Rientro a scuola 2020: perché è necessario

La riapertura delle scuole, anche a fronte di un aumento dei contagi da Covid, è un imperativo categorico: ecco perché chiudere in nome della sicurezza sarebbe estremamente pericoloso.

Rientro a scuola 2020

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©Maria Sbytova / 123rf.com

Il rientro a scuola è uno dei nodi più spinosi dibattuti in tempo di pandemia e in questi giorni. Settembre è alle porte e tanti sono ancora i punti interrogativi su come sarà la riapertura degli istituti scolastici, tante le paure e i dubbi, nonché le incertezze rispetto alle conseguenze di questa scelta fino al vero dubbio “se” la scuola riaprirà. 

 

Nonostante tutto questo, ad oggi il 14 settembre è la data in cui tutti auspichiamo parta il nuovo anno scolastico.  Le scorse settimane sono state emanate e comunicate le linee guida per il rientro, la gestione dei casi sospetti e positivi e delle attività didattiche e non solo. Tuttavia, difficile è muoversi in questo campo, che va percorso con cautela cercando di dare sicurezza in primis agli studenti e personale scolastico, e poi anche a tutte le famiglie e alla comunità stessa. 

 

Il dibattito è spesso concentrato sulle possibili conseguenze della riapertura della scuola, perdendo di vista l’aspetto contrario ovvero gli effetti di una non riapertura. Tante quindi le cose che rendono l’apertura della scuola necessaria. “La questione non dovrebbe quindi essere se riaprire le scuole ma bensì come, ha dichiarato il pedagogista Daniele Novara
 

Insegnare non è solo trasmissione di sapere

Se la didattica a distanza (DAD) adottata in moltissimi paesi a livello mondiale con differenti modalità, ha sicuramente attutito gli effetti della chiusura delle scuole sul processo di apprendimento, è altrettanto vero che difficile è equipararla alla didattica in classe e ai suoi effetti

 

Questo è vero per tanti motivi: il primo fra tutti la difficoltà nell’interazione e nella relazione che si crea tra docente e alunni e che determina gran parte dell’efficacia nell’insegnamento. 

 

Insegnare non è semplice trasmissione di concetti e conoscenze ma è anche interazione, scambio, confronto, accoglienza, adattamento alle differenti esigenze, attesa, ecc. Elementi questi che costruiscono ed arricchiscono il processo di apprendimento

 

Con la DAD molti di questi aspetti sono andati persi o comunque sicuramente attutiti. Questo non significa che l’utilizzo della tecnologia sia stato totalmente inadeguato, anzi, ha sicuramente permesso di continuare un percorso estremamente importante nella vita di bambini e ragazzi, e in qualche caso anche supportarli emotivamente in un momento complicato, dando un almeno apparente senso di “normalità”. 

 

Da notare che sono tanti gli studenti che con la DAD hanno incrementato il loro successo scolastico, potendo accedere alle risorse con modalità e tempi più personalizzabili e adeguati a sé; lo schermo per alcuni ha ridotto l’impatto emotivo negativo e l’ansia rispetto all’essere in classe; alcuni hanno messo in campo risorse nuove e proficue… 

 

Tuttavia, altrettanto vero è l’esatto contrario per una gran parte di studenti, specialmente i più piccoli per i quali le vere e proprie lezioni online sono state più complesse e l’avanzamento nel programma faticoso.  In ogni caso è diffuso tra gli alunni un aspetto fondamentale: bello non andare a scuola e poter seguire le lezioni da casa, ma mancano amici e, è proprio così, anche gli insegnati, insomma manca la normalità


Ecco il primo aspetto importante da considerare nel dibattito sulle riaperture delle scuole, il vissuto dei ragazzi rispetto alla DAD e anche le modalità utilizzate, chi ne ha tratto vantaggio e chi no, quali aspetti migliorare per il futuro e magari trovare strategie per meglio arricchire l’insegnamento di tutti quegli elementi che vanno oltre la trasmissione di conoscenze.
 

La scuola: palestra di relazioni e interazioni sociali

A scuola bambini e ragazzi sperimentano relazioni importantissime per la crescita. Da un lato quelle con gli insegnanti. Essi rappresentano spesso la prima figura adulta che diventa un riferimento, fuori dal contesto famigliare. In questa relazione sperimentano abilità relazioni, regole, tempi e modi diversi da quelli utilizzati con gli adulti in famiglia, caratterizzati sì, in teoria, da condivisione, collaborazione, ascolto, ma anche, maggiore distacco, formalità, differenza di ruoli più marcata al fine di supportare nell’acquisizione di abilità, competenze e autonomia. 

