La biblioterapia: leggere per pensare

La biblioterapia è una metodologia impiegata con finalità terapeutiche, educative e di crescita personale che utilizza il libro e la lettura come strumento di riflessione, socializzazione e maturazione psicologica. Dai manuali di self help a testi più propriamente letterari come romanzi, saggi o poesie; i libri, se opportunamente scelti, possono rivelarsi compagni di viaggio inestimabili grazie ai quali accedere a nuove prospettive da cui guardare e pesare a sé stessi.

La biblioterapia: leggere per pensare

Si chiama biblioterapia ed è ormai diffusa in molti paesi dell’Europa e degli Stati Uniti; si tratta di una metodologia utilizzata in vari contesti e relazioni d’aiuto – non soltanto e non necessariamente psicoterapeutici – che mira a promuovere la salute e il benessere psicologico della persona mediante la lettura di libri opportunamente scelti e consigliati dall’operatore.

 

La nascita della biblioterapia

La biblioterapia nasce negli anni ’30 ad opera dello psichiatra americano William Menninger che per primo adottò questa tecnica nel contesto ospedaliero prescrivendo ai pazienti psichiatrici della clinica in cui lavorava la lettura di romanzi opportunamente scelti in base ai vari disturbi psichici.

Da allora la biblioterapia si è diffusa sia negli Stati Uniti che in Europa non solo come tecnica propriamente psicoterapeutica, ma anche come strumento psicoeducativo, di auto-aiuto e crescita personale adottato e applicato in vari contesti.

 

Il libro come specchio e oggetto di riflessione condivisa

Il meccanismo psicologico fondamentale sul quale si fonda il potenziale valore “terapeutico” di un testo narrativo è quello dell’identificazione del lettore con le vicende, emozioni e pensieri dei personaggi; in tal modo egli può accedere a quelle parti in ombra o problematiche di sé attraverso una trama narrativa che le renda pensabili e comunicabili stimolando le proprie capacità empatiche e riflessive.

Un secondo elemento peculiare della biblioterapia è la dimensione relazionale: un libro è potenzialmente “terapeutico” non solo per l’appropriatezza dei suoi contenuti rispetto al malessere della persona, ma anche perché ciò che la sua lettura suscita è oggetto di riflessione condivisa fra utente e operatore.

 

Leggere ad alta voce fa bene, ma perché?

 

Biblioterapia e psicoterapia

In ambito specificatamente psicoterapeutico la biblioterapia è impiegata o direttamente in seduta con la lettura di un racconto o parte di libro, o prescrivendo al paziente, come un compito a casa, la lettura di un libro (romanzi, poesie o altri testi narrativi) di cui si parlerà successivamente, tecnica, questa, diffusa nelle psicoterapie ad orientamento cognitivo-comportamentale.

La biblioterapia, in tal senso è ritenuta particolarmente indicata per disturbi d’ansia, depressione, problemi alimentari o di natura psicosessuale.

 

Gruppi di lettura e di auto-aiuto

La biblioterapia è utilizzata anche in contesti non psicoterapeutici come strumento di psicoeducazione, auto aiuto e crescita personale integrando, nelle letture consigliate, anche libri e manuali di self help, testi a carattere informativo e divulgativo su specifiche problematiche e le modalità di gestione delle stesse (life skills, problem solving etc.).

In particolare nell’ambito di gruppi di auto aiuto e gruppi di lettura (come quelli attivati in alcuni contesti carcerari) la biblioterapia assume un’importante funzione di socializzazione permettendo di condividere la propria esperienza e parlare di sé attraverso ciò che il testo narrativo suscita in ogni partecipante.

 

Leggere aiuta i ragazzi nella crescita

 

Immagine | kshelton