Creatività e psicoanalisi

Il rapporto fra creatività e psicoanalisi è stato più volte oggetto di riflessione di vari autori, ora per esplorare e comprendere le dinamiche del pensiero creativo in quanto tale, ora per interrogarsi sul ruolo di tale facoltà della mente nello stesso lavoro dell’analista così improntato all’uso di immagini, sogni, metafore e miti. La creatività è espressione di un’energia psichica sana e libera da conflitti attraverso la quale recuperare la profondità del proprio essere.

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Creatività e psicoanalisi: a tal proposito può essere utile sfatare una credenza che è spesso presente nel senso comune; l’atto creativo e l’opera artistica non traggono origine dalla nevrosi e dalla malattia mentale dell’artista – come osserva Aldo Carotenuto – ma hanno valore di per sé stesse ed esprimono, semmai, quanto di sano e di fecondo esiste nella sua interiorità nel rapportarsi all’esperienza mediante un atto sintetico e simbolico e non un sintomo distruttivo.

 

 

Creatività e psicoanalisi: di cosa si tratta

Ma cos’è la creatività? Secondo le neuroscienze e la psicologia generale, essa costituisce una facoltà del pensiero connessa con il funzionamento dell’emisfero destro del nostro cervello che, a differenza del sinistro, improntato ad uno stile di pensiero logico-razionale, analitico e procedurale, funziona attraverso un approccio globale e sintetico ai problemi individuando nuove connessioni e nuove soluzioni.

 

 

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Creatività e psicoanalisi: Freud e la psicoanalisi

Per Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, l’atto creativo, che trova la sua massima espressione nell’opera d’arte, è il risultato di un processo di mediazione fra richieste e vincoli della realtà esterna e esigenze e desideri interni che, non potendo trovare immediata gratificazione, verrebbero “sublimati” - ovverosia spostati e soddisfatti diversamente - attraverso l’atto creativo invece di dar luogo a sintomatologie e disagi psichici.

 

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Creatività e psicoanalisi: Jung e la psicologia analitica

Più ampia è la visione di Carl Gustav Jung e della psicologia analitica che, poggiando sul presupposto dell’esistenza di un inconscio collettivo e dei suoi simboli attualizzanti nella psiche, considera la creatività una della massime funzioni sintetiche della psiche mediante la quale è possibile sfruttare tutte le facoltà della mente (intuizione, intelletto, sentimento e percezione) e integrare le energie e le forze opposte che la animano per condurla verso l’individuazione e la realizzazione del sé.

 

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Creatività e psicoanalisi: la pratica analitica

Creatività e psicoanalisi si incontrano, a opinione di molti, anche nello studio dell’analista: la creatività è talmente connessa alle immagini simboliche e alle forze sintetiche e generatrici della psiche che l’analisi, quale processo di sviluppo e crescita interiore, non potrà che attingere anche dai contenuti figurativi, simbolici e affettivi emergenti dai sogni e dalla fantasia.