Lo stato di flow: quando la performance sportiva è eccellente

Quante espressioni vengono usate nel gergo sportivo per dire che si è in eccellente stato di forma? Bene, lo stato di flow, termine che si deve al ricercatore Mihali Csikszentmihalyi all’inizio degli anni ’70, definisce tecnicamente quella condizione per cui l’atleta in gara, ma anche in allenamento, perde la nozione di tutto quello che gli sta attorno e annulla ogni fattore distraente a favore della massima concentrazione mentale. Conosciamo meglio questo fenomeno

Lo stato di flow: quando la performance sportiva è eccellente

 

Lo stato di flow nella performance sportiva consiste nel raggiungimento di uno stato mentale positivo e di un livello ottimale di “attivazione” psico-fisiologica. L’individuo in stato di flow, assumendo il pieno controllo delle proprie azioni, si sente padrone di se stesso e riesce a sfruttare al massimo le proprie potenzialità. L’equilibrio che viene a formarsi tra le richieste della situazione e le capacità personali favorisce l’insorgenza del flow, quel flusso di coscienza che rappresenta il massimo del coinvolgimento emotivo della mente e delle emozioni nell’attività gratificante in cui si è immersi. Il contrario dello stato di flow potremmo dire che è caratterizzato dalla noia, la demotivazione, l’apatia, lo stress.

I principali fattori che rendono possibile lo stato di flow sono: innanzitutto avere sufficienti abilità per portare a termine un’attività competitiva, poi lasciare che l’attività assorba completamente l’attenzione, programmare obiettivi chiari e avere riscontri istantanei su ciò che si sta facendo, avvertire un senso di controllo su di sé e sulla situazione, perdere la coscienza di sé, infine perdere la consapevolezza del tempo.

Nell’esperienza di stato di flow l’interesse non è rivolto verso lo stato finale dell’attività, ma nella concentrazione profonda che si attraversa nello svolgere l’attività. Lo stato di flow è quel tipo di esperienza che si prova quando si è totalmente assorbiti tanto da dimenticare il trascorrere del tempo e perfino la fame, la sete, il caldo, il freddo.

C’è da precisare come nella maggior parte degli atleti lo stato di flow si manifesti quando essi affrontano attività che considerano di medio - alta difficoltà, ossia né troppo impegnative (in grado quindi di produrre ansia) né troppo poco (con il rischio di suscitare apatia o disinteresse). Lo stato di flow si può raggiungere quando l’atleta si percepisce altamente abile e sufficientemente sfidato: è necessario un ottimale incrocio tra la percezione delle proprie capacità e la percezione della difficoltà/facilità dell’attività.

 

La motivazione intrinseca nello stato di flow

La caratteristica predominante del flow è la completa fusione fra sé e l’attività considerata importante, che viene affrontata non tanto per i risultati a cui conduce, ma per il piacere che si prova nell’eseguirla.

Entrare in uno stato di flow vuol dire entrare in uno stato di leggera trance, poiché tutto avviene in modo naturale e le azioni e i gesti dell’atleta si susseguono secondo una logica interna che sembra non essere gestita dal pensiero cosciente. Questo particolare stato mentale in cui attività fisica e coscienza si amalgamano vicendevolmente viene favorito da un’alta dose di motivazione intrinseca ed è la condizione ottimale per prestazioni eccellenti: l’individuo, fortemente automotivato, ha accesso a tutte le sue potenzialità, la sua concentrazione è totale e prova un forte senso di autoefficacia.

Nello stato di flow, l’attività è il fine ed il mezzo poiché questa si arricchisce di un alto potenziale di soddisfazione intrinseca automotivante che scaturisce proprio dall’avere procurato essa stessa il flow: l’atleta è gratificato dalla pratica dell’attività in sé oltre il comune concetto di gratificazione e ricompensa. Quest’ultima l’individuo la trova nella stimolante esperienza dello scoprire i limiti delle proprie capacità e nel migliorarsi per cercare di superarli. Obiettivi concreti, ricompense economiche, prestigio, possono senz’altro intensificare la motivazione ma non sono percepiti dall’atleta come in sé assolutamente appaganti, quello che mantiene attivi e motivati è invece l’anelito a superare se stessi.

 

Immagine | WesleyFryer