Utilizzare le tecnologie a scuola secondo la pedagogia Montessori

Più che di DaD, secondo lo scienziato visuale Mario Valle è il caso di parlare di Didattica d'emergenza: insegnanti e famiglie hanno fatto il possibile per non trascurare l'apprendimento, ma ciascuno affidandosi alla proprie (e diverse) possibilità. Come ripensare, allora, a un corretto uso della tecnologia a scuola?

La tecnologia a scuola secondo il Metodo Montessori

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Presi alla sprovvista da oltre un anno. Così insegnanti, famiglie, ma soprattutto bambini e ragazzi, hanno alternato momenti di lezione in presenza a didattica a distanza, mista, integrata, all’aperto - fino all’ipotesi diventata allettante per diversi genitori di avventurarsi nell’homeschooling – in ottemperanza alle disposizioni istituzionali per il contenimento dei contagi da Covid19 con l’obiettivo di non rinunciare al diritto fondamentale allo studio e preservare la sicurezza di tutta la popolazione scolastica durante i picchi di avanzamento dell’epidemia nel corso di questi lunghi mesi.

 

La didattica a distanza ha rivelato nel tempo limiti e opportunità finora sconosciuti in quanto la sua introduzione ha saltato ogni pianificazione o graduale inserimento programmato. Mario Valle, Scienziato visuale per il Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS) e Presidente dell’associazione Montessori Scuola Pubblica, parla di didattica d’emergenza quando si riferisce a quella porzione di mondo scolastico che ha fatto tutto quel che poteva per fare scuola con gli strumenti, la rete e la velocità di navigazione che aveva a disposizione. 

 

Ma la tecnologia non è la soluzione, e soprattutto l’apprendimento è una faccenda complessa.

 

La scuola come ambiente sociale

“Lo psicologo e pedagogista John Dewey affermava che la scuola è innanzitutto un ambiente sociale, il primo al di fuori della famiglia – premette Valle –. La mancanza di questo aspetto toglie l’essenza della scuola fatta anche di lavoro di gruppo, di collaborazione, della creazione di modelli mentali e di immaginazione. Nella discussione sui temi dell’istruzione in quest’anno ci si è chiesti poco se un tale modo di intendere la scuola sia positivo o negativo per i ragazzi.

 

Nel caso dei più piccoli, la scuola non è un luogo di addestramento a un lavoro o a una attività, è il luogo del crescere e dove i bambini nascono come esseri sociali e ancora alle scuole medie sono neonati sociali perché in questa fascia d’età imparano a interagire e a crearsi un posto nella società. L’apprendimento a distanza questo non può farlo. 

 

Le videolezioni possono essere anche fatte nel modo migliore possibile, ma mancano due cose: la vita scolastica fatta di relazioni e condivisione e l’assenza di mamma e papà. Ancora, manca di riconoscere il significato del linguaggio del corpo e questi aspetti non accademici che forse, in futuro, sapranno essere considerati ma per ora non lo sono”. 

 

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Tecnologia a scuola e didattica a distanza

“Il consiglio iniziale è di non mettere i bambini davanti a uno schermo prima dei 6-8 anni – spiega l’esperto -–. Ci sono motivi neurologici per cui fino, ad esempio, almeno fino ai 3 anni, le esperienze fondamentali del bambino non prevedono nessuna forma di tecnologia, ma al contrario hanno bisogno di movimento, di uso delle mani e della parola.

 

Franco Lorenzoni ha scritto un appello per tenere i bambini lontano dagli schermi fino ai 6-8 anni perché a quell’età l’individuo acquisisce l’astrazione e inizia a comprendere che quello che c’è nella sua mente è diverso da quello che c’è intorno a lui. Se non è acquisita questa chiarezza c’è un problema. Per esempio, con gli assistenti vocali, è stato studiato, il bambino non ha chiarissimo cosa si trova davanti e anzi, una ricerca ha stimato che il bambino tende a seguire di più le indicazioni e le richieste
dell’assistente vocale rispetto a quelle di un adulto. Questo dovrebbe già farci pensare.

 

Non è segno di maggior intelligenza saper usare un tablet in tenera età, perché lo strumento è stato pensato per essere semplice, veloce, intuitivo attivando una reazione pavloviana di stimolo-risposta. Il tablet e smartphone sono pensati proprio per essere semplici e per fare guadagnare tempo a noi adulti ma i bambini hanno bisogno di scoprire a cosa serve un oggetto.

