Meccanismi di difesa: quali sono e come si differenziano

I meccanismi di difesa sono strumenti con i quali l’Io si protegge dai desideri eccessivi e inadeguati che provengono dall’Es. Sono di diversa natura, vediamo in cosa si differenziano

Meccanismi di difesa: quali sono e come si differenziano

I meccanismi di difesa dell’Io sono delle modalità attraverso cui l’individuo si protegge dal dolore e dal disagio che si sviluppa in seguito a delle pulsioni ritenute pericolose.

Il loro funzionamento è stato teorizzato all’interno dell’ambito psicanalitico e nasce dalla prospettiva freudiana e dalla descrizione delle istanze che governano la mente.

 

Meccanismi di difesa e istanze freudiane

Per comprendere il funzionamento dei meccanismi di difesa occorre prima dare uno sguardo all’architettura della mente, così come la descrive Freud, il quale ne descrive tre grandi protagonisti: Es, Io e Super-Io.

L’Es è la sede delle pulsioni, gli istinti primordiali, tutti quei desideri che vorremmo fossero soddisfatti interamente ed immediatamente.

Il Super-Io è una sorta di guardiano, l’Istanza che sovrintende il rispetto delle regole sociali, educative e che ci spinge a frenare i nostri impulsi.

L’Io si situa nel mezzo, è l’istanza che ha a che fare con la realtà e che continuamente deve mediare tra le richieste del mondo reale, i limiti imposti dal Super-Io e le pulsioni libidiche.

I meccanismi di difesa entrano in gioco quando le pulsioni sono troppo intense o fanno riferimento a desideri inaccettabili dalla società o dall’individuo stesso e quindi occorre occultarli. La persona deve difendersi dai suoi stessi desideri.

Ci sono innumerevoli meccanismi che agiscono spesso insieme per fronteggiare la minaccia. La loro presenza non è necessariamente indice di patologia, ma possono essere il segnale di una personalità problematica.

 

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Nevrosi, psicosi e meccanismi difensivi

Secondo Freud ognuno di noi presenta dei meccanismi di difesa, ma la scelta di quali emergono in ciascuno di noi dipende da alcuni fattori: il temperamento, le difese dei propri genitori, i meccanismi difensivi che in qualche modo sono stati “rinforzati” dall’educazione e le problematiche infantili.

Nei casi di disagio psicologico, i meccanismi difensivi cambiano in base al proprio stato patologico:

  • Nevrosi: quando ci sono delle nevrosi in atto (ma anche nel loro farsi) le difese cercano di contenere l’ansia o altri stati emotivi molto intensi. Tipicamente si può assistere alla rimozione (cancellazione di un evento o di un pensiero dalla sfera cosciente), alla formazione reattiva (una pulsione viene nascosta da un desiderio o un comportamento cosciente del tutto opposto) o all’intellettualizzazione (un evento fortemente emotivo viene trattato in modo del tutto anaffettivo).
  • Psicosi: i meccanismi di difesa attivi in caso di psicosi sono quelli che compromettono il rapporto con la realtà generando un allontanamento (negazioni, allucinazioni, ecc)
  • Borderline: nei casi borderline emergono i meccanismi di difesa più primitivi che agiscono sulla struttura dell’Io. In questo caso la difficoltà è quella di gestire le relazioni affettive; di questo insieme fanno parte l’idealizzazione (il soggetto non riesce a riconoscere l’ambivalenza buono/cattivo) o la proiezione (spostamento all’esterno di un desiderio proprio).

Un’ultima precisazione riguarda la natura dei meccanismi di difesa: si distinguono in primari e secondati. I primi nascono e si strutturano durante l’infanzia, mentre i secondi sono più evoluti e più legati anche al linguaggio.

 

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