Amico immaginario, qual è la sua funzione per il bambino

Nel film Inside Out è un elefante lilla con la coda da procione che piange caramelle… Molto bambini inventano un amico immaginario, frutto dell'immaginazione, che li accompagna, o si sostituisce a loro, per fronteggiare frustrazioni e conflitti. Si tratta il più delle volte di un uso sano e evolutivo della fantasia.

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Con la creazione di un amico immaginario il bambino dimostra di saper usare la fantasia in modo sano e vitale per mantenere un contatto tollerabile con la realtà e fronteggiarne difficoltà e frustrazioni preservando la propria salute mentale. Il compagno immaginario fa solitamente la sua comparsa intorno ai 3 anni e si mantiene almeno per tutta la prima infanzia o oltre fino ai 6-8 anni.

 

 

L’amico immaginario in psicologia

Siede e mangia alla nostra tavola (il fatto che voi adulti non lo vediate è naturalmente un dettaglio irrilevante), si assume colpe e rimproveri, esprime sentimenti e impulsi dolorosi o disturbanti al posto del bambino, offre la possibilità di vivere una realtà fantastica, compensatoria e più gratificante di quanto non sia quella fattuale… 

 

L’amico immaginario nella prima infanzia assume per il bambino una consistenza importante, al pari di quella di una amico reale perché assolve a molte funzioni psicologiche importanti in questa fase della crescita. Per questo motivo i genitori dovrebbero cercare, per quanto possibile, di “stare al gioco”: attraverso il suo amico invisibile, vostro figlio/a vi sta parlando di sé, delle proprie frustrazioni, paure, desideri e difficoltà della crescita. 

 

Chiedendo di lui, di cosa pensa o cosa prova potrete ottenere informazioni sullo stato d’animo del bambino. È invece assolutamente da evitare di ridicolizzare o sminuire l’amico immaginario.

 

"E'molto strano essere un amico immaginario. Non puoi soffocare, non puoi ammalarti, non puoi cadere e romperti la testa e non puoi prendere la broncopolmonite. L'unica cosa che può ucciderti è quando una persona smette di credere in te".

(Matthew Dicks, "L'amico immaginario", Giunti, 2012)

 

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Un alter-ego nel mondo immaginario

Creare nella fantasia un amico immaginario consente al bambino di adattarsi creativamente alla realtà senza dover ricorrere a soluzioni di natura psicopatologica. 

 

I bambini prendono molto sul serio le proprie fantasie, spiazzando spesso gli adulti, questo non vuol dire che non abbiano chiara la differenza col mondo “reale”, anzi: il compagno immaginario nasce proprio come alter-ego per traghettare il bambino in una dimensione fantastica parallela e compensatoria a quella fattuale. 

 

Nello sviluppo sano infatti, il compagno immaginario è e resta una costruzione fantastica di cui il bambino è comunque consapevole; non si tratta dunque di una costruzione allucinatoria e psicopatologica.
Una delle funzioni dell’amico immaginario è quella di farsi da portavoce di emozioni, impulsi e stati d’animo difficili da tollerare per il bambino.

 

Sarà dunque lui a manifestare ed esprimere paure, desideri o speranze particolarmente dolorosi o difficili per il bambino. Non di rado, infatti, il ricorso al compagno immaginario si accentua o fa la sua comparsa in coincidenza con fasi di cambiamento familiare come ad esempio la nascita di un fratellino: il bambino potrà sentirsi più tranquillo nel manifestare solo sentimenti positivi verso il nuovo arrivato lasciando magari al suo alter ego invisibile l’onere di esprimere stati d’animo di gelosia, abbandono o aggressività. 

 

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Le funzioni dell’amico immaginario

L’importanza del ruolo dell’amico immaginario è nota da tempo nella psicologia dello sviluppo, già negli anni '40 Jean Piaget ne aveva riconosciuto l’importanza per lo sviluppo socio cognitivo del bambino osservando proprio la sua bambina primogenita durante il gioco. Questo gli permise di definire alcune precise funzioni evolutive del compagno immaginario:

 

  • consolatoria (il compagno immaginario ascolta e accoglie benevolo qualunque confidenza del bambino e lo consola nei momenti di difficoltà);
  • compensatoria (il compagno immaginario traghetta il bambino in mondi e scenari fantastici dove si può avere accesso alle gratificazioni negate nella realtà fattuale);
  • moralizzatrice (il compagno immaginario può fungere anche da prototipo del futuro Super Io del bambino, una sorta di grillo parlante che commenta criticamente le sue azioni);
  • di stimolo (l’amico immaginario consente al bambino di esercitare e migliorare la proprie competenze relazionali prima di metterle in pratica con amici reali nel mondo esterno).

 

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L’amico immaginario negli adulti

L’amico immaginario solitamente scompare dopo gli 8-10 anni; se perdura fino alla pubertà potrebbe non trattarsi più di una modalità “fisiologica” di far fronte alle sfide dello sviluppo e potrebbe essere utile richiedere un consulto.  

 

L’amico immaginario in età adulta è un fenomeno molto raro, tutti possono ritrovarsi a parlare con sé stessi, ma con la chiara consapevolezza che si tratti di un fenomeno introspettivo senza valenze fantastiche o allucinatorie.

 

Quello che rimane un elemento fondamentale da valutare è che l’amico immaginario, anche qualora sopravviva in età adulta, non alteri il test di realtà. Può associarsi a mancanze e vuoti affettivi che non si riesce a colmare in altro modo e che potrebbero essere spunto per una richiesta di aiuto. Se nell’infanzia rifugiarsi nella fantasia aiuta a vivere meglio la realtà; in età adulta questa strategia, da sola, può rivelarsi insoddisfacente e portare la persona al ritiro e all’isolamento.