Bulimia e perfezionismo

Il perfezionismo patologico è spesso associato alla bulimia e ad altri disturbi del comportamento alimentare: una modalità di pensiero “tutto o nulla” che riguarda tanto il cibo ingerito quanto la valutazione di se stessi.

Bulimia e perfezionismo

Il perfezionismo è un tratto di personalità che è frequentemente riscontrato nelle persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare (Bardone-Cone et al., 2007; Egan et al., 2011).

In questi casi si tratta di un perfezionismo patologico, ciò vuol dire che questo tratto caratteriale è rigido e intransigente e risulta, quindi, più problematico che benefico per l’adattamento a ciò che accade fuori e dentro se stessi.

Si instaura infatti una modalità di pensiero “tutto o nulla” che non consente vie di mezzo e che può riflettersi in un comportamento altrettanto intransigente e irrealistico verso il cibo e l’alimentazione.

La bulimia, fra le diverse forme che può assumere un disturbo alimentare, ben rappresenta questa alternanza fra assoluto controllo e totale perdita di controllo non solo del cibo, ma anche di se stessi, della propria autostima e valore personale (Steele et al., 2007; Sherry et al., 2019).

 

Perfezionismo patologico

Cercare in ogni occasione di fare il meglio possibile è senza dubbio una coscienziosa spinta alla perseveranza e alla riuscita che può risultare adattiva in molti ambiti della vita. Tuttavia, questo tratto caratteriale può assumere, in alcune persone, proporzioni eccessive.

In questi casi, con un rigido perfezionismo si vorrebbe allontanare da sé qualunque tipo di inconveniente o possibile errore poiché questi “imprevisti” comporterebbero un’ansia intollerabile.

Si può essere accettabili e degni di amore, dunque, solo se perfetti, senza ombra e senza macchia? Solo se perennemente all’altezza dei massimi standard di riuscita?

Come la stessa letteratura insegna, un “peso” di questo tipo è difficilmente sostenibile a lungo termine. Le persone in cui si iniziarono a studiare disturbi alimentari come l’anoressia o la bulimia erano, infatti, proprio le classiche “brave bambine”, l’orgoglio dei genitori, coloro che ottenevano ottimi voti a scuola e riuscivano in tutto e che, con altrettanta caparbietà, lottavano contro un appetito vissuto come potenzialmente incontrollabile e devastante (Bruch, 1973; 1978).

 

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Perfezionismo e gestione delle emozioni

Non stupisce quanto spesso il perfezionismo nei disturbi alimentari si associ a specifiche problematiche riguardanti la storia familiare: famiglie dove l’espressione dell’emotività è ridotta, la cura veicolata è soprattutto di tipo materiale e si è costantemente sottoposti a valutazioni e critiche.

Contesti in cui viene data eccessiva attenzione alla forma fisica che ai risultati conseguiti (scolastici, sportivi ecc), senza riuscire a fornire un adeguato sostegno emozionale al bambino/bambina che vivrà una continua pressione ad apparire e/o ad eccellere.

Tutto questo priva la persona della possibilità di confrontarsi serenamente coi propri umani ed inevitabili errori, e non la aiuta a imparare ad ascoltare i propri bisogni (fisici/emotivi), né a confortarsi da sé quando qualcosa la turba, né tantomeno a discriminare tra fame e ansia.

È come se ci si adattasse solo superficialmente alla vita, sforzandosi di adeguarsi a determinati standard che si ritiene gli altri si aspettino mentre internamente si vive costantemente il rischio di andare in pezzi e di essere sopraffatti da stati di ansia o vergogna intollerabili.

Il rischio è che persone che vivono una scissione di questo tipo – tra fame e ansia, tra corpo e mente, tra razionalità ed emotività – coltivino inconsapevolmente penosi dubbi su se stesse, sulle proprie reali capacità, sul proprio valore personale a dispetto di tutti i successi conseguiti.

 

Il perfezionismo “tradito” nella bulimia

Il cibo, l’appetito e i cambiamenti corporei diventano allora qualcosa di apparentemente più facile da controllare, più definito, circoscritto e comprensibile del vasto disagio emozionale che si prova internamente.

Lo stesso perfezionismo viene dunque applicato all’alimentazione con tutti gli effetti paradossi di un’alimentazione patologicamente restrittiva che portano spesso il disturbo alimentare a passare da una fase anoressica a una fase bulimica.

La bulimia riflette questa modalità di pensiero “tutto o nulla” pertinente al perfezionismo estremo. Spesso dopo aver “sgarrato” anche una sola volta dal regime dietetico (altamente restrittivo) che ci si era imposti si sente che tutto è perduto e che “ormai” tanto vale continuare a mangiare: la perfezione (patologicamente identificata come restrizione e/o magrezza estreme) è stata intaccata, non ci sono vie di mezzo.

 

Bulimia e richiesta di cura

Non va tuttavia sottovalutato come il sintomo alimentare in questi casi si riveli anche una potente risorsa nell’avvicinare le persone alla cura: la bulimia, a differenza dell’anoressia, è più facilmente egodistonica.

Tranne in alcune organizzazioni di personalità, nella maggior parte dei casi questo sintomo risulta intollerabile per la persona, intacca la condotta “perfetta” che si vorrebbe mantenere, manda in crisi gli impossibili standard che si vorrebbero raggiungere.

Tutto questo, anche se al prezzo di una grandissima sofferenza, può modificare la negazione del problema e avvicinare ad un percorso di cura e psicoterapia.

 

Bibliografia
Bardone-Cone AM, Wonderlich S, Frost RO, Bulik CM, Mitchell, JE, Uppala S, Simonic, H. Perfectionism and eating disorders: current status and future directions. Clinical psychology review. 2007; 27(3): 384–405.

Bruch, H. (1973). Patologia del comportamento alimentare: obesità, anoressia mentale e personalità, trad. it. Feltrinelli,Milano, 1990.

Bruch, H. (1978). La gabbia d’oro, trad. it. Feltrinelli, Milano, 1983.

Egan SJ, Wade TD, Shafran R. Perfectionism as a transdiagnostic process: a clinical review. Clinical Psychology Review. 2011; 31(2): 203–12.

Sherry, SB, Kehayes, IL, Vidovic, V, Smith, M, Saklofske, DH. Are perfectionism dimensions risk factors for bulimic symptoms? A meta-analysis of longitudinal studies. Personality and Individual Differences. 2019; 138 (1): 117-125.

Steele A, Corsini N, Wade TD. The interaction of perfectionism, perceived weight status, and self-esteem to predict bulimic symptoms: the role of “benign” perfectionism. Behaviour Research and Therapy. 2007; 45(7), 1647–55. 

 

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