La depressione post partum dei papà

Spesso sottodiagnosticata e mascherata dietro somatizzazioni, comportamenti aggressivi o compulsivi, la depressione post partum può riguardare anche i neo papà. In questi casi è importante chiedere subito aiuto.

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Anche i papà possono manifestare disturbi psicologici di natura ansiosa o depressiva in occasione della nascita di un figlio. La depressione post partum, infatti, può riguardare anche una certa percentuale di uomini, specie se a soffrirne sono già le loro compagne. Si tratta di un fenomeno ancora poco considerato, in ambito sia sanitario sia di ricerca, ma che richiede attenzione per evitare conseguenze dannose per la salute del papà e dell’intero nucleo familiare.

 

I papà e la diade madre-bambino

Sebbene la ricerca scientifica si sia concentrata per molti anni prevalentemente sulla relazione di attaccamento fra madre e bambino, il ruolo dei padri è tutt’altro che secondario.

 

Nel periodo del post partum le neomamme presentano frequentemente alterazioni dell’umore e maggior fatica fisica e psicologica a causa dei cambiamenti ormonali del puerperio e dell’adattamento, ancora in divenire, al nuovo ruolo di madri (il cosiddetto maternity blues).

 

I loro compagni – se in grado di fornire sostegno pratico ed emotivo – possono svolgere un ruolo protettivo e “antidepressivo” contribuendo a creare le condizioni migliori allo sviluppo di un positivo legame di attaccamento fra madre e bambino (Baldoni e Landi, 2015), prima ancora di costruire a loro volta un legame di attaccamento individuale col bambino (Baldoni, 2016).

 

Per questi motivi, l’emergere di difficoltà psicologiche durante il periodo perinatale può rappresentare un fattore di rischio per la salute dell’uomo, della sua compagna e per lo sviluppo del bambino.

 

Una depressione spesso “mascherata”

La depressione post partum – che sarebbe più corretto definire perinatale – nel padre può manifestarsi durante tutto il periodo della gravidanza della propria compagna o durante il primo anno di vita del neonato.

 

Statisticamente questi episodi avvengono con maggiore frequenza durante il terzo trimestre della gestazione (quando i cambiamenti fisici della futura madre e le necessarie riorganizzazioni pratiche confrontano l’uomo con le evidenze “concrete” dell’arrivo imminente del bambino) o il secondo trimestre dopo il parto.

 

La depressione perinatale paterna rimane spesso sottodiagnosticata e la sintomatologia appare più sfumata e indefinita rispetto a quella delle madri. Gli uomini infatti manifestano solo in parte i sintomi depressivi “classici” (umore depresso, preoccupazione sulla salute del bambino, perdita di interessi, difficoltà di concentrazione, disturbi sessuali e del sonno, vissuti di impotenza, pianto o disperazione ecc.).

 

Non di rado queste manifestazioni tipicamente affettive possono mancare o essere poco evidenti e la depressione mascherarsi dietro altre manifestazioni sintomatologiche come ipocondria, somatizzazioni, agiti impulsivi/violenti o compulsivi.

 

Molti uomini in questi casi possono sperimentare ansia, attacchi di panico o problemi somatici. Altri manifestare eccessi di rabbia o condotte volente. Altri ancora adottano comportamenti di “fuga” buttandosi nel lavoro, nello sport o in relazioni extraconiugali o sviluppando gravi dipendenze (gioco d’azzardo, sostanze, internet ecc.). 

 

Questo accade perché gli uomini, più delle donne, mostrano difficoltà nel verbalizzare gli stati emotivi che, quindi, possono esprimersi più frequentemente mediante il canale concreto (somatizzazione o agito). A differenza dei lievi e transitori disturbi somatici della sindrome della couvade, la depressione perinatale dei padri è un vero e proprio disturbo psicologico che non va mai sottovalutato (Baldoni, 2016).

 

Fattori di rischio per la depressione nei papà

Alcuni fattori di rischio possono favorire lo sviluppo di una depressione nei papà, durante la gestazione o dopo la nascita del bambino (Baldoni e Ceccarelli, 2013).

 

  • Depressione post partum nella madre. Questo risulta essere il principale fattore di rischio, sebbene non l’unico giacché i padri che non sviluppano tale sintomatologia si rivelano spesso in grado di compensare in maniera determinante le carenze dell’attaccamento materno.

