Malattie professionali mentali, elenco pratico

Lo spettro dei disturbi professionali della sfera mentale, comportamentale, relazionale e anche fisica può derivare da come la mente reagisce alle situazioni di stress, ai rapporti di lavoro non sereni e alla tipologia dell'attività stessa. Ecco un elenco pratico.

Malattie professionali

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Ammalarsi durante l'attività lavorativa o a causa della propria professione: molto spesso si sente parlare di malattie professionali e degli effetti che le differenti mansioni hanno sulla salute dei lavoratori. 

 

Diverso dal concetto di infortunio sul lavoro, la malattia professionale è tra le cause più frequenti di mortalità lavorativa e per questo negli anni il tema ricevuto sempre più attenzione dalle istituzioni e dalla comunità clinica. 

 

Quando si parla di malattia professionale spesso si pensa a qualcosa di fisico, trascurando le importanti patologie che posso colpire anche sul piano mentale, che oggi rivestono una cospicua parte delle malattie professionali, basti pensare al più comune stress da lavoro correlato
 

Malattie professionali: definizione

L’INAIL (Istituto Nazionale per l’assicurazione contro gli Infortuni sul lavoro) definisce la malattia professionale, detta anche tecnopatia, come una patologia che insorge per una causa lavorativa. La particolarità della stessa è che la causa non è temporanea e momentanea ma progressiva e prolungata nel tempo, quindi si presuppone un’esposizione continua, graduale e per molto tempo al rischio o fattore predisponente. L’azione sull’organismo, quindi, è lenta.

 

Questa è la principale differenza tra la malattia professionale e l’infortunio. Quest’ultimo infatti incorre per un evento traumatico durante il lavoro, concentrato in un dato momento, con conseguenti violente e immediate sul lavoratore.
Al fine di definire la malattia professionale devono inoltre concorrere cause e fattori di rischio nell’ambiente lavorativo, nella pratica lavorativa e nell’esecuzione della mansione. I fattori extralavorativi possono esacerbare la condizione patologica del disagio lavorativo ma non essere la sola causa della malattia o non si tratterebbe di malattia professionale.
 

Classificazione delle malattie professionali 

È necessario fare una distinzione tra malattie professionali tabellate e non tabellate.

 

La prima categoria fa riferimento a tutte quelle patologie riconosciute per legge in relazione ad alcune condizioni lavorative specifiche e per cui non deve essere dimostrata la causa dal lavoratore ma basta la dimostrazione dello svolgimento di un data mansione. Vige quindi una presunzione di legge. Gli elenchi sono contenuti nel DPR n. 1124/1965 e poi aggiornati. 

 

Ogni patologia ha un codice identificativo e possono essere individuate 3 liste in relazione alla possibilità di insorgenza:

 

  • Lista 1, in cui sono riportate le malattie la cui origine lavorativa è di elevata probabilità;
  • Lista 2, contenente le malattie la cui origine lavorativa è di limitata probabilità;
  • Lista 3, che racchiude le malattie la cui origine lavorativa è possibile.

Diversamente, le malattie non tabellate - ovvero non presenti negli elenchi precedenti - sono quelle per cui è necessario da parte del lavoratore dimostrare l’effettiva esistenza della malattia, le caratteristiche del lavoro che possono causare patologia e il rapporto di causa effetto tra fattori di rischio e sintomi. 

 

Tra i disturbi professionali riconosciuti, anche le malattie mentali sono negli anni diventate oggetto di studio e attenzione da parte dell’ambiente clinico e istituzionale, considerati gli innumerevoli effetti che generano e producono sui lavorativi. 

 

Tra queste possiamo annoverare:

 

Stress lavoro correlato

La National Institute for Occupational Safety and Health definisce lo stress lavoro correlato “lo stress dovuto al lavoro può essere definito come un insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifesta quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore. Lo stress connesso al lavoro può influire negativamente sulle condizioni di salute e provocare persino infortuni” (NIOSH, Stress at work, 1999).

 

In questa accezione emerge molto bene come lo stress, sia lavorativo che non, sia normalmente generato laddove l’organismo percepisca un disequilibrio tra le proprie risorse e le condizioni esterne e richieste. Quindi vi è un’attivazione per far fronte alla condizione che è normale e fisiologica se non raggiunge livelli eccesivi e disfunzionali, sfociando nella patologia. 

 

Fattori di rischio dello stress lavoro correlato

I fattori alla base dello stress lavoro correlato sono differenti:

