Ripensare la famiglia con la mediazione familiare

Quando la coppia scoppia (secondo gli ultimi dati a livello nazionale, ogni tre matrimoni celebrati uno finisce con una separazione), la cosa più importante è la tutela dei figli, soprattutto se minori. La mediazione familiare è una delle vie migliori per vedere tutelati i loro diritti, bisogni e interessi

Ripensare la famiglia con la mediazione familiare

Parliamo di mediazione familiare con la dottoressa Cinzia Ardigò, mediatrice familiare socia di AIMEF (Associazione italiana mediatori familiari) e AIMS (Associazione internazionale mediatori sistemici).

 

A chi si rivolge la mediazione familiare?

La mediazione familiare è un aiuto concreto ai padri e alle madri che intendono ripensare in maniera intelligente e costruttiva alla riorganizzazione del ménage familiare destrutturato dalla crisi coniugale e di coppia. La filosofia alla base della mediazione familiare è che le lotte giudiziarie non sono vantaggiose nei conflitti familiari, che farsi la guerra in tribunale sia il modo peggiore e più dannoso per affrontare molte dispute quando in gioco ci sono le relazioni, i legami familiari, un ambito così delicato, e fortemente costellato da affetti e diritti. Perciò la mediazione familiare è auspicabile anche in altre controversie familiari, quali quelle ereditarie, intergenerazionali, o in situazioni di affido e adozioni. Il focus dell’attenzione del mediatore familiare è ancora una volta il legame, quello tra fratelli, tra discendenti, tra stirpi e con la comunità circostante come nel caso delle imprese familiari.

 

Secondo la sua esperienza, quanto è conosciuta la mediazione familiare in Italia?

La mediazione familiare in Italia fa molta fatica a decollare e a ricevere quel necessario riconoscimento sia come forma di aiuto per le famiglie, sia come professione qualificata, utile ed efficace sin da subito, ossia dal momento che le persone si trovano ad averne bisogno. Gli addetti ai lavori, avvocati, giudici non sempre e preventivamente la suggeriscono facendola conoscere come una possibile alternativa alle dispute familiari. Troppe volte invece viene offerta come l’ultimo tentativo possibile solo dopo che gli strumenti giudiziari falliscono riguardo il raggiungimento degli accordi, quando sono già trascorsi anni di lotte nelle aule dei tribunali e con i “figli in attesa di conoscere il proprio destino”, nel frattempo cresciuti. Credo che ci siano ancora molte resistenze, paure, pregiudizi, da parte di alcune categorie professionali, perché sentono la mediazione in concorrenza e non complementare al loro ambito di intervento. Nel corso dell’ultima giornata della mediazione familiare, sia presso una scuola nella provincia di Brescia, sia in una piazza di Milano, sia presso i centri medici in cui lavoro, di qualche centinaio di persone che ho intervistato solo cinque hanno dichiarato di conoscere la mediazione familiare. Ovviamente questa è la mia personale esperienza e perciò molto limitata.

 

Attraverso quali canali arrivano a voi le persone?                    

Per quanto mi riguarda, io ho fatto la scelta di lavorare principalmente presso dei centri medici privati per promuovere la cultura della mediazione nell’ambito della prevenzione dei possibili disagi più gravi derivanti da una disgregazione familiare. Medici di base, pediatri, psicologi, psicoterapeuti, altri specialisti, possono essere un ottimo sistema inviante, poiché rilevano da un altro punto di vista di quello legale, il bisogno delle persone al suo insorgere, perciò se sensibili e d’accordo sulla validità della mediazione, nel suggerirla offrono un valido servizio informativo e orientativo comunque al proprio “paziente” in difficoltà. In un’epoca come la nostra, dominata da conflitti piccoli e grandi che siano, promuovere una cultura della mediazione può rappresentare la modalità più sana per migliorare le relazioni interpersonali invertire e garantire così anche minori sofferenze, e non improbabili danni patologici. Ecco perché sto cercando di promuoverla altresì presso le scuole. Recentemente qualche invio mi è arrivato da avvocati colleghi mediatori. Infine ma non meno importanti, alcuni invii mi sono arrivati col semplice passaparola ovvero da coppie clienti che mi hanno suggerito a loro amici e conoscenti.

 

Qual è il caso più frequente?

Per ora ho fatto diverse esperienze e non posso avere un risultato prevalente. Dalla coppia non coniugata con figli indecisa se separarsi o no a quella che vuole separarsi ma per limiti economici non può farlo, dalla coppia coniugata entrata in crisi e con un forte conflitto per un evento terribile quale la malattia grave del figlio fino alla coppia coniugata con figli che si separa e poi si rimette insieme e nuovamente si separa... Ci sono stati casi di coppie in conflitto con le rispettive famiglie d’origine per questioni ereditarie e gruppi familiari in conflitto per un familiare con gravi problemi psichiatrici e con scelte difficili da prendere per la presa in carico medica. Penso poi a una coppia dove uno dei due genitori aveva gravi problemi di tossicodipendenza, e una famiglia “devastata” dal conflitto sempre aperto tra i due ex coniugi-genitori che nonostante, separazione, divorzio, CTU, CTP, servizi sociali, terapie di coppia, etc. dopo anni di tutto questo, stanno solo ora pensando su indicazione dei loro legali, forse alla mediazione familiare.

 

Quanto può durare un percorso di mediazione familiare?

Dipende da caso a caso. Io propongo quattro incontri iniziali di informazione, consultazione e di verifica con gli interessati per valutare innanzi tutto se la mediazione sarà possibile. A volte infatti non è possibile o non è l’intervento più adatto. Nella mia esperienza nei primi quattro incontri ragiono con le persone e cerco di rispondere alle loro perplessità e dubbi, valutiamo vantaggi, opportunità, rischi, limiti o impossibilità, talvolta altri interventi, e raggiungiamo un “primo ma importantissimo accordo” ossia di iniziare una mediazione familiare, solitamente questa varia dagli otto ai dodici incontri.

 

Risorse di crescita-personale.it sulla mediazione familiare

 

 

Immagine I Kristina D.C. Hoeppner