Combattere la dispersione scolastica: non abbandonare la scuola!

Il numero di studenti che ancora giovanissimi decide di non continuare gli studi in Italia è molto alto (considerando la media europea) e ciò che è più grave, sta aumentando. Quali sono le cause della dispersione scolastica, cosa c'è sotto questo fenomeno e cosa si fa per impedire che i ragazzi lascino la scuola o ricomincino a studiare magari a 20 anni?

Combattere la dispersione scolastica: non abbandonare la scuola!

L'abbandono scolastico è un fenomeno importante da considerare perché ha profonde ripercussioni sul futuro della nazione. La dispersione precoce è quella che avviene durante la scuola dell'obbligo, entro i 16 anni. In Italia circa il 20% degli studenti lascia la scuola per diversi motivi e il fenomeno non accenna a diminuire.

Comprendere la natura dei problemi è ovviamente il primo passo per progettare degli interventi che agiscano su più fronti: affrontare il disagio, prevenirlo, ma anche superarlo sostenendo chi vuol ricominciare a studiare.

 

La dispersione scolastica: perché si abbandonano gli studi?

Non è facile capire il fallimento scolastico. Innanzitutto occorre distinguere tra coloro che decidono di smettere di studiare, chi viene bocciato (anche ripetutamente) e quelli che possono essere definiti come emarginati sociali.

La dispersione scolastica si presenta quindi come un fenomeno complesso; ognuna di queste forma infatti, se analizzata, nasconde una serie di concause.

Le conseguenze sociali sono decisamente importanti perché una parte della popolazione non accede a quella serie di competenze che poi servono per entrare in determinati settori lavorativi e non.

Semplificando, per chiarezza, ci limiteremo a considerare due grandi gruppi di fattori: ambientali e personali.

 

Fattori ambientali e personali

Una prima serie di elementi che incidono sulla dispersione scolastica sono di ordine ambientale e comprendono caratteristiche sociali, familiari, lavorative e culturali.

Il contesto familiare ovviamente è rilevante. Da un lato ci sono le condizioni economiche (che potrebbero richiedere un ingresso anticipato al mondo del lavoro) così come la scarsa importanza data allo studio.

Sul piano psicologico invece gravano la mancanza di attenzioni e un'educazione troppo rigida che può contribuire a bassa autostima e la convinzione di non essere in grado. Ovviamente anche l'opinione generale del tessuto sociale in cui il ragazzo è inserito contribuisce a fare della scuola un'istituzione inutile o necessaria.

Tra i fattori personali ci sono tutte le problematiche individuali (cognitive, comportamentali ed emotive) che la scuola non riesce a contenere e sfociano nel disagio incompreso. Ovviamente resta il fatto che le persone più deboli restano escluse da opportunità future.

 

Il bullismo a scuola e anche fuori

 

Cosa ne pensa l'Europa

La Commissione europea (come si legge nel sito) prende in seria considerazione il problema dell'abbandono scolastico e nella strategia di Europe 2020 indica come traguardo la riduzione del tasso di abbandono al di sotto del 10% contro il 14,4% attuale.

L'obiettivo a lungo termine indicato è la riduzione del numero di persone a rischio di povertà. Le strategie attuate dai paesi membri devono considerare progetti di prevenzione, interventi che affrontino le difficoltà degli studenti e la compensazione.

L'Europa parla di una visione dell'educazione che consideri tutto l'arco della vita e che pensi anche a coloro che desiderano ricominciare gli studi a 20 anni e oltre.

La Commissione intende offrire i seguenti strumenti:

  • stabilire delle politiche comuni contro la dispersione
  • adottare strategie comuni che affronti l'integrazione scolastica delle fasce più deboli
  • linee guida per la modernizzazione dei servizi di istruzione e di formazione (perché risultino più appetibili)
  • migliorare il dialogo interno all'Europa tra gli esperti e garantire fondi per l'implementazione di nuovi progetti.

 

Invogliare a ricominciare

La dispersione quindi si dimostra un campo di intervento variegato e da esplorare. Sicuramente una grande sfida riguarda la rimotivazione di chi ha smesso di studiare, perché non è facile ricominciare.

A Milano un esempio virtuoso è quello dell'associazione NON UNO DI MENO. L'idea è quella di, grazie all'aiuto volontario di professori in pensione o ricercatori, organizzare non tanto dei corsi, ma dei gruppi in cui lo studio e il ripasso di materie affrontate prima dell'abbandono vengono affrontate con un approccio più partecipativo.

I docenti affrontano soprattutto le convinzioni dei ragazzi circa le proprie capacità e difficoltà cercando di smontare l'ostacolo maggiore: l'idea che non è possibile "farcela". Giansandro Brazaghi, tra i soci più influenti, è entusiasta dei risultati sottolineando come l'atteggiamento negativo sia la chiave di volta nella possibilità di ricominciare a studiare.

 

Quanto è importante la motivazione nell'apprendimento?