Come chiedere (con successo) l'aumento di stipendio

Se chiedere l’aumento di stipendio vi sembra un’eresia forse c’è qualcosa che potreste rivalutare nel vostro approccio al lavoro e nella valorizzazione di voi stessi.

Chiedere l'aumento

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Se non siete voi per primi a valorizzare quello che fate, a sottolineare l’importanza e l’impegno del vostro lavoro difficilmente lo faranno altri al vostro posto. Finita la fase della formazione, quando erano altri a fornirvi dei feedback sulle vostre capacità, nella vita lavorativa adulta siete voi che dovete soppesare realisticamente non solo gli errori e i difetti, ma anche le capacità, le competenze e i pregi del vostro modo di lavorare. 

 

Viviamo troppo spesso immersi in una sorte di cultura dell’errore e della paura che rende difficile, per alcuni, riconoscere il valore di ciò che fanno.

 

Prima di chiedere l’aumento di stipendio sarà bene dunque domandarvi se siete in grado voi per primi di valorizzare adeguatamente – senza sottovalutarvi né “gonfiarvi” – ciò che sapete fare

 

Lavoro e autorealizzazione

Il lavoro è lavoro e spesso è talmente indispensabile da doverlo accettare costi quel che costi. È purtroppo vero che più ci muoviamo per urgenza e necessità e meno potere contrattuale abbiamo sulle condizioni retributive del nostro lavoro (ed è per questo che esistono, e dovrebbero essere applicate, apposite norme legislative a tutela dei lavoratori: proprio perché il rapporto di lavoro non si trasformi in un ricatto).

 

Ma se siete alle prese col dilemma dell’aumento di stipendio (come chiederlo, quando, se è o meno opportuno) probabilmente vivete il vostro lavoro non solo come semplice “necessità”, ma avete esperienze e ambizioni che vi farebbero puntare più in alto verso maggiori soddisfazioni. In altre parole: forse il vostro lavoro vi serve non solo per nutrire la vostra pancia, ma anche per soddisfare un vostro desiderio di autorealizzazione.

 

Tuttavia per alcuni può essere difficile chiedere un aumento di stipendio – o premere per una qualsiasi altra modifica dei parametri contrattuali del proprio lavoro – perché magari prevale il timore di scatenare ritorsioni, di non meritarlo, di essere tacciati come “materialisti” e insensibili alle difficoltà dell’azienda (si sa: è sempre un momento di difficoltà economica…) ecc. 

 

Se questo è il vostro caso forse potreste considerare l’eventualità che i problemi e gli impedimenti non siano (non solo almeno) fuori da voi (ad esempio: un ambiente di lavoro troppo dispotico e o, al contrario, troppo familistico dove parlare di soldi sembra sconveniente rispetto ai rapporti personali che legano collaboratori e responsabili), ma anche nel modo in cui (non) valorizzate adeguatamente ciò che fate.
 

Chiedere l’aumento: perché non all'inizio?

Potreste trovarvi a chiedere un aumento di stipendio sia all’inizio della vostra collaborazione – ricontrattualizzando il compenso che vi viene proposto – sia dopo anni di esperienza maturata in un determinato ambiente di lavoro (ma lo stesso discorso vale anche per i professionisti free lance che devono adeguare le proprie tariffe alle volte anche con i clienti già in essere). 

 

Per alcuni versi potrebbe sembrarvi difficile richiedere un compenso maggiore in fase iniziale perché non avete alcun rapporto già consolidato alle spalle, e magari temete di mostrarvi troppo pretenziosi. Attenzione però a non sottovalutare questo step: potreste, certo, continuare a fare colloqui aspettando di trovare chi vi propone un compenso che ritenete adeguato, ma perché non proporlo voi per primi

 

In determinate realtà lavorative saper chiedere il giusto compenso potrebbe essere considerato un segno di sicurezza e maturità professionale: fate bene le vostre valutazioni e non date per forza per scontato che “alzare il prezzo” danneggi la vostra immagine davanti a chi ancora non vi conosce. 

 

Chiedere l’aumento: con quali motivazioni?

Se invece vi trovare a voler chiedere l’aumento di stipendio in una realtà lavorativa già avviata avrete sicuramente rapporti ormai consolidati alle spalle, sia con i colleghi che con i superiori. Ma magari vi sentite intimoriti e bloccati, che fare? 

 

Un primo step potrebbe essere quello di riflettere con attenzione sulla motivazione: che cosa vi porta, in questo preciso momento (non lo scorso anno e neanche fra 6 mesi, ma proprio ora) a voler chiedere un aumento di stipendio? Cosa è cambiato? Avete visto altri colleghi “passarvi avanti” e ritenete di non essere giustamente valorizzati? Sentite di essere “spremuti fino all’osso” e se dovete lavorare a cottimo almeno volete un indennizzo che vi risarcisca di ore di sono e tempo libero sacrificate? 

 

Se sono motivazioni come queste a venirvi in mente per prime fareste bene a fermarvi un attimo e considerare se non siano altre le questioni da dover ridefinire prima di un eventuale aumento di stipendio. Per esempio i confini (che anche voi contribuite a porre e a far rispettare) fra vita lavorativa e vita privata (che spesso nell’era dello smart working sfumano pericolosamente l’una nell’altra). O i rapporti che intrattenete con colleghi e superiori, quanto vi proponete o quanto rimanete nell’ombra senza “osare” mettere troppo del vostro. 

 

Sono solo esempi naturalmente, ma se sono invidie, rancori e vessazioni a farvi chiedere un aumento di stipendio provate a riflettere meglio: forse i soldi non sono il problema, almeno non più urgente.

 

Se, al netto di rancori e rapporti da ridefinire, vi rendete ancora conto di volere un aumento di stipendio può darsi che questo corrisponda effettivamente alla consapevolezza di essere cresciuti e maturati nella vostra professione, di esservi presi delle responsabilità maggiori, di aver contribuito, con un’esperienza ormai consolidata, a generare maggiori profitti (non solo economici) alla vostra realtà lavorativa. 

 

Desiderare che tutto questo venga riconosciuto anche da un adeguato corrispettivo economico è sano e doveroso: è sano oltre che giusto che i rapporti professionali siano regolati da adeguate transazioni economiche, non sono né la paura né l’amicizia a muovere il lavoro (benché possano esserci entrambe), ma uno scambio di energie che genera guadagno per entrambe le parti. Nulla della vostra competenza dovrebbe essere un “di più” ed esulare da questo circolo virtuoso.