Pandemic fatigue: le linee guida dell'OMS per i governi europei

Adottare misure semplici e chiare, comprendere i cittadini e coinvolgerli come parte attiva della soluzione: queste le disposizioni rivolte ai legislatori per affrontare lo stress da covid.

Pandemic fatigue, linee guida OMS

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Finita la parentesi estiva, molti paesi europei hanno segnalato, insieme al coronivirus, un aumento esponenziale della pandemic fatigue: le persone si sentono demotivate nel seguire i comportamenti raccomandati per proteggere se stessi e gli altri e tendono a soprassedere, quando non addirittura a negare, sull’utilità delle norme anticontagio

Trovare modi efficaci per affrontare questa stanchezza e rinvigorire la vigilanza pubblica è quindi una sfida crescente che i governi e le autorità sanitarie devono affrontare anche in questa prolungata emergenza sanitaria in quella che chiamiamo la sua seconda ondata.
 

Pandemic fatigue e disposizioni rivolte ai governi europei

L'OMS definisce la pandemic fatigue come una reazione fisiologica a quelle emergenze e avversità in grado di sconvolgere in maniera cronica e prolungata la vita delle persone. Si manifesta come demotivazione a informarsi e impegnarsi in comportamenti protettivi e in vissuti di alienazione, disperazione impotenza.  

La pandemic fatigue non è però un fenomeno tutto o nulla, né una questione esclusivamente individuale, ma evolve gradualmente nel tempo ed è influenzata dall'ambiente culturale, sociale, strutturale e legislativo in cui i singoli, i gruppi e le comunità vivono. 

Il punto sulla questione è stato fatto il 5 Ottobre in un summit a distanza che ha visto la partecipazione dei maggiori esperti di salute pubblica provenienti da oltre 30 paesi europei. L’obiettivo era quello analizzare il crescente fenomeno della panemic fatigue e delineare alcune strategie individuali, sociali e governative su come affrontarla. 

Su richiesta degli Stati membri, l'OMS ha così sviluppato un quadro di raccomandazioni politiche per guidare i governi europei nella pianificazione e nell'attuazione di strategie nazionali e subnazionali per rafforzare negli stati membri l’adesione responsabile ed efficace alle necessarie misure di prevenzione per la COVID-19. 

Katrine Bach Habersaat, Team Lead (ad interim) dell'unità Behavioral and Cultural Insights Unit presso WHO / Europe, ha introdotto il framework sviluppato da WHO / Europe per affrontare la pandemic fatigue. Esso include 4 strategie chiave, vediamole e commentiamole di seguito.


 

Comprendere le persone

Al fine di poter realizzare interventi e comunicazioni efficaci in grado di incidere sulle abitudini di vita dei cittadini è fondamentale che i governi aumentino ora più che mai il contatto con le singole realtà territoriali, le reali problematiche delle persone e cosa la pandemia e le relative restrizioni comportano nella real life.  

In altre parole: per adottare e divulgare misure di contenimento efficaci è fondamentale che le istituzioni si mettano nei panni dei cittadini, che colgano le “dall’interno” le loro problematiche, che facciano proprio il loro punto di vista. Solo così potranno essere pensate misure realmente efficaci riguardo alle criticità sanitarie reali delle persone e rispettose delle difficoltà che queste vivono nell’adottarle e integrarle nella loro vita quotidiana.

Ne abbiamo un esempio riguardo alle tre regole “auree” della prevenzione anti-contagio: igiene, distanziamento, utilizzo delle mascherine. Regole semplici e di buon senso solo in apparenza che fino alle soglie della seconda ondata venivano divulgate nella loro essenzialità di principi generali dando per scontato che i singoli e le comunità avrebbero poi fatto la loro per calarle nella real life.

È soltanto in autunno con l’avanzare della seconda ondata di contagi che ci si è resi conto di quanto i contesti più a rischio fossero quelli familiari dove le persone tendono a non osservare, o ad allentare, queste norme a causa della falsa percezione di sicurezza associata ai rapporti intimi e personali

Il virus, come è noto, non fa distinzioni, ma ancora poche e sporadiche sono le comunicazioni orientate a fornire esempi, spiegazioni e strategie per gestire questo distanziamento fisico e sociale con amici stretti, parenti, persone che si ricevono a casa.

