Tocofobia: quando la paura del parto è patologica

Per alcune donne il parto può diventare fonte di paura talmente intensa da raggiungere dimensioni fobiche. La tocofobia può avere gravi conseguenze se non adeguatamente trattata con la psicoterapia e mirati interventi psicoeducazionali.

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L’etimologia del termine, tocofobia, deriva dal greco: tokos (parto) e fobos (paura). Sebbene paure e preoccupazioni riguardo al parto possano essere piuttosto diffuse fra le donne in gravidanza, in alcune di esse, sia primipare che non, questa preoccupazione può raggiungere proporzioni fobiche e interferire con la decisione di avere un figlio o con il benessere della donna sia prima che dopo il parto. 

 

È fondamentale che questo disturbo possa essere correttamente compreso, sia dalla donna che dal personale sanitario, affinché si mettano in atto gli interventi più appropriati

 

Se trattata, la tocofobia può essere gestita senza impedire alla donna di vivere la maternità come esperienza positiva e appagante. Diversamente, il parto può rivelarsi un’esperienza letteralmente traumatica cui possono seguire disturbi psicopatologici anche piuttosto severi. 

 

Tocofobia: i fattori predisponenti

Diversi fattori possono contribuire a rendere la donna più vulnerabile alla paura del parto e allo sviluppo di un’ansia di dimensioni fobiche come la tocofobia.

 

I principali elementi predisponenti la tocofobia sono rappresentati, da un lato da vulnerabilità psicopatologiche pregresse/attuali della donna (abusi sessuali, depressione, disturbi alimentari, bassa autostima, ansia patologica); dall’altro da insoddisfazione e problematiche nella relazione di coppia. 

 

Altri fattori sono giovane età, inoccupazione della madre, bassa scolarità e mancata convivenza con il futuro padre del bambino. Oltre a predisposizioni di tipo biologico (aumentata sensibilità e bassa tolleranza al dolore).

 

In letteratura si distinguono differenti forme di tocofobia a seconda di quando e come essa si manifesta nella storia riproduttiva della donna (Hofberg e Brockington, 2000).

 

  • Tocofobia primaria. Può esordire fin dall’adolescenza e condizionare la vita sessuale e riproduttiva della donna che può arrivare a rinunciare del tutto al desiderio di un figlio (serbando sofferenza per questo anche in vecchiaia), interrompere una gravidanza pur desiderata o richiedere il taglio cesareo, a prescindere dall’effettiva necessità clinica, in caso di gravidanza portata a termine.
  • Tocofobia secondaria. Riguarda donne che hanno vissuto precedenti esperienze ostetriche (parti o aborti) di natura traumatica. Tali esperienze possono essersi rivelate oggettivamente critiche da un punto di vista clinico oppure no. Ma è il modo in cui la donna le ha vissute ad averle rese soggettivamente traumatiche: aver cioè sperimentato sensazioni di impotenza, estraniamento (come se “non fossi lì”), vergogna e assenza di supporto, senso di grave minaccia per l’integrità fisica propria o del bambino senza la possibilità di intervenire in alcun modo (Maggioni, 2010). In seguito la donna può presentare un vero e proprio disturbo post traumatico da stress e vivere poi, nell’eventualità di una successiva gravidanza, una paura fobica del parto.
  • Tocofobia secondaria a depressione in gravidanza. In questi casi, la paura fobica del parto compare solo da un certo punto in poi della gravidanza ed è in evidente contraddizione con l’atteggiamento avuto precedentemente dalla donna. In questi casi la tocofobia è un sintomo di un più ampio quadro depressivo all’interno del quale la donna si sente schiacciata dalla sensazione di essere incapace di partorire, dal timore di danneggiare il bambino o di poter andare incontro lei stessa a morte. 

 

Le motivazioni della tocofobia: cosa dicono le donne

Secondo alcuni studi, la paura fobica del parto sarebbe presente nel 6-10% delle donne in gravidanza, queste donne proverebbero un’ansia così intensa da cercare di evitare o rimandare il più possibile la gravidanza e il parto. Le ragioni della tocofobia possono riguardare diverse aree (Corà e Grussu, 2016):

  • Paura del dolore. Si associa spesso a una generalizzata paura di qualunque esperienza dolorosa non di rado in associazione ad un bassa soglia del dolore individuale.
  • Eventi ostetrici negativi vissuti in precedenza. Questa motivazione riguarda coloro che hanno già avuto almeno un primo figlio e che hanno vissuto un parto traumatico. Ma anche quelle donne che hanno vissuto aborti spontanei, IVG, aborti terapeutici o morte perinatale. Condizioni che possono esitare in alcuni casi in veri e propri disturbi post traumatici da stress.
  • Paura di riattualizzazione di eventi traumatici come abusi sessuali o esperienze traumatiche col personale ospedaliero (in Italia, e non solo, si inizia a parlare di violenza ostetrica ).
  • Paura legata alla genitorialità. Può riguardare direttamente la donna riguardo al timore di non sentirsi adeguata nel futuro ruolo di madre.
  • Paure del futuro padre. Se il padre vive un’intensa ansia legata la parto della compagna, questo può interferire non solo con la sua futura paternità, ma con i vissuti di lei.

 

Interventi terapeutici per la tocofobi

Nella maggioranza dei casi, una donna in gravidanza che manifesta una tocofobia richiede di far ricorso al parto cesareo come strategia di evitamento dell’evento temuto (parto naturale), indipendentemente dal fatto che vi siano o meno delle evidenze cliniche che rendano questa modalità indicata (Nieminen et al.,2009).  

 

Si tratta infatti di un’opzione più invasiva che, in assenza di reali necessità, comporta dei rischi comunque maggiori per la donna. D’altra parte, un’elevata ansia nella gestante durante il travaglio e il parto è comprovato che possa aumentare lo stimolo doloroso in una sorta di circolo vizioso che si autorinforza (Casadei, Casadei & Righetti, 2010).

 

Per questo motivo è fondamentale che una donna con forti quote di ansia e tocofobia durante la gravidanza possa avere accesso a tutte le informazioni da parte del personale medico, il supporto educazionale fornito dai corsi preparto e, spesso importantissimo, un sostegno psicologico e psicoterapico. 

 

L’obiettivo è quello di aiutare la futura madre a sperimentare vissuti di padronanza e controllo sulla gravidanza e il parto accettando al contempo gli ineliminabili margini di incertezza che ogni evento nascita porta con sé:

Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscerne la differenza
.”
(Preghiera della serenità – incipit).

 

Bibliografia
Casadei D., Casadei A. & Righetti P.L. (2010).

 

Ansia e gravidanza: il protocollo integrato medico-psicologico in ostetricia, In: P.L. Righetti, Gravidanza e contesti psicopatologici, Franco Angeli, Milano: 42-59.

 

Corà A. & Grussu P. (2016). Paura del parto e tocofobia, In: P. Grussu & A. Bramante (Eds), Manuale di psicopatologia perinatale, Erikson, Trento: 205-239.

 

Hofberg K. & Brockington (2000). Tokophobia: an unreasoning dread of childbirth. A series of 26 cases, British Journal of Psychiatry, 176: 83-85.

 

Maggioni C. (2010). Parto e sindrome post traumatica da stress: correlazioni ed interventi possibili, In: P.L. Righetti, Gravidanza e contesti psicopatologici, Franco Angeli, Milano: 21-41.

 

Nieminen K., Stephansson O. & Ryding E.L. (2009). Women's fear of childbirth and preference for cesarean section--a cross-sectional study at various stages of pregnancy in Sweden, Acta Obstetricia et Gynecologica Scandinavica, 88 (7): 807-13.