La sindrome di alienazione parentale

La sindrome di alienazione parentale colpisce più di un terzo dei bambini italiani.
In alcuni casi di separazione le controversie per la custodia dei figli sfociano in patologia, ovvero si nega al bambino la possibilità di accedere all’altro genitore

La sindrome di alienazione parentale

In caso di separazione, può accadere che uno dei due genitori, solitamente quello a cui è assegnata la casa dove abitare con il figlio (il più delle volte la madre), non colga l’importanza di mantenere un equilibrio nel rapporto tra l'altro genitore e il figlio.

È in questi casi che può innescarsi una situazione patologica chiamata sindrome di alienazione parentale (Parental Alienation Syndrome) in cui un genitore ritiene controproducente, se non pericoloso, permettere al figlio di continuare ad avere un rapporto con l’altro genitore.

La conseguenza di tale atteggiamento è la messa in atto di tutta una serie di strategie allo scopo di escludere, alienare l’ex coniuge dalla vita del figlio, convincendolo attraverso una sorta di “lavaggio del cervello” che l’altro genitore è cattivo e meritevole solo di disprezzo ed odio.


Tutto questo accade nonostante la legge italiana preveda dal 2006 la possibilità, per il bambino figlio di genitori che si separano, di continuare a mantenere un rapporto con entrambi grazie all’introduzione dell’affidamento condiviso.

La sindrome di alienazione parentale determina un’alleanza tra il genitore alienante e il minore che tende ad allearsi con lui e, una volta contagiato, ne appoggia in pieno la visione, esprimendo in modo apparentemente autonomo astio, disprezzo e denigrazione contro il genitore alienato arrivando a rifiutare qualunque contatto, anche solamente telefonico. Le statistiche dicono che ad oggi questa sindrome colpisce più di un terzo dei bambini italiani figli di genitori separati o divorziati.

Perché si possa parlare di sindrome di alienazione parentale, però, è necessario che l'astio, il disprezzo, il rifiuto non siano giustificati (o giustificabili) da reali mancanze, trascuratezze o addirittura violenze da parte del genitore alienato.

 

Sindrome di alienazione parentale: le tecniche

Alcune tra le tecniche più utilizzate dal genitore alienante comprendono l'uso di espressioni denigratorie riferite all'altro genitore; false accuse di trascuratezza, violenza o abuso (nei casi peggiori, anche abuso sessuale); la costruzione di una "realtà virtuale familiare" di terrore e vessazione che genera, nei figli, profondi sentimenti di paura, diffidenza e odio verso il genitore alienato.
Alcuni esempi:
- negare al figlio la presenza dell’altro genitore;
- discutere con il figlio su temi tipicamente da adulti come le ragioni del divorzio, l’ammontare degli alimenti e i relativi pagamenti;
- manipolare la situazione dando false informazioni all’ex partner sul figlio inducendo sensi di colpa, dubbi e paure nel minore;
- cercare in qualsiasi modo di attirare le simpatie del minore;
- porre il minore in veste di giudice dei comportamenti scorretti dell’altro o come “spia” degli stessi, sottolineando di essere l’unico genitore capace di prendersi cura dei figli;
- esagerare il proprio ruolo di educatore mettendo in ombra quello dell’altro genitore;
- giudicare incessantemente in negativo il comportamento dell’altro raccontando aneddoti al fine di metterlo in ridicolo.

 

Alienazione parentale: patologia del bambino o della relazione?

 

Sindrome di alienazione parentale: le conseguenze

Secondo Richard Gardner la sindrome di alienazione parentale è una vera e propria violenza emotiva che il bambino subisce da parte dell’adulto. Può infatti produrre significative psicopatologie sia nel presente che nella vita futura dei bambini coinvolti.

Ecco un elenco di alcune conseguenze che si possono riscontrare nel minore:
•    esame della realtà alterato;
•    narcisismo;
•    indebolimento della capacità di provare simpatia ed empatia;
•    mancanza di rispetto per l'autorità, estesa anche a figure non genitoriali;
•    psicopatologie legate all'identità di genere.
Possono verificarsi modificazioni:
•    nelle abitudini quotidiane come nel modo di dormire o di alimentarsi;
•    nel carattere mostrando o maggior timidezza, chiusura, incertezza, paura oppure, al polo opposto, esibizionismo, reattività, sfida del rischio;
•    nei modi di reagire alle gratificazioni, alle sconfitte ed alle sollecitazioni della vita di relazione;
•    nel rendimento scolastico;
•    nelle motivazioni mostrando incostanza motivazionale ed incertezza degli obiettivi.

 

La sindrome di alienazione parentale: cosa fare

La strategia migliore risiede nella prevenzione, ovvero nell’educare alla bigenitorialità. Sul piano clinico, invece, bisognerebbe agire mediante interventi psicologici e culturali rivolti ai genitori separati.

Educare tutti gli adulti che ruotano intorno al bambino a non commettere l’errore di disprezzare o screditare il coniuge allontanato. Soltanto in questo modo sarà possibile evitare che il bambino sviluppi un danno grave e duraturo capace di stravolgere il suo equilibrio mentale e quindi pregiudicare il suo futuro socio-familiare e lavorativo.

 

I figli viziati di genitori separati