 

Coinvolgere le persone come parte della soluzione

La pandemic fatigue è una naturale reazione di esaurimento alla percezione di una minaccia troppo grande e prolungata che prosciuga le energie individuali alimentando un senso di inefficacia e impotenza. Nulla è più pericoloso, da punto di vista sanitario in questo momento, di persone che “depongono le armi” della prevenzione convinte che qualunque cosa esse facciano sia inutile… 

E questo avviene tanto più fortemente quanto più la minaccia è percepita fuori dal proprio controllo e dalla propria capacità di incidere sugli eventi, aspetto che la psicologia sociale e la psicologia della salute hanno già evidenziato da molto tempo e di cui tuttavia i governi e le istituzioni tengono sempre troppo poco conto.  

Una pericolosa responsabilità in tal senso la ha una comunicazione autoritaria o (come avviene più spesso nel nostro mondo “politicamente corretto”) paternalistica intrisa di divieti spesso contraddittori o di cui non si specifica appieno il senso, false rassicurazioni (si pensi al modo in cui a volte viene promesso un imminente vaccino che tutto sarà tranne che una soluzione immediata), promesse a cui fanno seguito attuazioni tardive e farraginose

I cittadini vengono relegati a ruolo di esecutori passivi di norme a cui conformarsi. 

In tal senso l’OMS raccomanda ai governi di trovare modi per coinvolgere in modo significativo gli individui e le comunità a tutti i livelli come protagonisti attivi: le persone aderiscono a determinate norme quanto più le percepiscono come strategie efficaci in loro potere per incidere attivamente sugli eventi. Ne abbiamo esempi già nei comportamenti ecologici come la raccolta differenziata e nell’adozione a sani stili di vita.
 

Proteggersi per vivere non solo per sopravvivere

La terza raccomandazione dell’OMS sprona i governi a utilizzare strategie per aiutare le persone a ridurre il rischio di contagio continuando a fare le cose che le rendono felici e realizzate.

Restrizioni severe come un lockdown generalizzato potrebbero non essere praticabili per tutti a lungo termine, una volta ottenuta una riduzione dei contagi mediante queste strategie è necessario sviluppare un piano a lungo termine che consenta realmente alle persone e alle comunità di convivere con il virus.  

Le norme anti contagio non devono solo essere fonte di rinunce, ma anche strategie per poter portare comunque avanti, il più possibile, le proprie attività seppur in una nuova forma, all’interno di una nuova e diversa “normalità”.

 

Empatia come strumento di governo

La pandemic fatigue e i vissuti di impotenza e rinuncia a essa associati prendono più facilmente il sopravvento se le persone percepiscono una distanza fra sé e i livelli istituzionali.  

Questo alimenta vissuti di solitudine, incomprensione e rabbia che, come si è purtroppo visto, possono sfociare in movimenti collettivi negazionisti o prestare il fianco a violenze e strumentalizzazioni di stampo criminale.

È anche a questo proposito che, ad esempio, Roberto Saviano, fin dagli esordi della pandemia, ha messo in guardia i governi dal rischio che provvedimenti e comunicazioni inefficaci potessero creare terreno fertile alle mafie ben più tristemente radicate nei territori e nei loro bisogni di quanto spesso non sia percepita la politica. 

Riconoscere e affrontare le difficoltà vissute dalle persone e il profondo impatto che la pandemia ha avuto sulle loro vite è dunque una premessa essenziale non solo per comprendere i problemi reali a cui far fronte, ma anche per adottare strategie di comunicazione efficaci, empatiche, in grado di essere ascoltate dai cittadini. 

L’OMS stabilisce infine 5 principi trasversali per qualsiasi iniziativa, politica o comunicazione da seguire: trasparenza, equità, coerenza, coordinamento e prevedibilità. Principi questi che ci si augura non rimangano un mero elenco teorico – come le raccomandazioni sanitarie – ma che possano essere calati nelle specificità delle singole realtà governative degli stati membri.

 

Viviamo in un mondo dove domina la virtualità, un mondo di maschere, apparenza e finzione.
Il grande scopo della vita è trovare di nuovo la realtà.

(Fabrizio Caramagna)