Mukbang: voyeurismo culinario o ostentazione di malattia?

Il Mukbang è l’ultimo fenomeno del web: guardare video online di persone che praticano delle vere e proprie orge alimentari. Una forma di esibizionismo come un’altra o un campanello d’allarme da non sottovalutare?

Mukbang: voyeurismo culinario o ostentazione di malattia?

Arriva dalla Corea ma si è ormai diffuso in tutto il mondo occidentale: il Mukbang è un fenomeno in rapida ascesa che annovera youtuber “professionisti” che con i loro video di abbuffate alimentari in diretta arrivano a guadagnare cifre astronomiche. Se abbuffarsi diventa un comportamento non solo socialmente accettato ma anche incentivato e ammirato, che impatto può avere questo sulla salute psicologica e fisica delle persone?

 

Mukbang: un fenomeno in rapido aumento

Sono ragazzi e ragazze spesso molto giovani, non di rado con fisici inspiegabilmente asciutti o al contrario pericolosamente sovrappeso, che appaiono in diretta video su youtube mentre si ingozzano ingerendo quantità enormi di cibo (possono arrivare fino a 20.000 kilocalorie). Hanno talmente tanto seguito che in alcuni casi ricevono richieste specifiche: consumare determinati cibi i piuttosto che altri oppure, la variante ASMR del Mugmabk, trasmettere ed amplificare il rumore che fanno masticando i cibi che ingurgitano.

Una “moda” nata in Corea, a quanto pare come reazione al forte isolamento sociale, ma diffusasi rapidamente anche in Europa, Usa e Canada diventando un fenomeno globale che avanza con un velocità ben più elevata a quella cui possono andare i quasi nulli studi fin ora svolti sull’argomento.

È un fenomeno di cui, dunque, ancora poco si sa in termini più specificatamente scientifici, ma che solleva non poche perplessità su come possa impattare sulla cultura alimentare, le abitudini di vita e la salute delle persone. 

 

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Mukbang e disturbi alimentari

La prima domanda da porsi è se, e eventualmente come, il Mukbang possa contribuire all’aumento di comportamenti alimentari patologici, se cioè questi youtuber possono esser presi come modelli da imitare. Loro stessi sembrano tenere comportamenti alquanto dubbi. Non sappiamo se e quanti di loro possano avere un rapporto malato col cibo certo è che molti o sono in evidente e preoccupante sovrappeso o, al contrario, esibiscono fisici magri e asciutti lasciando supporre che – a meno di non ingannare gli utenti sulle loro abbuffate – possano far ricorso a condotte di compenso non dissimili a quelle sintomatiche della bulimia.

Dal punto di vista degli utenti anche la risposta è controversa: di norma sia nel binge eating che nella bulimia le abbuffate sono caratterizzate da gran segretezza, le persone tendono a vergognarsi del proprio comportamento e ad adottarlo quindi di nascosto. Non sembra dunque così scontato che persone già vulnerabili rispetto a problematiche alimentari possano emulare il comportamento esibizionaista di questi “mangiatori professionisti”. 

Anzi, tali video potrebbero facilmente sollecitare repulsione e vergogna da parte di persone con disturbi alimentari proprio perché, vedendoli, potrebbero essere portati ad identificarsi con i protagonisti e quindi con un’immagine negativa e svalutata di se stessi.

 

Mukbang e anoressia

Ma proprio per i motivi accennati sopra, tali video potrebbero avere un impatto molto diverso su coloro che vivono un disturbo alimentare in senso anoressico-restrittivo: non a caso parte delle filosofie pro-ana che purtroppo dilagano sul web incoraggiano il digiuno anche tramite immagini/idee repellenti riguardo al cibo o altre sostanze non commestibili. Non è escluso dunque che tali video possano sostenere una condotta restrittiva in coloro che già vivono un’anoressia piuttosto che implementare le abbuffate in coloro che già le praticano ma se ne vergognano.

Non dobbiamo infatti dimenticare che mentre il disagio anoressico è egosintonico – la persona nega di avere un problema e ritiene sano e giusto il proprio comportamento – quello bulimico o del binge eating risulta più facilmente egodistonico: la persona sa di avere un problema, soffre per il proprio comportamento e prova disagio verso sé stessa. Difficilmente quindi rimarrà attratta da video di Mukbang che “esibiscono” sotto gli occhi di tutti quelle pratiche alimentari abnormi che lei stessa nasconde alla vista degli altri circondate da un alone di segreto e vergogna.

Tuttavia mancano, al momento attuale, sufficienti dati di ricerca in tal senso; possiamo formulare delle ipotesi sulla base delle attuali conoscenze cliniche, ma non siamo probabilmente in grado di prevedere se e come la visione di video di Mukbang possa impattare nel lungo periodo.

 

Mukbang e marketing dei junk food

D’altra parte già alcuni studi avevano evidenziato come la “semplice” e ben più “innocua” pubblicità di cibo spazzatura – quella a cui siamo esposti quotidianamente in tv – potesse influenzare i consumi alimentari aumentando gli introiti calorici in modo significativo. È paradigmatico in tal senso uno studio di Cancer Research UK, riportato dal Fatto Alimentare, che avrebbe evidenziato una relazione lineare fra esposizione pubblicitaria e consumo di junk food in adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 19 anni. Naturalmente non tutti i ragazzi che vedono tali pubblicità consumano cibi spazzatura, dipende dalle vulnerabilità e variabilità individuali, tuttavia il marketing di certe industrie alimentari sembra avere una non trascurabile responsabilità nell’incoraggiare certi atteggiamenti di consumo. Sono i cosiddetti alimenti iperpalatabili come sottolinea lo psichiatra e psicoanalista Leonardo Mendolicchio commentando il fenomeno del Mukbang – alimenti ipercalorici appositamente studiati per stimolare a livello cerebrale le aree della ricompensa e del piacere innescando dunque nel consumatore una sorta di dipendenza.

 

Mukbang e autodistruttività

Quel che appare chiara è la componente perversa di fenomeni come il Mukbang, fenomeni che destrutturano fin dalle fondamenta non solo le basi biologiche di istinti come fame e sazietà, ma anche il valore relazionale e sociale che il mangiare conviviale assume per gli esseri umani contribuendo a fondarne cultura e appartenenze sociali.

In questi video il cibo non è né strumento di appagamento di un bisogno fisiologico (ingozzarsi significa dissociare del tutto l’introito di cibo dalle sensazioni interne della fame fisica e della sazietà), né un mezzo per entrare realmente in contatto con l’altro, ma solo uno strumento per guardare/essere guardati ostentando un comportamento che altro non è che autodistruttivo, una forma di appagamento paradossale con conseguenze autodistruttive.

 

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Foto: Lorelyn Medina / 123rf.com