il suo grande dramma. La persona con disturbo di personalità borderline ha tanta rabbia, ma dietro questa c’è una grande richiesta affettiva: chiede vicinanza, l’altro si avvicina e di conseguenza lui si allontana. Il suo nutrimento è stato da sempre insoddisfacente e quindi chiede alla madre che questo gli venga restituito: la sua difficoltà è il restare dentro la relazione; il suo pensiero è che restando dentro rischia di scomparire in essa andando incontro allo scompenso psicotico.

 

Il borderline provoca continuamente, soprattutto provoca sui confini, quindi accade che se lo si insegue lo si perde. Abbiamo detto che il suo tema è la giusta distanza che in sé contiene quello che viene chiamato il “furto del tempo”: oggi non c’è tempo e le relazioni, per strutturarsi in maniera adeguata e per costruire un terreno sul quale può avvenire un reciproco nutrimento, hanno bisogno di tempo. Ciò che manca alla persona con disturbo di personalità borderline è la dimensione affettiva. La sua scissione, dice Ferri, è nel non aver saputo integrare il sistema limbico: o è pulsione pura del rettiliano o è iper-razionale nel neocortex; senza questa rimozione non avrebbe potuto attivare la dinamica della giusta distanza perché avrebbe sentito in modo insostenibile l’assenza e la separazione.

 

Il disturbo di personalità borderline: un problema sociale

La nostra è una società rarefatta, è una società borderline, è una società in cui non c’è più la relazione a due madre-bambino, ma esiste direttamente il passaggio alla moltitudine, al mondo, alla tribù, come dice Ferri. Il passaggio dal due alla tribù impedisce all’Es di avere un contenitore, non c’è più nessuno in grado di dire no e di mettere i confini necessari affinché un bambino possa sentirsi protetto: il Super-io genitoriale non esiste più, si è trasformato in richiesta da parte dei genitori di essere veloci, di correre, di saltare da una cosa ad un’altra; scuola, calcio, palestra, pizza con gli amici, compiti a casa: questa è la giornata tipo di un adolescente, mi sembra che non ci sia spazio per le relazioni.

 

Le relazioni hanno bisogno di un tempo interno spesso lungo, tempo che viene bruciato da un tempo esterno. Zygmunt Bauman parla di modernità liquida: lega lo smantellamento delle sicurezze ad una vita 'liquida' sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del 'gruppo' per non sentirsi esclusa. La persona con un disturbo di personalità borderline, dietro la sua ricerca sfrenata di distanza, di confine, di amore, dietro tutta la rabbia cela la sofferenza del vuoto che porta. Oggi viviamo in una società dove ci facciamo rubare il tempo e quindi il disturbo di personalità borderline è una patologia che, più che mai, appartiene alla nostra società, quindi anche a noi che ne facciamo parte.

 

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Fonte immagine: mahalie