Risse tra adolescenti: la violenza verso gli altri e se stessi nell'età critica

La pandemia ha esposto ulteriormente i ragazzi alla violenza: autolesionismo, risse di gruppo, parental abuse e suicidio, così gli adolescenti ci stanno chiedendo di essere ascoltati.

Risse tra adolescenti, all'origine della violenza

Credit foto
©lightfieldstudios / 123rf.com

L'anno della pandemia e delle normative per il contenumento dei contagio ha portato a un aumento dei casi di suicidio tra gli adolescenti e di risse tra ragazzi nella movida. "Solo in Italia - riporta una nota della Commissione europea -, da ottobre 2020 sarebbero aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e suicidio da parte di adolescenti (Fondazione Cesvi). Lockdown, didattica a distanza e mancanza di interazioni sociali hanno contribuito ad aumentare un malessere generalizzato nelle generazioni più giovani, che ha portato, in diversi casi, a gesti estremi".

 

Eppure la violenza giovanile non è in aumento, la nostra è la generazione più pacifica della storia dell'umanità. Tuttavia l'aggressività si è rivolta all'interno della famiglia. In particolare, è stata rilevata la violenza contro i genitori e se stessi. In famiglia risiede però anche l'antidoto a questa tendenza incrementata con la pandemia: la risposta migliore alla violenza adolescenziale - sostengono gli esperti - è saper chiedere «Come stai?» e predisporsi al dialogo. Ne parliamo con a psicologa Virginia Suigo di Fondazione Minotauro.

 

 

 

Gli adolescenti e il Parental Abuse

La pandemia ha amplificato i disagi degli adolescenti sempre più coinvolti in risse di gruppo e in tentativi di togliersi la vita. Ma Il Minotauro ha rilevato che l'aggressività è maggiormente rivolta all'interno della famiglia piuttosto che all'esterno.

 

Un fenomeno che abbiamo osservato è il «parental abuse», ossia la violenza degli adolescenti nei confronti dei genitori e poi la violenza rivolta contro se stessi - spiaga Suigo -. Innanzitutto, c'è il problema del dolore esploso in questo periodo non facile per nessuno, ma soprattutto un periodo psicologicamente difficile per gli adolescenti. La questione fa riferimento al tema sommerso e sottaciuto che consiste nel problema del dolore di questi adolescenti, la pandemia è stato un periodo non facile per nessuno, soprattutto per i ragazzi. Però è passato un po' il messaggio che anche la didattica a distanza sia stata una situazione facile da gestire per loro, invece è stato tutt'altro che così”. 

 

È come se ci fosse un dolore profondo con cui è difficile entrare in contatto, però è necessario farlo. Secondo l'osservatorio del Minotauro i casi di violenza non siano in aumento siano amplificati dai social media secondo un'impressione fuorviante: che si tratti di forme di violenza come baby gang, o di nuove forme di violenza strutturata per il dominio o di controllo del territorio questa volta occorre considerare una ricerca di un senso di appartenenza che si è perso con il lockdown, che ha tolto agli adolescenti i ruoli che hanno nella società, come l'essere uno studente o di uno sportivo, ad esempio.

 

L'unico ruolo che risulta adesso sensibile è quello di riprendersi la scena sociale in quei luoghi che fisicamente non hanno potuto abitare perché erano bloccati in casa propria, anche con un effetto di spettacolarizzazione” spiega Virginia Suigo.

 

Leggi anche Adolescenti e cattive amicizie

 

Suicidi tra gli adolescenti in aumento

I casi di suicidio rappresentano un disagio tra gli adolescenti effettivamente in aumento. Si tratta di una generazione di adolescenti che ha gestito tutto sommato bene le restrizioni, che sono state pesantissime e che in ogni caso hanno accettato: hanno protetto i genitori e i nonni. “Tuttavia – continua la psicologa – è come se a un certo punto le tensioni fossero esplose. Ora c'è un tema di dolore e di fragilità importanti per una ripartenza. Adesso i genitori e la scuola  hanno la possibilità di mostrarsi come adulti autorevoli. La scuola può essere il primo contenitore di queste fragilità, quindi meglio un'interrogazione di meno e un «Come stai?» sentito di più. Invece, in quest'ultimo periodo, gli insegnanti si sono concentrati sul  recupero dei corsi in pochi giorni. 
I ragazzi coinvolti in questi atti di violenza hanno fragilità pregresse, infatti, in generale, è una generazione di ragazzi fragili, poco abituati a confrontarsi con il dolore, intrusività, con il fallimento e con il fatto di poter sbagliare e poi poter imparare dall'errore
”. 

