Cattiveria agonistica, tirarla fuori nello sport e nella vita

Quanto serve a vincere una gara con se stessi sul campo sportivo e nella vita è frutto di un atteggiamento determinato e sensibile verso le proprie risorse e il proprio scopo.

Cattiveria agonistica

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Parlando di Cattiveria Agonistica a primo impatto si può pensare a qualcosa di assolutamente negativo. Il termine cattiveria fa presuppore a qualcosa agito per arrecare danno o fare del male, e l’agonismo accanto a esso rimanda a qualcosa di estremo e ricco di energie e dedizione. Tuttavia, questo stato è tutt’altro che negativo, ma funzionale alla prestazione nel rispetto di regole e principi, se ben consolidati.

 

Cattiveria agonistica: significato

Per Cattiveria Agonistica si intende una condizione per cui un atleta o squadra, ma anche un individuo nella sua professionalità e quotidianità, riesce ad esprimere una prestazione convinta, determinata e tenace da concedere poco o nulla al proprio avversario o avversari o ai colleghi. 

 

Espressa così può sembrare davvero malvagia, ma analizzandola in ottica sportiva o professionale, essa fa presupporre una dedizione alla prestazione a livelli massimi, con picchi nell’espressione delle proprie competenze e abilità e un corretto equilibrio tra le differenti componenti.

 

Se pensiamo al mondo sportivo è uno stato ottimale di prestazione, paragonabile per alcuni allo stato di flow, in cui si ha ottimo bilanciamento tra performance fisica, abilità mentale, competenze tecniche e tattiche.

 

In ambito professionale e lavorativo, invece si può afferire a una giusta dose tra competenze ben incanalate e utilizzate, capacità di collaborazione e leadership se necessarie, benessere e lucidità mentale e responsabilità e prontezza nella gestione delle dinamiche.

 

La cattiveria agonistica permette all’individuo o team di dare il massimo e di rispondere alla contingenza in modo funzionale e determinante.
 

Cattiveria agonistica: cosa è necessario

Raggiungere questo stato non è scuramente semplice. 
L’individuo deve possedere adeguate capacità e competenze specifiche relative alla disciplina in cui opera, deve saper mettere in campo tutte le risorse adeguate a quel momento specifico, essere in forma da un punto di vista fisico e mentale.  Tutto questo però non è sufficiente se non appositamente accompagnato da altre importanti componenti:

 

  • La prima è sicuramente la consapevolezza di possedere tali abilità e la fiducia nelle stesse e nella propria capacità di metterle in atto. Tale consapevolezza in sé è infatti fondamentale per riuscire a selezionare gli elementi necessari per ottenere una prestazione adeguata e determinante, ma anche reagire in modo funzionale alle criticità e difficoltà ed essere reattivi. 
  • Migliorare l'autostima favorisce la cattiveria agonistica. La fiducia in se stessi, al pari della consapevolezza è importante per supportare la prestazione e accompagna e supporta il senso di autoefficacia
  • Oltre a queste sono importanti abilità di problem solving, decision making, specialmente in ambito lavorativo, ma anche la messa in discussione, la voglia di migliorare, il confronto e il mettersi in gioco. 
  • Questi elementi, associati a buona motivazione e passione per quello che si fa possono favorire impegno, costanza, determinazione, attenzione e perseveranza. 
     

Cattiveria agonistica nello sport

La cattiveria agonistica può essere elemento determinante nelle competizioni e nella gestione di prestazione ottimale. In particolare, l’atleta che riesce a mettere in campo tutto se stesso senza perdere di vista l’obiettivo, la finalità, ma anche le regole di giusto comportamento sportivo, può raggiungere risultati importanti. I risultati non sono calcolabili solo a livello di vittorie o successi, ma anche nei miglioramenti costanti nella propria prestazione

 

La cattiveria agonistica non può prescindere dalla correttezza nel comportamento, nei mezzi e nelle azioni. È una condizione che favorisce una prestazione ottimale in tutte le sue componenti e che spesso determina oltre che successo soddisfazione e autoefficacia, attivando un circolo virtuoso.

 

Cattiveria agonistica nella vita

Rispetto alla vita avere una cattiveria agonistica implica mettere in campo una serie di strategie e abilità per raggiungere i propri obiettivi, attivando una prestazione in grado di superare le difficoltà e i propri avversari o concorrenti. Anche in questo caso è funzionale se agita nel rispetto dell’etica personale e professionale e degli altri. 

 

È la condizione in cui le persone riescono a raggiungere gli scopi prefissati, alti livelli di attività e di azione, arrivando dove altri non riescono ad arrivare, arricchendo se stessi e acquisendo nuove competenze e abilità. Questo sia nella vita che nel lavoro. Non significa superare gli altri con slealtà e prepotenza ma calibrare le risorse al punto di ottenere un massimo rendimento.

 

La cattiveria agonistica è qualcosa che se agito con consapevolezza di sé e delle proprie risorse può portare ad alti livelli di rendimento, ma deve essere ben equilibrata per non cadere in agiti poco funzionali e corretti. È determinazione, costanza, perseveranza, impegno massimo.