L'influenza delle nuove tecnologie sul cervello

McLuhan sosteneva che il medium influenza il modo di pensare e che l'ascesa di Internet sia stato un cambiamento culturale dai risvolti più ampi di quelli che potessimo pensare. Ma cosa accade a livello cerebrale? Nuovi studi svelano l'influenza delle Nuove Tecnologie direttamente sul cervello.

L'influenza delle nuove tecnologie sul cervello

Quando durante i percorsi formativi parlo della pervasività del mobile e di Internet nelle attività quotidiane, spesso, qualcuno sottolinea il timore di essere troppo dipendenti da quest'ultime.

Se lasciamo il telefono a casa dobbiamo assolutamente tornare a prenderlo; se abbiamo un dubbio lo sveliamo in Rete, le ultime novità le raccontiamo sui social e così via.

Ma abbiamo realmente perso tante capacità influenzando l'evoluzione delle nostre strutture cerebrali? Le Nuove Tecnologie possono influire direttamente sul cervello?

 

L'evoluzione del cervello

Indubbiamente le strutture cerebrali sono frutto di un percorso di sviluppo e adattamento alla realtà e oggi si trovano a dover fronteggiare dei cambiamenti dai ritmi velocissimi.

Probabilmente occorrerebbe più tempo per adattarsi alle novità, ma siamo sicuri che siano davvero contro-natura nonostante la facilità con cui le usiamo? Non è forse più una questione di non abbandonare i vecchi percorsi di pensiero e cercare ogni tanto di orientarsi alla vecchia maniera, ad esempio? L'evoluzione del cervello non è interrotta, forse occorre riflettere maggiormente sul tipo di ambiente cui ci vogliamo adattare.

 

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La corteccia somatosensoriale

I primi effetti di questi cambiamenti cominciano ad essere studiati da chi si occupa di neurobiologia. Arko Ghosh, neuroscienziato, ha guidato uno studio presso l'Università svizzera di Zurigo sull'impatto della tecnologia Touchscreen sulla corteccia somatosensoriale.

I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: il primo (26 soggetti) doveva usare uno smartphone, mentre ai restanti 11 veniva dato un telefono con la tastiera "classica".

Per i primi si rileva una maggiore attivazione della corteccia somatosensoriale associata alla punta delle dita (una maggiore attivazione di un circuito neurale porta ad un miglioramento delle sue prestazioni).

Questi cambiamenti possono essere apportati dalla semplice routine quotidiana. Ghosh infatti sottolinea delle differenze interindividuali a seconda della quantità di uso quotidiana del touchscreen da parte dei singoli soggetti.

Vorrei sottolineare come la scoperta non attribuisca, a priori, un effetto negativo o positivo a tale impatto, ma semplicemente evidenzia come una tecnologia da poco entrata nella nostra società possa apportare degli effetti al nostro cervello.

 

Cosa cambia nell'apprendimento?

La domanda successiva che possiamo porci a questo punto riguarda i cambiamenti che possono subire dei cervelli infantili che sin dall'inizio hanno a che fare con queste tecnologie.

In effetti il cervello è l'organo che giunge per ultimo a piena maturazione perché continua a modificarsi fino all'adolescenza ed è impensabile che in questo lasso di tempo non impari dalla realtà con cui ha a che fare. Prima di fare ulteriori considerazioni occorre però distinguere l'uso di tecnologie quali il computer o il touchscreen dalla frequentazione a scopi didattici di un ambiente quale internet.

Gli studiosi del Cohen Medical Center hanno indagato gli effetti della tecnologia touchscreen in bambini di 65 coppie. I genitori in questione hanno permesso l'accesso a questa tecnologia ai loro figli a 11 mesi per circa 17 minuti per attività educative: guardare show o applicazioni con giochi educativi.

Questa attività pur avendo lo scopo di facilitare l'apprendimento pare aver interferito con lo sviluppo del linguaggio che si è manifestato in ritardo. Secondo il coordinatore Ruth Milanaik il problema non risiede tanto nell'uso di questi strumenti, ma nella sostituzione delle attività "normali" (come parlare al proprio bambino e farlo partecipare alle conversazioni) che costituiscono un background fondamentale.

Da questa breve rassegna emerge quindi tutta la plasticità del cervello ad imparare percorsi di apprendimento nuovi, sebbene sarebbe meglio allenare anche i vecchi!


 

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