 

Leggi anche Cyberbullismo e suicidi negli adolescenti >>

 

Il ruolo del gruppo dei pari nell'adolescenza

Sicuramente ci sono figure più trasgressive e antisociali, che probabilmente andrebbero direzionati in alternativi percorsi di crescita, ma tanti pensano di partecipare a una dimensione di gruppo dei pari, di riprendersi una scena sociale e tornare ad essere visibili anche in modo disfunzionale, pubblicando sui social le scene delle risse.

 

La prima strategia raccomandata da Suigo per affrontare in famiglia la violenza adolescenziale rivolta all'interno e all'esterno del ragazzo è l'apertura agli aiuti esterni: “È opportuno evitare la chiusura del nucleo familiare su se stessi, che purtroppo accade culturalmente in questo periodo storico, nel quale le famiglie sono chiuse, composte da pochi figli, non c'è una responsabilità collettiva civile, ogni famiglia fa nucleo e sta chiusa in sé. Invece quello che aiuta a stemperare il conflitto e  la violenza è l'apertura all'esterno”. 

 

Autolesionismo nell'adolescenza

Invece, quella dei figli che tendono a essere violenti contro se stessi è una dimensione meno esplosiva e più sottaciuta ed è necessario intercettare questo dolore. “Certo non è facile, ma un genitore deve provare a entrare in contatto con le verità più profonde del figlio - chiarisce l'esperta -, per quanto possano essere verità scomode. in caso di comportamenti violenti contro gli altri, Denunciare alle forze dell'ordine è sempre una possibilità che però non deve mai essere usata in prima battuta, e deve essere trattata con delicatezza. Prima è meglio rivolgersi ad altre strutture specializzate.
In caso di tentato suicidio, è bene rivolgersi al medico di famiglia e alle strutture sanitarie, in situazioni meno gravi agli assistenti sociali. Dietro ognuno di questi casi c'è una richiesta di aiuto, quindi, non bisogna assolutamente opporsi a far emergere quanto successo
”.

 

Leggi anche Cosa fare se tuo figlio assume droga >>

 

Problemi dell'adolescenza e supporto specializzato

"Al Minotauro arrivano periodicamente richieste d'aiuto da parte di genitori in difficoltà con un figlio problematico e spesso chiedono aiuto - aggiunge Suigo -. Noi accogliamo le famiglie, innanzitutto per dare significato a quello che sta succedendo perché partiamo dall'assunto che ci sono dei significati dietro i sintomi di malessere dei figliBisogna cercare di capire, quindi, quali sono le ragioni affettive profonde di questi comportamenti, cosa l'adolescente stia cercando di comunicare pure in questo modo così disfunzionale perché spesso dietro questi atteggiamenti c'è la paura di non farcela o il timore di non riuscire, la paura di non avere più un futuro, il non avere davanti una prospettiva di miglioramento di sé è una sensazione tremenda”.

 

Il rischio è quello di sentirsi rinchiusi in uno stato di adolescenza permanente che non prevede un futuro per questi ragazzi. Quando non riescono ad esprimere tutto questo con le parole, si scatena una dinamica di spavalderia, violenza e di tirannia, ma il taciuto è che si prova paura.

 

Bisogna intercettare come stanno vivendo la fascia d'età più critica dell'esistenza, che è proprio quella dell'adolescenza, quella tra i 14 e i 17 anni.

 

Come prevenire la violenza nell'adolescenza

È possibile prevenire che gli adolescenti assumano atteggiamenti violenti o autodistruttivi. La prevenzione si fa attraverso l'ascolto che può esserci a scuola e attraverso il dialogo che i genitori pur facendo fatica a instaurare, dovrebbero avere sempre con i figli, parlando con loro di quello che succede loro e dei loro interessi.

 

Inoltre, la responsabilizzazione dei ragazzi è, in generale, il fattore numero uno. La logica della premiazione come strategia educativa può funzionare nella prima infanzia, ma poi è destinata a lasciare il passo a modalità più relazionali basate sulla negoziazione e sull'assunzione di responsabilità, 
Oltre che nei genitori, l'adolescente può trovare aiuto nella scuola, che può giocare un ruolo importante.

 

"I ragazzi hanno bisogno di adulti autorevoli - conclude la psicologa della Fondazione Minotauro -, hanno bisogno di sperare e di credere che ci sia un futuro possibile. Agli adulti suggerisco di evitare di invaderli con le loro paure per stare sempre in ascolto di un dolore sotto pancia. Non chiudiamoci in famiglie mononucleari per riscoprire la dimensione di una società più ampia perché agisce anche per loro da fattore protettivo a molti livelli".

 

Leggi anche Genitori che viziano e genitori che ascoltano >>