Il nostro quoziente intellettivo si sta riducendo?

Il Qi medio secondo alcune ricerche è in forte calo e le cause sono attribuibili al cambiamento di istruzione, dei modelli educativi e all'insorgere di una società che mostra modelli di facile accesso al successo riducendo capacità di ragionamento, creatività e problem solving. Ma è realmente così?

Il nostro quoziente intellettivo si sta riducendo?

Il termine quoziente intellettivo è diventato di uso comune e sempre più spesso spopolano sul web notizie scarsamente verificate rispetto alla sua natura e alla possibile influenza da parte di particolari stili di vita e condotte.

Tra gli esperti viene definito come il rapporto tra età mentale ed età cronologica (moltiplicato per 100) e indica il livello cognitivo di un individuo rispetto a parametri medi, quindi il livello di intelligenza. È una caratteristica tendenzialmente stabile nel corso della vita, seppur risenta di condizioni di vita, stimoli, esperienze, contesto famigliare e altri fattori.

Oltre allo studio dei cambiamenti dei livelli di intelligenza nel corso della vita, gli studiosi si sono chiesti cosa accada nei passaggi generazionali, con risultati nel tempo molto diversi. Possiamo dire opposti.

 

Quoziente d'intelligenza ed Effetto Flynn

Il neozelandese James R. Flynn in uno studio condotto negli anni ’80 ha dimostrato che nella prima metà del secolo scorso si ha avuto un aumento costante dei livelli di quoziente intellettivo medio nella popolazione. Questo effetto, detto “Effetto Flynn”, contrastava la tendenza popolare a pensare le nuove generazioni meno intelligenti delle precedenti.

Questo aumento vede una crescita di 3-4 punti ogni dieci anni fino ad un picco di 8 punti ne Paesi nordici.

Le spiegazioni date dallo studioso furono un miglioramento dello stile di vita, dei livelli di istruzione, della migliore l’alimentazione e quindi benessere, della minore numerosità delle famiglie che permise una maggiore attenzione all’educazione dei figli e ad altri fattori di carattere sociale e di benessere.

Ricerche successive si spinsero addirittura ad attribuire merito alle nuove tecnologie e sistemi di informatizzazione. Una maggiore stimolazione e una possibilità di accedere rapidamente alle informazioni sembra accrescere conoscenza ma anche la capacità di ragionamento e di discriminazione delle nozioni, pianificazione, organizzazione, decison making e creatività. Tutte componenti dell’intelligenza.

I dati incoraggianti fanno pensare ad un aumento esponenziale e costante dell’intelligenza nel tempo. Ma è davvero così?

 

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Quoziente d'intelligenza: Effetto Flynn e la fine del volo verso l’alto

L’aumento esponenziale dei livelli di intelligenza sembra essere già cessato, assistendo al contrario ad un calo dei livelli medi nel corso delle ultime generazioni.

A confermare quanto già altre ricerche avevano affermato uno studio condotto in Norvegia da Bratsberga e Rogeberga (2018). I ricercatori hanno valutato i livelli di quoziente intellettivo di 730 mila militari di 18 e 19 anni dividendo quelli nati prima del 1975 e quelli dopo e osservando un calo di almeno sette punti nel quoziente intellettivo in ragazzi nati nel secondo periodo.

Ciò è vero anche all’interno di singole famiglie dove i Secondo gli studi delle università tedesche di Leipzig e Meinz (e pubblicati su PNAS), i figli minori mostrano livelli di intelligenza più bassi, pertanto è possibile ipotizzare che non vi siano solo cause genetiche e di immigrazione alla base di questa riduzione. Differentemente da quanto rilevato da altri studiosi.

L’aumento evidenziato da Flynn viene in parte messo in discussione e in parte considerato esito di fattori di cambiamento culturale e di stile di vita che hanno avuto impatto sull’istruzione, abilità di ragionamento e sul funzionamento intellettivo generale che tuttavia, come ogni novità, è andato a scemare e a stabilizzarsi nel tempo.

 

Quoziente d'intelligenza: Effetto anti-Flynn

Le cause alla base del crollo dei livelli di quoziente intellettivo secondo i ricercatori norvegesi sono una conseguenza del cambiamento dello stile di vita che vede un mutamento dei modelli di istruzioni e delle istituzioni scolastiche, un cambiamento del contesto famigliare e una preferenza dei videogames alla lettura di un libro.

La maggior parte di videogames infatti non permette una reale messa in campo di processi di ragionamento e problem solving per giungere alla soluzione ma una semplice memorizzazione di risposte corrette per continui tentativi e possibilità. Insomma non favoriscono uno sviluppo del pensiero al pari della lettura.

Ad accrescere le difficoltà, i ritmi sempre più frenetici della società odierna che riducono le attenzioni genitoriali all’educazione dei figli. Minore varietà di stimoli che favoriscono la messa in campo di abilità di ragionamento, pianificazione, organizzazione, manipolazione di materiale differente, fatica e  possibilità di sbagliare e poi cercare una soluzione, riducono lo sviluppo di abilità intellettive fondamentali.

Tuttavia, nel calo registrato è bene far riferimento anche ai test di intelligenza utilizzati, forse poco adatti a cogliere gli aspetti salienti del funzionamento intellettivo delle nuove generazioni e dei tempi moderni.

Oggi, infatti, prende piede quelle che è definita “intelligenza fluida” capace di trovare nuove connessioni tra elementi, utilizzare in modo creativo il materiale e spaziare rapidamente da un sistema all’altro al fine di adattarsi ad una realtà in continuo mutamento. Un po’ quanto è permesso nel web in cui si ha una rapida esplorazione superficiale della realtà per catturare le informazioni necessarie.

Tutto questo è poco osservabile direttamente dai test intellettivi e quindi bisognerebbe applicare un cambiamento nel modo di interpretarli e nell’utilizzo dei dati, andando oltre al numero.

Quindi è bene chiedersi se il quoziente intellettivo stia veramente diminuendo o se solamente è in atto un cambio nel funzionamento cognitivo che test di intelligenza ma anche la società non sono ancora in grado di cogliere e forse nemmeno accettare.

 

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