 

È sbagliato anche dire no, mai alle tecnologie: dalla fine della primaria in poi hanno senso a scuola se utilizzate come si deve. Maria Montessori scrisse che gli “ausili meccanici” nelle scuole del futuro, cioè le tecnologie, avranno un ruolo importante ma la tecnologia non sarà la totalità dell’educazione. Questo è il punto da tenere presente. Nella scuola dell’infanzia, primaria media e ancora al liceo gli studenti sono in formazione e stanno mettendo le basi di quello che saranno nel futuro.

 

Anche Steve Jobs in una intervista dichiarò che alla scuola possono
servire i computer sì, ma serve soprattutto suscitare curiosità e interesse, ciò che le macchine ancora non sono in grado di darci”.

 

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Tecnologia a scuola, possibili attività

"L’obiettivo deve essere l’educazione e l’apprendimento ed è lì che l’insegnante deve trovare la maniera di utilizzare la tecnologia verso questo fine - prosegue lo scienziato visuale -. Un’attività di programmazione o coding devono contribuire a tirar fuori l’immaginazione, la fantasia e l’intuizione degli studenti, non sono attività fini a se stesse e la soluzione non sta nell’uso della tecnologia: un conto è saper programmare, un conto è saper strutturare e risolvere un problema.  Ad esempio: 

  • Fare una ricerca su un tema specifico: si può utilizzare Google ma si può riccorrere ad altri supporti ed evitare il "copia e incolla". Cercare un'informazione sapendo discerenere tra le fonti e riconoscere quelle attendibili è un esercizio che tornerà utile anche da adulti.
  • Scoprire il significato delle parole: l'insegnante può raccogliere i termini nuovi che si incontrano in classe e poi chiedere agli alunni di trovare ciascuno la definizione e il senso di ciascuna parola così che tra allievi ci si possa spiegare gli uni agli altri concetti inediti e apprenderne dai compagni. Anche in questo caso è interessante scoprire come i ragazzi reperiscono le informazioni di cui hanno bidsogno.
  • Quando si pensa al Metodo Montessori si pensa subito ai materiali, ma c'è di più: una maestra ha presentato ai bambini gli elementi che compongono un computer scomposti tra loro e proposti su vassoi a libera disposizione dei bambini, il software era riposto in un cofanetto pregiato, a rimarcare che il cuore di questo device è una parte piccolissima. Ai bambini la capacità e l'immmaginazione di ipotizzare il funzionamento e la relazione tra questi componenti.
  • Scrivere e prendere apputi a mano. E' dimostrato che ciò che si è scritto a mano o - anche se con minore efficacia - scritto a stilo su tablet, permette di ricordare bene e meglio. Questa attività è preferibile al battere sulla tastiera.

 

Metodo Montessori e tecnologia a scuola

“La scuola Montessori non è soltanto approccio ai materiali – chiarisce Mario Valle –. Qui i bambini sono liberi di scegliere: l’insegnante guida, ascolta e cerca di mettere a disposizione quello che può interessare. Mette a disposizione una tavola imbandita in cui i bambini scelgono quello di cui hanno intellettualmente bisogno in quel momento.

 

Il ruolo dell’insegnante è importante perché media l’utilizzo della tecnologia. Montessori ha insistito tanto affinché l’insegnante cambi la sua vita imparando a non essere il centro del mondo, ma mettendo al centro i bambini. Noi adulti, ancora, come ci rapportiamo con la tecnologia? Questo nostro atteggiamento è trasmesso ai figli: inutile dire agli altri di non passare tempo al pc se si sta al cellulare tutto il giorno.

 

Nel nostro cervello i neuroni del sistema specchio simulano internamente quello che vediamo nel movimento degli altri e reagiscono indipendentemente dalla razionalità. Immaginazione e creatività sono importanti perché se mi limito a insegnare il coding come materia per imparare a programmare, quello che produrrò saranno ottimi manovali informatici ma non innovatori che inventeranno, magari, il prossimo Facebook.

 

Occorre giocare con le idee e non giocare sulla tastiera. Noi insegniamo ma gli innovatori sono coloro quelli seduti di fronte a noi”.

 

Approfondimenti

  • "La pedagogia Montessori e le nuove tecnologie", Mario Valle, Il leone verde edizioni, 2017.
  • "Le tecnologie digitali in famiglia. Nemiche o alleate? Un approccio Montessori". Mario Valle, Il leone verde edizioni, 2021.
  • http://mariovalle.name/montessori/