 

L’insegnante è quindi anche educatore e maestro di vita che accompagna i propri studenti nell’esplorare la conoscenza ma anche modalità di azione e di esperienza.

 

Altre relazioni fondamentali quelle tra pari. È stato ampiamente dimostrato come le interazioni con i coetanei siano fondamentali ed estremamente necessarie nel processo di crescita a tutte le età. La scuola è uno dei principali contesti in cui queste prendono vita e privare di questo contesto e opportunità è qualcosa che ha sicuramente effetti negativi su bambini e adolescenti. Il Lockdown ha ridotto a lungo il contatto con i pari generando sensazioni spiacevoli, sentimenti di mancanza, dispiacere, tristezza e forte desiderio di vicinanza, di gioco insieme, di interazione, di scambio e confronto, che le tante videochiamate, chat o altro non sono riuscite a colmare

 

La tecnologia ha permesso di mantenere i contatti ma non di viverli pienamente, perché sono necessari contatto, condivisione reale, tempo trascorso insieme, interazione faccia a faccia. La società è cambiata ma questo aspetto rimane sempre importante anche per chi oggi nasce e cresce in un mondo tecnologico.

 

Far tornare i ragazzi e i bambini a scuola è importante per aiutare loro a tornare a vivere queste relazioni, insegnando loro le nuove modalità nel rispetto delle normative e dei sistemi di tutela della salute, ma garantire loro l’incontro dei loro amici e la condivisione di tutto quello che la scuola comporta
 

Inclusione 

Una cosa sicuramente complessa è stata la differenziazione della didattica e delle modalità di insegnamento nel rispetto delle peculiarità individuali e delle necessità di inclusione. Se riuscire a raggiungere questo obiettivo nobile, ma assai complesso, è un’impresa ardua per gli insegnanti, a cui sono richieste flessibilità, adattamento e direi anche creatività, competenza e conoscenza rispetto a una didattica inclusiva ancor di più lo è quando non si hanno gli alunni di fronte, le loro espressioni e i loro vissuti, mascherati da uno schermo. E questo tipo di materiale da organizzare, in emergenza, è più difficile da realizzare in tempo.  

 

Il ritorno in classe è sicuramente importante per dare a tutti gli studenti una maggiore possibilità di sperimentare la didattica dal vivo, in cui la tecnologia fa parte e perché no magari potrà essere sempre più utilizzata e coinvolta, ricordando però che non può essere il solo mezzo di comunicazione e di trasmissione, specialmente con i più piccolo, in cui il fare, il toccare, lo sperimentare, il lavorare in gruppo sono aspetti fondamentali per l’apprendimento. Le aule scolastiche sono tanto di più di una serie di oggetti e di una platea di studenti con di fronte un insegnante. 

 

Una nuova normalità

Gli insegnanti devono avere la possibilità di tornare a fare il proprio lavoro a contatto con gli studenti e bambini e ragazzi tornare tra i banchi e vivere la loro crescita. Come gli adulti, chi più chi meno, hanno sofferto del forte distacco dalla normalità e dalla vita di tutti i giorni: perché pensare che non sia lo stesso per i più giovani? 

 

La domanda quindi da porsi è come tornare a scuola. Sicuramente in sicurezza e con la consapevolezza da parte degli adulti della necessità di costruire una nuova normalità per sé e i propri ragazzi. Ben vengano tutte le direttive e linee guida che servono da modello e danno unità, ma altrettanto importante è il ruolo di genitori e insegnanti che devono aiutare bambini e adolescenti a capire come convivere con il virus. Qualcuno lo ha già sperimentato ai campi estivi o in vacanza, altri no.

 

Ecco allora che la scuola riacquista un po’ di quel valore educativo che spesso non viene considerato: ha il compito di formare piccoli cittadini responsabili verso sé e gli altri. Il come varia a seconda di età e classe, ma ha un ruolo primario fin dal primo giorno. 

 

Sicuramente non è semplice e i rischi sono tanti, ma altrettanto vero è che se non si ridona un po’ di normalità ai giovani, se si continua a chiedere cambi e limitazioni nella propria quotidianità si avranno conseguenze emotive e relazionali importanti, che già molti stanno osservando in bambini e ragazzi, ma anche insegnanti, tutto personale scolastico e famiglie. Si parla si preccupazione, ansia, tristezza, riduzione del senso di autoefficacia e autostima, isolamento e chiusura verso l'esterno; da parte delle famiglie tanti i disagi organizzativi e di gestione, oltre alla paura per il futuro incerto e il percorso scolastico dei prorpi figli.

La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo. (Malcom X)