Psicologia della separazione

La separazione o il divorzio dei genitori può scatenare vissuti molto forti sia nei coniugi che nei figli. Osserviamo più da vicino cosa succede e gli strumenti che un giudice può adottare per risolvere i conflitti in famiglia

Psicologia della separazione

Psicologia della separazione: i soggetti coinvolti

Quando avviene la separazione o il divorzio tra due genitori, i soggetti che vengono coinvolti da in questo grande cambiamento sono molti. Oltre agli adulti che dovranno modificare tutto il loro stile di vita, saranno i figli a subirne gli effetti sia a breve che a lungo termine. La situazione che vive il bambino, infatti, può essere molto difficile, soprattutto se non viene preparato dai genitori e non gli vengono spiegati i motivi che hanno portato alla rottura del legame coniugale. Il bambino può provare la sensazione di essere abbandonato e questa condizione può essere per lui causa di senso di perdita, di inadeguatezza nel gestire la situazione, ma anche di sentimenti di delusione, rabbia e sensi di colpa.
Molto pericolosa, ad esempio, è la situazione in cui un genitore allontana l’altro adulto dalla vita del figlio gettando cattiva luce sulla sua persona e denigrandolo. Questa sindrome, definita PAS, può avere effetti deleteri per lo sviluppo affettivo del bambino.

 

Psicologia della separazione: la consulenza tecnica d’ufficio (CTU)

È uno strumento a disposizione del giudice il quale può decidere di utilizzarlo nelle situazioni in cui la discordia tra i due ex è molto elevata. In questi casi viene chiamato uno psicologo giuridico al quale viene dato il compito di far luce sulla situazione, definire qual è il problema e scegliere la strategia più opportuna per il benessere del bambino. Alcune tra le soluzioni che possono essere scelte sono quelle illustrate nei paragrafi sottostanti. Il compito affidato a questo esperto è particolarmente arduo perché va a intrecciarsi con i vissuti e le emozioni di tutti i protagonisti della separazione: bambini, genitori e familiari.

 

Psicologia della separazione: la mediazione familiare

Si tratta di un intervento professionale che il giudice può decidere di offrire alla coppia separata per cercare di “salvare il salvabile”. È indicato per coppie nelle quali non c’è un conflitto molto aspro perché, se così fosse, sarebbe inutile tentare una riconciliazione focalizzata sulla comunicazione come la mediazione familiare. Questo mezzo mette a disposizione uno spazio e un tempo ben definito alla presenza di un professionista, il mediatore familiare, che si pone l’obiettivo concreto di far avvenire una riorganizzazione delle relazioni genitoriali tra i due partner ormai separati, facilitando tra loro la ripresa della comunicazione.

 

Psicologia della separazione: gli incontri protetti

In alcune situazioni familiari, purtroppo, la discordia permane per lungo tempo nonostante i vari tentativi di riappacificazione. In questi casi il figlio ha un’unica via percorribile per poter incontrare i propri genitori: vederli all’interno di uno spazio protetto, al di fuori delle mura domestiche. Questo servizio è pensato per rispondere a varie situazioni che possono presentarsi quando due genitori si dividono, ma non vogliono rinunciare al loro diritto di fare il genitore nonostante vari ostacoli.

 

Ecco alcuni esempi:
-    il genitore che non ha la custodia del figlio scompare per lunghi periodi decidendo poi all’improvviso di ricomparire nella vita del minore, anche se a quel punto è considerato di fatto un estraneo;
-    un genitore che ha difficoltà nel far visita al proprio figlio perché ha cambiato abitazione. In questo caso la lontananza geografica non gli permette di avere un luogo dove passare il tempo con lui quando va a trovarlo e questo spazio offre una possibile soluzione;
-    quando i conflitti tra le famiglie sono così accesi e forti da richiedere un contesto protetto dove poter monitorare e intervenire sulla situazione nel caso degeneri.