Misandria: donne che odiano gli uomini

Se il termine misogino ha larga diffusione, soprattutto a causa di orribili vicende di cronaca, il suo opposto è decisamente desueto: misandria.

Misandria: donne che odiano gli uomini

La misandria indica l’avversione delle donne (ma non solo) per i soggetti di sesso maschile che sfiora l’odio.

Non bisogna confondere la misandria con la tendenza ad avere paura degli uomini o ad avere una relazione stabile. Non si tratta tanto di un disturbo affettivo quanto di una vera e propria insofferenza per il maschile.

 

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Odio e violenza

Come nel caso della misoginia, anche la misandria si associa al tema della violenza. Nonostante i numeri siano inferiori  ci sono casi di violenza sugli uomini ad opera di donne.

La violenza di manifesta più sottoforma di molestie e abusi psicologici che non di aggressioni fisiche, ma questo non la rende meno grave.

La rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza ha stimato che nel 2012 ci siano stati 3,8 milioni di uomini vittime di violenza sessuale e 2 milioni e mezzo di persecuzioni.

La violenza domestica contro gli uomini può essere scatenata da una forma latente di misandria? Come nel caso della violenza sulle donne i fattori in gioco sono molteplici, ma raramente un persecutore è tale nei confronti di una persona specifica.

Sicuramente una donna maltrattante sa avvicinarsi all’uomo che subirà un tale atteggiamento e lui a sua volta sarà attratto da una partner “forte”. 

In una sorta di compensazione malsana vittima e persecutore si riconoscono e si completano e anche per l’uomo inizia così un calvario in crescendo fatto di ingiurie, controllo e anche violenza fisica.

 

Perché non se ne parla

La violenza è violenza ed è sbagliata, quindi occorre domandarsi perché esista un fenomeno sommerso così vasto che vede uomini vittime di abusi psicologici, violenza economica e stalking.

Il primo blocco è di natura culturale: se una donna non parla perché si sente colpevole (istigatrice anche della violenza subita) , un uomo può faticare ad accettare se stesso come vittima e ad essere visto come tale.

Non solo la violenza, ma anche lo sguardo altrui può diventare una minaccia della sua mascolinità.

Secondo Adnkronos il secondo ostacolo è dato dalla mancanza di strutture adeguate che diano assistenza: in Italia ce ne sono due: il centro Ankyra di Milano e il Ceav di Vicenza.

La terza possibile risposta, la più pericolosa è che il soggetto in questione reputi normale e giusto (me lo merito) essere trattati in questo modo. In questo caso il primo e più difficile passo sarà quello di riconoscersi vittima.


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