Psicologia del figlio unico

Le statistiche ci dicono che i figli unici sono in aumento nelle famiglie italiane. Cosa significa nascere, crescere e vivere come figlio unico all’interno di una famiglia di oggi? Scopriamolo partendo dal punto di vista del bambino

Psicologia del figlio unico

Il trend che le statistiche, ormai da qualche anno, ci mostrano è quello per cui le coppie italiane scelgono sempre più di avere un figlio unico. Complice forse la precarietà del lavoro e delle relazioni in generale, sembra esserci maggior timore a mettere al mondo più di un figlio, togliendo così la possibilità di sperimentare cosa vuol dire avere un fratello o una sorella. È importante ricordare, invece, che sono i rapporti cosiddetti “orizzontali”, quelli che si hanno cioè con persone alla nostra “pari”, ad esempio fratelli, sorelle, compagni di classe, ad offrirci l’opportunità di confrontarsi, di competere, di mettersi in gioco e sviluppare quelle abilità che ci serviranno “da grandi”. Un bambino con fratelli o sorelle sarà abituato a condividere i propri giochi, a mediare i conflitti, a trovare soluzioni adatte che tengano in considerazione anche il punto di vista dell’altro; chi è figlio unico tutto ciò dovrà impararlo quando sarà più grande, fuori dal contesto familiare. Sembra anche che i bambini con fratelli o sorelle superino con maggior facilità il proprio egocentrismo e siano più abili nel fare amicizie.

 

Psicologia del figlio unico: i pro e i contro

Essere figli unici ha sia lati positivi che negativi. Avere tutte per sé le attenzioni, le premure e l’amore dei genitori è sicuramente uno degli aspetti a favore dell’esser figlio unico. Questo spesso conduce i figli a far di tutto per essere all’altezza delle loro aspettative dando il meglio di sé in tutto ciò che fanno (scuola, lavoro, sport ecc). L’altra faccia della medaglia riguarda invece l’essere viziati. Spesso attenzioni eccessive fanno crescere figli viziati, piccoli dittatori che tutto chiedono e tutto vogliono subito. Un altro aspetto riguarda la nascita di gelosie. Non essendoci fratelli o sorelle il bambino non può sperimentare il sentimento della gelosia perché ha sempre i genitori a propria disposizione. Questo non sempre è positivo perché prima o poi, la vita fuori dalla cerchia familiare, lo chiamerà ad affrontare delle frustrazioni e dovrà sviluppare da solo le abilità giuste per farvi fronte in maniera adeguata. Infine il figlio unico, in caso di separazione dei genitori, potrebbe essere più vulnerabile rispetto a chi ha fratelli o sorelle, in quanto non ha accanto qualcuno che sta vivendo la sua stessa condizione e che prova i suoi stessi sentimenti. Questo può farlo sentire solo.

 

Psicologia del figlio unico: i pericoli per i genitori

Il genitore del figlio unico deve fare attenzione a non sviluppare un attaccamento eccessivo nei suoi confronti, in quanto il bambino è una persona con la propria personalità e i propri bisogni, non un prolungamento di quelli dei genitori. Dovrebbe inoltre spronarlo nei rapporti con i coetanei così da dargli modo di sperimentarsi nelle relazioni “orizzontali” ed aprirsi al mondo. In questo modo si abbassa la probabilità di crescere un bambino egocentrico e geloso offrendogli serenità e quiete.

 

Fonte immagine: Daniele Simonin