  • Aspetti legati all’attività lavorativa e ai tempi: l'attività su turni, straordinari, rotazione, ritmi di lavoro, tempi sufficienti, pressione su scadenze e tempi di lavoro, poco riposo, variazione dei turni continui. 
  • Contenuto dell’attività lavorativa: tipologia di lavoro (frammentario, ripetitivo, monotono che prevede compiti e competenze poco variati), ritmi di lavoro elevati, la possibilità di utilizzare o meno le proprie competenze o la richiesta di altre non possedute, l’opportunità di crescita professionale e acquisizione di capacità, incertezza nelle mansioni e nelle cose da svolgere, contraddittorietà nelle mansioni, risorse inadeguate.
  • Rapporti interpersonali nel gruppo di lavoro e con i superiori: il tipo di relazione con i colleghi, la possibilità di interagire, il livello di coinvolgimento nei processi decisionali, il sostegno e la cooperazione, il riconoscimento del proprio lavoro e del proprio operato, pressioni del gruppo o del datore di lavoro, la possibilità di ricevere sostegno e supporto, lo stile di leadership.
  • Condizioni dell’organizzazione e possibilità di carriera: la struttura organizzativa, il livello di chiarezza e definizione delle dinamiche organizzative, le politiche discriminatorie, la chiarezza delle possibilità di carriere e dei parametri valutativi, aspettative deluse. 
  • Il livello di autonomia e di controllo sul lavoro.
  • Fattori di pressione: infortuni frequenti, indecisioni, vessazioni.
  • Caratteristiche personali e livelli di resilienza.

 

Ovviamente l’elenco può essere molto più lungo e complesso e va considerata la singola situazione.

 

Conseguenze dello stress lavoro correlato

Lo stress lavoro correlato ha effetti importanti a più livelli: 

  • livello fisico (disfunzioni gastrointestinali, dermatologici, respiratori, cardiovascolari, disturbi del sonno e alterazione dell’appetito), 
  • livello comportamentale (indecisione, insicurezza, impulsività, basso coinvolgimento), 
  • livello organizzativo (Assenteismo, bassa qualità nella prestazione) 
  • livello psicologico (alterazione delle concentrazione, elevati livelli di ansia, nervosismo, pessimismo, autocritica)

 

La sindrome del burnout

Laddove lo stress lavorativo diventi cronico ed estremamente elevato prosciugando ogni risorsa del soggetto si può andare incontro a quella che è definita sindrome del burnout. Essa di riferisce a una condizione di esaurimento emotivo dovuta a cause prolungate e persistenti nel tempo di stress. 

 

Il soggetto percepisce di non essere in grado di fronteggiare la situazione che ha di fronte con conseguenze gravi su più livelli.
In particolare, spesso si osservano totale mancanza di energia, ridotta efficacia professionale, pessimismo, disturbi fisici, irritabilità, nervosismo, sensi di colpa, insonnia, inappetenza, con condotte anche disfunzionali volte a ridurre la sensazione di esaurimento come abuso di alcool o sostanze, aggressività, assenteismo.

 

Solitamente esso è associato alle professioni di aiuto o in cui la relazione con un altro è il fulcro della professione, quindi ad esempio si pensi ai professionisti sanitari ma anche a educatori o insegnanti. Tuttavia, in realtà, in qualsiasi tipologia di lavoro è presente il rischio di burnout. Il fulcro è la richiesta persistente e continua di stress lavorativo non colmata nel tempo ma in escalation. 

 

Il mobbing come malattia professionale

Per mobbing si intende un insieme di comportamenti aggressivi e persecutori attivati nel luogo di lavoro, al fine di colpire ed emarginare la persona che è vittima degli stessi. Questi comportamenti possono essere attivati sia dal datore di lavoro o responsabili, sia da colleghi e gruppo di lavoro. 

 

Le condotte sono differenti e possono riguardare l’emarginazione della vittima di mobbing, magari rilegandola in termini di luogo di lavoro e mansione da svolgere, esclusione da progetti, riunioni e iniziative, prese in giro e derisione, esposizione a carichi di lavoro importanti e pressioni continue, assillanti controlli, vincoli e divieti, fino a vere e proprie aggressioni fisiche, verbali e sessuali, ecc. L’azione deve avere un intento vessatorio e un carattere sistematico e premeditato. 

 

In base alle relazioni tra la vittima e chi aggredisce si possono individuare differenti tipologie di mobbing:

  • Mobbing verticale quando coinvolger persone poste su differenti livelli gerarchici aziendali (ascendente o discendente)  
  • Mobbing orizzontale quando è agito da persone sullo stesso livello della vittima. 

 

Va specificato che il mobbing non è una malattia professionale vera e propria, quanto una condizione vissuta che può generare effetti patologici sulla vittima sul piano fisico, psicologico e comportamentale. 

 

Malattie lavorative: dal riconoscimento al risarcimento

Riconoscere la malattia professionale non è facile per differenti motivi. Il primo fra tutti è che si presenta a seguito di un prolungato periodo di esposizione ai sintomi e quindi non identificabile a seguito di un evento specifico. Inoltre, la persona agisce e opera in altri contesti oltre a quello lavorativo e quindi è importante discriminare tra fattori di rischio nel lavoro ed esterni. Infine, molto spesso la persona non ammette le proprie fatiche e le trascina. 

 

La diagnosi deve essere effettuata dal medico che attesta i sintomi e le condizioni lavorative generatrici e le relazioni di causa effetto. Devono essere accertati i danni e loro entità.

 

A seguito della diagnosi deve essere fatta la denuncia all’INAIL che valuta l’entità della patologia e dei danni e predispone, secondo alcune tabelle e parametri, il risarcimento. 

 

Le patologie professionali sono differenti e ricoprono differenti aree e aspetti del benessere individuale. Quelle mentali, talvolta meno evidenti sono molto diffuse e necessitano di attenzione e prevenzione.

 

Competenze - Disturbi psicoemotivi