Genitori che viziano e genitori che ascoltano

La lotta contro i figli viziati inizia con la nascita, ma siamo certi di capire quando in ballo ci sono dei bisogni? I genitori devono usare l’ascolto del pianto come strumento per rispondere coerentemente alle richieste (giuste e sbagliate) dei neonati

Genitori che viziano e genitori che ascoltano

L’educazione di un figlio è un compito molto difficile e impegnativo, dall’esito alquanto incerto e che espone al pubblico biasimo i genitori. Una delle preoccupazioni maggiori è la possibilità che il bambino cresca viziato.

Per evitare il pericolo di genitori che crescono figli viziati, tutti (ma proprio tutti, dai nonni al giornalaio) sono prodighi dispensatori di consigli/ordini che hanno come unica garanzia un "Te lo dico io!". 

La questione diventa ancora più spinosa con i neonati. Questa affannosa lotta contro i figli viziati comincia dalle prime ore di vita, quando la neomamma affaticata vorrebbe stringere quel piccolo fardello di gioia per ripagarsi dello sforzo.

Nello stesso attimo un coro si solleva in protesta: "Non prenderlo in braccio che gli vengono i vizietti".

Ma perché la ricerca del contatto da parte di qualcuno che ha passato nove mesi compresso in un piccolo spazio e ora si trova in un ambiente troppo grande, non può essere considerata una necessità? Siamo davvero convinti di poter riconoscere il confine tra bisogno e capriccio? 

 

Genitori di Neanderthal

Attualmente l’educazione dei piccolissimi sembra volta a una precoce indipendenza, ma dall’Università di Notre Dame (Indiana, USA) una voce esce dal coro.

Secondo Darcia Navez, docente di psicologia, il genitore neaderthaliano era perfetto, in quanto costruiva un eccellente rapporto familiare: allattamento quasi fino a 5 anni, parto naturale, coccole, carezze e sonno insieme ai genitori.

Il quadro moderno è di tutt’altro tipo a causa dei ritmi odierni: solo il 15% delle madri USA sceglie l’allattamento al seno, le famiglie sono frammentate, c’è poco contatto, i bambini sono continuamente nelle carrozzine e hanno poco spazio per giocare. Tutto questo si rispecchia in una generazione caratterizzata dalla lontananza emotiva con i genitori, piuttosto che da una mancanza di vizi.

 

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Genitori che viziano sì o no?

Ovviamente il tipo di educazione da impartire varia al cambiare delle esigenze sociali. Anche se qualche pedagogista comincia a dichiararsi favorevole a un maggiore contatto affettivo, la domanda resta: quando comincia il vizio? Una possibile via da intraprendere consiste nell’abbandonare l’idea di una regola fissa (non lo prendo in braccio) a favore di una predisposizione all’ascolto del proprio figlio, dei suoi segnali, per capire quando ciò che esprime è un bisogno

Secondo uno studio italiano di neonatologia, il neonato che piange per esprimere un bisogno (fame, richiesta di cure o di contatto, ecc.) secerne ormoni legati allo stress.

Genitori solleciti in grado di comprendere il bisogno e soddisfarlo "educheranno" l'organismo del figlio a reagire meglio e più velocemente al cortisolo e quindi agli stress futuri.

Secondo Elizabeth Erickson, psicologa dell’infanzia, i bambini che hanno ricevuto attenzioni costanti e coerenti nei primi mesi di vita piangono meno rispetto a quelli che sono stati ignorati. Forse è così che non ci si ritrova figli viziati, comprendendone le richieste per essere sicuri di sapere quando è il caso di dire di si o di no.

 

Quando i figli non ascoltano cosa fare?

 

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