Intelligenza: non ci sono più i sessantenni di una volta

Secondo uno studio americano, gli over 60 di oggi nati nel Dopoguerra avrebbero prestazioni cognitive inferiori a quelle dei loro coetanei delle precedenti generazioni. Dobbiamo preoccuparci?

Sessanteni meno svegli

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È sconcertante rilevare un declino cognitivo così evidente tra i baby boomers già dai 50 o 54 anni…” Questo il commento di Hui Zheng, professore di sociologia alla The Ohio State University e autore dello studio per The Journals of Gerontology. I sessantenni di oggi dovrebbero dunque preoccuparsi?

 

I sessantenni non sono tutti uguali…

Zheng ha svolto la sua indagine utilizzando i dati di un campione di più di 30.000 adulti reclutati per l’Health and Retirement Study 1996-2014, un’indagine sullo stato di salute delle persone in fase di pre-pensionamento

 

Al fine di valutare il cambiamento delle prestazioni cognitive e l’incidenza della demenza nell’età senile, nel corso degli anni alle persone del campione sono state somministrate alcune batterie di test per valutare le loro funzioni cognitive. Questo ha consentito di effettuare dei confronti fra i risultati ottenuti dalle generazioni passate e quelle attuali. 

Tre le fasce generazionali poste a confronto:

  • la “greatest generation” (nati fra il 1890 e il 1923);
  • la “generazione della guerra” (nati fra il 1942 e il 1947)
  • i “baby boomers” (nati fra il 1948 e il 1959).

 

Le prestazioni cognitive sembrano essere migliorate progressivamente nel corso dei decenni fino alla seconda generazione presa in esame (cui corrispondono coloro che erano over 50 negli anni ’90) per poi registrare un calo con l’ultima generazione corrispondente a coloro che attualmente si trovano nell’età del pre-pensionamento.
 

Cause del declino cognitivo

Secondo Hui Zheng i motivi di questo calo nelle capacità cognitive nelle persone che oggi entrano della terza età  – evidentemente indipendente da condizioni economiche e di igiene pubblica dato l’indubbio aumento del benessere e della sicurezza materiale avvenuto negli ultimi decenni – risiederebbe in fattori in parte sociali, in parte legati a determinate vulnerabilità di salute fisica e mentale delle ultime generazioni.

 

A suo parere, questi i fattori che potrebbero contribuire al rallentamento cognitivo testimoniato dai dati da lui raccolti:

  • solitudine e depressione
  • obesità e sedentarietà
  • maggior rischio di incorrere in patologie come ipertensione, diabete e malattie cardiache.
     

Terza età e modernità liquida

Nell’era della liquidità post-moderna, dove i tradizionali punti di riferimento sociali – come il posto di lavoro, il matrimonio o la fede religiosa – sono diventati sempre più “fluidi” (Bauman, 2002; 2006), è stato osservato come si sia assistito anche ad un mutamento del disagio psicologico portato ai professionisti della salute mentale (Mc Williams, 1999). 

 

Le persone di oggi non hanno già a priori un loro posto nel mondo, ma possono/devono costruire autonomamente la propria identità, scegliere i propri valori e la strada da seguire. Nessun legame, né affettivo né lavorativo, sembra così stabile e scontato come una volta e più che con problemi di conflitto fra desideri individuali e aspettative collettive, le persone oggi sembrano confrontarsi con vissuti di vuoto, smarrimento, difficoltà a fare scelte, crisi/fragilità dell’identità.  

 

I beni voluttuari, come alcol, tabacco, junk food o acquisti online sono alla portata di tutti come mezzi, sapientemente venduti dalle industrie del marketing, per anestetizzare le menti e offrire soluzioni “immediate” che forniscano distrazione e sollievo da qualsiasi turbamento (Recalcati, 2016). Non sorprende che in questo quadro potrebbero risentirne anche le prestazioni cognitive (oltretutto ormai così grandemente modificate e condizionate dalle nuove tecnologie): che ci sia davvero bisogno di nuovi strumenti di misurazione e nuove categorie per studiare le psicologie “liquide”?

 

Bibliografia
Bauman, Z. (2000). Modernità liquida, trad. it. Laterza, Bari, 2002.
Bauman, Z. (2006). Paura liquida, trad. it. Laterza, Bari, 2009.
McWilliams N. (1999), Il caso clinico. Dal colloquio alla diagnosi, trad. it. Cortina, Milano, 2002.
Recalcati M. (2016). Incontrare l’assenza. Il trauma della perdita e la sua soggettivazione, Asmepa, Bentivoglio (BO).
Zhen H. (20020). A New Look at Cohort Trend and Underlying Mechanisms in Cognitive Functioning, The Journals of Gerontology, Series B, gbaa107.