Adolescenti e autolesionismo: che senso ha il dolore?

Adolescenti autolesionisti sono sempre più frequenti nella nostra società, ma cosa nascondono? Un bisogno latente di allontanare la sofferenza psichica con quella fisica.

Adolescenti e autolesionismo: che senso ha il dolore?

Adolescenza: periodo duro, durissimo. Adolescenti: individui in crisi che attraversano un cambiamento. Cosa ci guadagnano dall’autolesionismo?

Questa è una domande che i genitori si fanno sempre più frequentemente, perché il fenomeno sta dilagando.

È vero, grazie ai social network la possibilità di imitarsi e di scambiarsi consigli su come nascondersi si è ampliata, ma legare il fenomeno alle sole influenze cattive delle nuove tecnologie ci impedirebbe di inquadrare il bisogno sottostante che è la vera molla che alimenta questo desiderio di imitare.

 

Il fenomeno dell'autolesionismo negli adolescenti

Sotto la parola autolesionismo ci sono una serie numerose di comportamenti e condotte attraverso cui provocarsi dei danni a livello fisico:

> Cutting: tagliarsi con un oggetto affilato
> Burning: provocarsi bruciature o ustioni
> Branding: marchiarsi con oggetti roventi.

Ma perché? Erroneamente qualcuno lo interpreta come preliminare al suicidio, ma sebbene sia sicuramente una manifestazione di disagio acuto, l’autolesionismo degli adolescenti ha delle caratteristiche proprie. Lo scopo è quello di provocarsi del dolore fisico: una pratica del tutto contro natura, in quanto ogni organismo ricerca uno stato di equilibrio se non di benessere. Allora qual è il bisogno sotteso?

 

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Adolescenti e alte aspettative

Il dolore fisico è una necessità per questi ragazzi, un mezzo attraverso cui allontanare qualcosa di peggio: la sofferenza psichica, l’idea di non valere. L’adolescenza da sempre è un passaggio critico per la nostra specie, ma ultimamente il ricorso all’autolesionismo è aumentato, possiamo pensare allora che ci siano delle condizioni sociali che aumentano frequenza o intensità di questo dolore.

Matteo Lancini, psicoterapeuta esperto dell’adolescenza, ha individuato dei nuovi compiti evolutivi che l’adolescente affronta: un tempo l’adolescente doveva rompere le regole, trasgredire le costrizioni e liberarsi dei genitori per affermarsi. Oggi gli scontri non ci sono più, i genitori non impongono le regole ai bambini, ma dialogano e li supportano in tutto e per tutto verso la loro affermazione.

Sembra bellissimo, ma allora qual è il problema? Il disagio nasce dalle alte aspettative riversate su bambini egocentrici che sono diventati adolescenti fragili ed esposti al giudizio esterno che non li glorifica come mamma e papà.

I ragazzi si trovano quindi alle prese con aspettative personali e genitoriali altissime in un momento in cui niente sembra andare bene e l’autostima ne risente. Questo è un problema!

 

Fate attenzione!

Come contrastare il fenomeno? Non ci dilunghiamo ora sull’educazione, bensì ecco una serie di campanelli d’allarme che possano permettere di comprendere ai genitori che il livello di sopportazione ha superato il limite:

> Vestiti lunghi e coprenti anche se non necessario
> Eccessivo tempo chiusi in bagno i camera
> Tracce di sangue continue
> Coltelli o oggetti taglienti nascosti in camera.


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