Psicosintesi

Psicosintesi: in teoria


La psicosintesi è un modello di derivazione analitico-junghiana ed esistenziale, ad approccio umanistico e transpersonale, elaborato agli inizi del Novecento dallo psichiatra e teosofo Roberto Assagioli (1888-1974).

Rappresenta un approccio globale (fisico, psicologico e spirituale) all'autorealizzazione e allo sviluppo del potenziale umano. La novità dell'approccio psicosintetico consiste nello sviluppo dell'idea – che già aveva costituito motivo di contrasto tra Freud e Jung – secondo la quale alla fase di cura analitica deve seguire una fase “sintetica”, cioè più attiva e orientata alla scoperta della volontà individuale (nelle parole di Assagioli, la “Cenerentola della psicologia”). Fase che Jung chiama “individuazione” e che Assagioli distingue in psicosintesi personale – a livello dell'Io (integrazione e armonizzazione delle varie istanze psichiche) – e psicosintesi transpersonale, a livello del Sè (accesso a dimensioni più elevate della psiche).

Per la psicosintesi l‘inconscio è rappresentabile come distinto in tre diversi livelli: superiore, medio e inferiore. L’inconscio superiore o superconscio è il luogo dell’intuizione, dell’ispirazione creativa e dei sentimenti più elevati; l’inconscio medio è il materiale di cui non siamo sempre consci, ma che è accessibile (per esempio il nostro numero di telefono o il ricordo di che cos’è successo l’estate scorsa); l’inconscio inferiore è la sede delle pulsioni e degli istinti, la parte di noi che rappresenta i primordi della nostra evoluzione. La psicosintesi si pone l’obiettivo di aiutare l’individuo a entrare in contatto con il suo superconscio.

 

Psicosintesi: in pratica


Per favorire l’accesso al superconscio la psicosintesi offre varie tecniche pratiche, basate sulla visualizzazione, il silenzio interno, la meditazione.
Punto focale della prassi psicosintetica è la pratica della disidentificazione: secondo la psicosintesi, infatti, dobbiamo essere capaci di essere spettatori del nostra esperienza, delle nostre emozioni e dei nostri pensieri, poiché, se ci identifichiamo con essi, ne siamo prigionieri. Assagioli, ad esempio, proponeva l’esercizio di ripetere con attenzione, convinzione e con la giusta intensità le frasi: “io ho un corpo, ma io non sono il mio corpo”; “io ho queste sensazioni, ma io non sono queste sensazioni”; “io ho queste emozioni, ma io non sono queste emozioni”; “io ho questi sentimenti, ma io non sono questi sentimenti; “io ho questi pensieri, ma io non sono questi pensieri”.

Ma, a detta dello stesso Assagioli, nella psicosintesi le tecniche non sono poi così importanti, ciò che conta davvero è la qualità del rapporto fra terapeuta e cliente. Un rapporto che deve essere, sopratutto, il più paritetico possibile. Un libero incontro, e non una dipendenza. La durata della terapia psicosintetica deve essere breve, il terapeuta è chiamato a promuovere l'autonomia emotiva e intellettuale del cliente nel più breve tempo possibile.

Assagioli fu anche uno dei pochi a considerare la bellezza un’esperienza fondamentale: la via della bellezza porta alla realizzazione di sé e ha come suo ingrediente di base il senso di rivelazione e di pienezza che il bello ci può offrire. La bellezza in ogni sua forma è considerata degna di attenzione, perché è formativa. Incontrando un cliente di psicoterapia, Assagioli voleva sapere quali erano i suoi film preferiti, i quadri, i libri, le musiche...

 

Psicosintesi: per chi e per quali problematiche


Il principale livello del metodo psicosintetico è la psicosintesi autoformativa, insieme di strumenti finalizzati alla realizzazione di sé e indirizzati a tutte quelle persone che, dopo aver conquistato un “centro” sufficientemente stabile e integrato, sono attratte da un lavoro di crescita interiore.
La psicosintesi si rivolge essenzialmente a persone con funzioni psicologiche efficienti e non patologiche, proponendosi di collaborare con il naturale processo di evoluzione promuovendo, armonizzando e progettando l'integrazione della personalità, favorendo il contatto con il Sé.

 

Psicosintesi: certificazioni e deontologia


La psicosintesi è fondamentalmente rivolta allo “sviluppo psichico”, dopo che le psicopatologie siano state fondamentalmente risolte. Questa era l'opinione di Jung ("Ciò che ho da dire inizia dove la cura finisce e comincia lo sviluppo"), oltre che di Assagioli. Ma se la psicosintesi non è una “psicoterapia” in senso stretto, senz'altro una psicoterapia può essere condotta secondo una visione psicosintetica.

L'esercizio dell’attività psicoterapeutica – come indicato nel punto 3 della legge Ordinamento della professione di psicologo – è subordinato a una specifica formazione professionale, da acquisirsi, dopo il conseguimento della laurea in psicologia o in medicina e chirurgia, mediante corsi di specializzazione (di diverso approccio) almeno quadriennali che prevedano adeguata formazione e addestramento in psicoterapia presso scuole di specializzazione universitaria o istituti privati riconosciuti dal MIUR.


In deroga a quanto previsto dalla succitata norma, il medico specialista in psichiatria o in neuropsichiatria è autorizzato all’esercizio della psicoterapia anche senza aver frequentato la scuola di specializzazione in psicoterapia.

 

Psicosintesi: organizzazioni italiane e internazionali


Assagioli ebbe cura di sottolineare che "come in psicoanalisi, in psicosintesi non esiste ortodossia e nessuno, a partire da me stesso, può proclamarsene il vero o autentico rappresentante [...] le vie al mondo transpersonale sono molte: non ci sono dogmi, non ci sono monopoli, non ci sono percorsi obbligati”.



La risorsa in più – Molto interessanti le “riflessioni psicosintetiche” sulla società nel blog dell’analista e scrittore Fabio Guidi. Che bello quando nei blog non si parla per ascoltarsi parlare e quando si riesce ad applicare al mondo il frutto della propria indagine interiore!