Cyberbullismo e suicidi negli adolescenti

Il cyberbullismo può essere un fenomeno che induce il suicidio o sono i ragazzi più fragili che ne risentono così duramente?

Cyberbullismo e suicidi negli adolescenti

Il cyberbullismo è un tema estremamente sentito dai genitori e, soprattutto, da preadolescenti e adolescenti che oggi si ritrovano faccia a faccia con l’uso nocivo delle nuove tecnologie.

Lo scontro tra il bullo e la sua vittima si amplifica nel virtuale con conseguenze tutt’altro che impalpabili sul bersaglio degli attacchi. L’esito peggiore è il suicidio.

Ma che portata ha questo legame? Tutti i ragazzi possono arrivare ad un gesto estremo oppure si tratta della manifestazione di un’estrema fragilità.

 

Perché il cyberbullismo è così cruento?

Il bullismo non è un fenomeno nuovo, ma la sua versione online si nutre di alcune caratteristiche tipiche della Rete peggiorandone gli effetti. Cosa lo rende tanto pericoloso?

> Una visibilità senza limiti che non permette alla vittima di nascondersi tanto facilmente.
> Una rete anonima che nutre la vigliaccheria del bullo e lo nasconde dalle sue responsabilità.
> Un pubblico che semplicemente condividendo diventa connivente e responsabile.
> Un ambiente aperto 24h al giorno che impedisce di avere dei momenti di tranquillità e “respiro”.


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Rischio di suicidio

Che relazione c’è dunque tra questo asfissiante attacco mediato e il rischio di suicidio da parte di un adolescente?

La dott.ssa Anke Grogiz  ha cercato di portare alla luce i legami tra comportamenti predittori di tendenze suicide e il cyber bullismo attraverso l’analisi dei dati di un progetto “LSE Kids online”, che ha intervistato 25.000 soggetti di età compresa tra i 9 e i 16 anni.

Il 6% era vittima di cyber bullismo, il 2,4% ammetteva di essere persecutore, mentre l’1,7%  si era trovato in entrambi i ruoli.  A questi soggetti sono state fatte domande circa le loro tendenze suicidarie, sia di problematiche più generali:

> Problemi comportamentali (16,8%).
> Problemi relazionali (15,8%).
> Visione di contenuti autolesionistici (6,8%).
> Visione di contenuti inerenti il suicidio (4,3%).

Dallo studio emerge che un certo grado di fragilità psicologica e relazionale si ritrova in tutti gli attori coinvolti nel fenomeno. Non sono però le vittime quelle ad essere più a rischio, bensì coloro che hanno un doppio ruolo vittima-bullo.

Questo dato non deve essere interpretato come tentativo di giustificare il bullo (è una ragazzata), ma farci vedere il fenomeno nella giusta prospettiva.

Il bullo è anche lui un soggetto fragile che forse per propensione o per gli amici scelti riesce a chiudersi in un branco che lo protegge e si crea un’immagine-corazza.

La via della prevenzione al cyberbullismo, come prevenzione al suicidio, resta quella del potenziamento dell’autostima e della autoconsapevolezza, per amarsi e accettarsi in toto.

 

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