Baby gang, come intervenire

Quali sono i meccanismi che tengono uniti i ragazzi appartenente a una baby gang? E come comportarsi per aiutare un giovane o un adolescente ad abbandonare questi gruppi e avere fiducia in se stesso?

Baby gang, come intervenire

Le cronache dei nostri giorni si riempiono di fenomeni di violenza attivati da gruppi di giovani che vanno da semplici “ragazzate” ad atti gravi e spesso con conseguenze inimmaginabili.

Sono fatti che generano paura e spesso rifiuto verso ogni forma di aggregazione, vista come pericolosa, creando veri e proprio stereotipi e pregiudizi.

 

Baby gang, cosa sono

Con il termine baby gang si intende un’aggregazione, un gruppo di individui, spesso in età preadolescenziale e adolescenziale che agiscono atti aggressivi, lesivi e  violenti.

Spesso sono associati al contesto scolastico e definiti atti di bullismo tuttavia risultano maggiormente strutturati e organizzati e possono estendersi anche ad altri contesti.

Il gruppo talvolta presenta un leader che sottopone gli altri al proprio volere e imperativo, in modo autoritario e indiscutibile, altre volte invece vige un’organizzazione più democratica e paritaria.

A ogni modo lo scopo è quello di mostrare la superiorità del gruppo ad altri e soddisfare i propri bisogni e necessità utilizzando vie spesso ingiuste e illegali.

 

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Baby gang: cosa spinge all’aggregazione

Le motivazioni alla base dell’insorgenza delle baby gang che portano i ragazzi a ricercare in questi gruppi accoglienza, accettazione e approvazione, hanno diversa natura.

In primo luogo, la difficile fase adolescenziale e la ricerca della propria identità fuori dal contesto famigliare, verso cui si prova spesso avversione e rifiuto, misti a un bisogno di protezione e scarsa autonomia, spingono i giovani a ricercare contesti in cui poter affermare se stessi, la propria identità.

Spesso, però, sono contesti legati alla trasgressione, alla violenza e all’affermazione di sé attraverso la sottomissione di altri o atti aggressivi.

La mancanza di regole e l’eccessivo permissivismo delle società odierne, avvolte dalla paura che i giovani possano annoiarsi, reagire e ribellarsi, genera adolescenti privi di vincoli, senso del dovere e regole che sentono di poter fare e reagire liberamente e spesso senza alcuno scrupolo morale.

La necessità di appartenere a un gruppo, imporre il proprio potere, apparire e specialmente la fragilità emotiva caratterizzata da scarsa tolleranza della frustrazione, della noia e delle emozioni che generano scompiglio e fastidio possono essere quindi base di una reazione eccessiva e violenta, fonte di soddisfazione e sfogo.

Allo stesso modo la scarsa empatia, comprensione e accettazione dell’altro rendono difficoltosa l’immedesimazione e la condivisione di status emotivi, modi di pensare e agire, attivando un rifiuto e una reazione, spesso di difesa per paura e scarso controllo.

 

Baby gang come difendersi e aiutare

L’arma più potente di difesa è la prevenzione che deve avvenire su più fronti e livelli.

A livello famigliare devono essere ritrovati i valori morali e sociali fondanti del vivere comunitario, l’importanza delle regole, dei limiti e del rispetto reciproco e trasmessi ai più giovani modelli e modi di vivere positivi, basati sulla dignità propri altrui, sull’ascolto, il confronto e l’empatia.

Inoltre, è importante aiutare i giovani a esprimere il proprio vissuto, ascoltando quello che hanno da dire, anche se espresso senza parole, osservando i loro gesti, le loro difficoltà e atteggiamenti, al fine di dare loro voce e riconoscimento, permettendo così di creare e accrescere il senso di appartenenza e la propria identità.

Un contesto famigliare positivo in cui il giovane possa sperimentare se stesso, l’affetto e la reciprocità veicolerà comportamenti prosociali, capaci di aprirsi all’altro, relazionarsi e esprimere sé senza dover ricorrere alla violenza, all’illegalità e alla trasgressione delle regole.

Incoraggiare i giovani ad appassionarsi, a essere curiosi e a scoprire ciò che vogliono essere e fare, riduce il rischio della noia, della perdizione e della rinuncia per assenza di sogni, ideali e passioni oppure per la sensazione di non avere la possibilità di raggiungerli.

La scuola e il contesto sociale dovrebbe creare realtà in cui poter sperimentare aggregazione funzionale e positiva che sia opportunità di crescita, sperimentazione ed espressione del sé, di rapporti, amicizie e veicolo di regole, vincoli, socializzazione e affetti.

Un ambiente sportivo, creativo e ricreativo, in cui si allontana i ragazzi dalla noia e dall’assenza di prospettive, dando loro un impegno, un obiettivo e un sogno dona loro valore e riconoscimento permettendo spesso di incrementare la fiducia in sé, nell’altro e l’acquisizione di identità.

Spesso, specialmente in caso di famiglie con grosse difficoltà, non è così semplice prevenire e ridurre l’adesione alle gang giovanili, ma il riconoscere nelle gesta di questi ragazzi una richiesta di aiuto e manifestazione di una fatica nello sviluppo è un primo passo per poter agire.

 

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Foto:  Igor Stevanovic / 123rf.com