 

  • Relazione di coppia conflittuale e problematica. Se la coppia non rappresenta un contesto di intimità, sicurezza e fiducia reciproca, ciascuno dei partner difficilmente può rappresentare un polo di sostegno affettivo e materiale per l’altro.

 

  • Elevato stress genitoriale. Se entrambi i genitori sperimentano elevati livelli di stress – la sensazione di aver a che fare con un bambino “difficile” e un vissuto di incapacità rispetto alle nuove richieste che la genitorialità pone loro – questo li renderà più vulnerabili a vissuti di ansioso-depressivi poiché nessuno dei due è in grado di sostenere l’altro e le reciproche difficoltà si sommano, avallando il senso di impotenza di entrambi.

 

  • Altri fattori psicosociali. Gravidanza indesiderata o precedente aborto, famiglia ricomposta, difficoltà lavorative, lavoro precario e/o disoccupazione accompagnate a scarso sostegno sociale.

 

Fragilità psicologiche e identità dei padri

La nascita di un figlio impone di cambiare (a volte radicalmente) quasi tutte le proprie abitudini (almeno per alcuni anni) e di “passare dall’altra parte”, lasciando il ruolo di figlio e calandosi in quello di genitore. Tutto questo comporta notevoli modificazioni identitarie non solo nelle future madri, ma anche nei padri. Rispetto alle loro compagne, questi ultimi si trovano in una posizione più vantaggiosa per alcuni versi e più difficoltosa per altri.

 

Sicuramente il fatto di non vivere con il proprio corpo l’attesa di un figlio rende gli uomini molto meno vulnerabili ai violenti cambiamenti ormonali, emotivi e fisici che stravolgono la vita delle donne. Questo lascia loro la possibilità di adattarsi con tempi anche più lunghi e graduali a un cambiamento che è prima di tutto “esterno” e coinvolge la loro psiche in modo più evidente solo dopo la nascita del bambino.

 

Tuttavia l’esperienza della paternità può risultare sconvolgente o traumatizzante in coloro che hanno fragilità emotive, traumi non risolti dal passato o problematiche di personalità che sostengono vulnerabilità psicologiche (magari fino a quel momento latenti) che possono rendere insostenibile all’inizio l’adattamento alla vita della nuova famiglia. 

 

Molti di questi uomini possono avere paura di perdere l’amore della propria compagna per le attenzioni che ora dedica al bambino in via quasi esclusiva; possono sentirsi sminuiti e non amati perché, nel periodo perinatale, lei non manifesta il desiderio sessuale di una volta.

 

Possono anche sentirsi schiacciati da una responsabilità che – una volta che il bambino è lì davanti ai loro occhi – appare improvvisamente fuori dalla loro portata. Spesso il “vero” problema non è economico (o non solo) ma riguarda la difficoltà a calarsi nel ruolo genitoriale, difficoltà che spesso rimanda a questioni irrisolte con il proprio padre e al compimento della propria identità pienamente adulta.

 

Al netto di tutto questo, gli uomini sono spesso meno propensi a chiedere aiuto e in grande parte meno considerati dai servizi sanitari che rivolgono la maggior parte delle attenzioni alla salute fisica e psicologica della donna. Si rileva dunque una difficoltà culturale, oltre che individuale, a riconoscere che anche gli uomini, nel passaggio alla genitorialità, possono manifestare difficoltà di tipo psicologico che andrebbero invece intercettate e trattate precocemente (Eddy et al., 2019). Il passo più importante è sempre quello di chiedere aiuto.

 

Bibliografia 
Baldoni F. (2016). I disturbi affettivi perinatali nei padri. In P. Grussu e A. Bramante (Eds.), Manuale di psicopatologia perinatale, Trento, Erikson: 443-484.

Baldoni F. e Ceccarelli L. (2013). La depressione perinatale nei padri. In V. Caretti, N. Ragonese e C. Crisafi (Eds.), La depressione perinatale: Aspetti clinici e di ricerca sulla genitorialità a rischio, Roma, Fioriti: 145-173.

Baldoni F. e Landi G. (2015). La funzione del padre nel periodo perinatale: attaccamento, adattamento e psicopatologia, Quaderno di psicoterapia del bambino e dell’adolescente, 41: 73-96.

Eddy, B., Poll, V., Whiting, J., & Clevesy, M. (2019). Forgotten Fathers: Postpartum Depression in Men, Journal of Family Issues, 40(1): 0192513X1983311.