Horror Vacui: perché vogliamo riempire ogni istante della nostra vita

Anche la nostra psiche può “soffrire di vertigini” e il tempo vuoto può spingerci alla fuga verso una fitta serie di impegni per tenersi occupati in ogni momento della giornata. Come mai, a volte, il tempo libero ci spaventa tanto?

Disagio psicologico dell'horror vacui

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C’è chi organizza una fitta agenda di impegni, sia in ufficio che a casa, e non si lascia neanche il tempo per giocare coi figli o telefonare a un’amica.
Chi in momenti di noia o stanchezza cede alla fame emotiva corre ad aprire il frigorifero nel tentativo di colmare un vuoto che tuttavia non è affatto dello stomaco…
Chi, ancora, sembra temere gli spazi “vuoti”, ampi o troppo aperti, ma ha solo molta paura di avventurarsi in autonomia nel mondo.

 

I latini lo chiamavano Horror Vacui ma, in effetti, più che paura del vuoto, spesso si teme quello che, al contrario, potrebbe emergere nella propria psiche se ci si lasciasse la possibilità di attraversare un momento di inattività…

 

 

Horror Vacui e vuoto mentale

Tutti avranno presente quella sensazione molto sgradevole, piuttosto diffusa fra gli studenti ansiosi, di arrivare a un esame o ad un’interrogazione e non riuscire a rispondere alla domanda pur avendo molto studiato. 

 

Succede quando l’ansia da esame gioca brutti scherzi, la preoccupazione è tale che improvvisamente si fa il vuoto mentale: non si riescono a recuperare le informazioni, nulla di nulla. Accade un meccanismo simile anche quando si è molto in ansia durante una discussione, magari si è troppo intimoriti, e al momento di esporre le proprie opinioni i rimostranze… nulla, la mente sembra svuotarsi all’improvviso e lasciarci con un pungo di mosche come fossimo diventati improvvisamente degli automi!

 

L’Horror Vacui intenso come fenomeno psicologico può sembrare aver molto in comune con queste esperienze: la persona cerca di impegnarsi, distrarsi, tenersi occupata fino all’inverosimile nel timore che fermarsi possa esporre a contatto con un vuoto improduttivo, sterile, angosciante come può sembrare quello sperimentato dalla mente negli esempi precedenti.

 

In realtà si tratta di un fenomeno abbastanza differente. L’angoscia è sostenuta da contenuti psichici ed emozionali che non si vuol lasciar emergere, ecco che allora si tende ad occupare ogni spazio per evitare di ritrovarsi soli con sé stessi a contatto con le proprie emozioni: altro che vuoto!

 

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Rifugiarsi nel “fare” per non pensare

Alcune persone fanno dell’Horror Vacui una caratteristica pervasiva della propria personalità, senza rendersene conto, infatti, finiscono col fondare la loro tranquillità emotiva sull’evitamento degli stati emozionali, specie quelli più disturbanti.  

 

Azioni compulsive, abbuffate alimentari o una dipendenza dal lavoro possono allora caratterizzare in modo stabile il loro modo di pensare, sentire e comportarsi. A risentirne potranno essere sia le relazioni con gli altri che la salute fisica e mentale. 

 

Questo modo di fare infatti può rappresentare un adattamento disfunzionale che porta la persona a sottostare a elevati carichi di stress fisico e mentale con evidenti ripercussioni nel lungo periodo. Quando questo funzionamento è stabile, la persona lo percepisce del tutto adeguato a sé, spesso sono le lamentele degli altri e le eventuali conseguenze relazionali (come ad esempio una separazione o un divorzio) a indurre a cercare aiuto con una psicoterapia.

 

Ma in termini meno psicopatologici, tutti noi possiamo ritrovarci in certe circostanze a reagire alle difficoltà della vita con questo “eccesso di zelo”. Nel brevissimo periodo, rifugiarsi nel “fare” può essere anche adeguato: dedicarsi ad azioni pratiche – si pensi al decluttering – per alcuni aiuta a riorganizzare la mente, a tenerla concentrata su azioni definite, distogliendola da angosce confuse e a recuperare un senso di efficacia (riuscire a “mettere a posto qualcosa”, fosse pure il motore dell’auto, risolleva l’autostima e dà un certo senso di sicurezza interna). Ma, passati questi primi momenti, sarebbe il caso di cambiare strategia…

 

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Horror Vacui: riconoscerlo e gestirlo

Evitare di confrontarsi con emozioni spiacevoli è dannoso su due fronti. Anzitutto perché non ci consente di affrontare veramente il problema e quindi di risolverlo: quello che stiamo evitando non si sistemerà da solo. Specialmente se riguarda un nostro turbamento emotivo.

 

In secondo luogo ci allontana da noi stessi e dagli altri isolandoci in una serie di comportamenti difensivi che restringono la nostra libertà di espressione e di decisione. Va detto che questa fuga difensiva nel “fare” può apparire piuttosto gratificante e non sempre facile da riconoscere. 

 

Come accorgerci che “lo stiamo facendo di nuovo”?
Ecco alcuni “bullet points” che potreste annotarvi per riconoscere, e dunque intervenire, sul vostro Horror vacui:

 

  • “Sto bene, non c’è nulla di cui preoccuparsi”. Se è appena accaduta una brutta discussione, una separazione, una delusione o altro evento che avrebbe dovuto turbarvi mentre invece sentite di “stare assolutamente bene”, provate a fermarvi un momento e farvi qualche domanda. Se avvertite che inizia a salire un leggero stato di ansia be'… è  buon segno, siate sulla strada giusta, provate ad ascoltarvi, forse quello che è appena successo vi ha turbato più di quanto non crediate.
  • Programmare aumenta l’ansia. Avete programmato gli impegni della settimana o della giornata, questo dovrebbe aiutarvi a sgombrare la mente a concentrarvi serenamente solo su quello che di volta in volta dovete fare: il resto è affidato alla vostra agenda. Ma se così non è, se la tabella di marcia che avete appena fatto vi mette sotto pressione, se iniziate già con la paura di “non avere abbastanza tempo” e vi disorganizzate appena accade un piccolo imprevisto, può darsi che il vostro piano d’azione sia irrealistico: come mai avete sento la necessità di costringere tanti impegni fino a saturare ogni momento della vostra giornata?
  • Le persone intorno a voi non vi “seguono”. Gli altri, in queste circostanze, possono risultare preziosi e farci da specchio rimandandoci un’eccessiva frenesia o una scarsa disponibilità a dedicarci a loro. Se evitate di vedere qualcuno per chiudervi in casa a mangiare, finire di lavorare o studiare fino a tarda notte, allenarvi senza sosta, prima o poi il vostro migliore amico o il vostro partner inizieranno a protestare. Non prendete queste lamentazioni come l’ennesimo impegno da incastrare in agenda: può darsi che sia un prezioso campanello d’allarme da ascoltare con attenzione, forse dovete rallentare…

 

“Capii che la mia paura era timida, per uscire allo scoperto aveva bisogno di stare da sola. Lì invece c'erano gli occhi dei bambini sotto e quelli di lei sopra. La mia paura si vergognava di uscire. Si sarebbe vendicata dopo, la sera al buoi nel letto, col fruscio dei fantasmi nel vuoto.”  (Erri De Luca)