Privacy sui social: genitori che violano quella dei figli

I genitori pubblicano continuamente sui social post e messaggi che riguardano i loro figli per parlare di loro e delle sfide che affrontano. Non tutti ne sono felici o attratti; e se i figli fossero i primi a non voler vedere violata la loro privacy sui social?

Privacy sui social: genitori che violano quella dei figli

Questo post è una sfida interessante, anche a livello personale. Da mamma sono ovviamente accecata dai meravigliosi progressi dei mie figli e credo che le loro foto o le loro uscite buffe, così come i problemi che affronto ogni giorno, siano eventi di interesse mondiale (se non universale).

Ciò include una vaga tendenza a rendere pubblici sui social questi attimi, queste scoperte, queste emozioni, come fanno molti genitori. Un domanda però ci deve guidare: è davvero giusto violare la privacy dei nostri figli?

 

Lo sharenting, tra condivisione e privacy

Intendiamoci, i genitori sono animati da buonissime intenzioni anche quando sviluppano un eccessiva condivisione. Lo sharenting, dall'inglese share + parenting, è proprio la tendenza a postare foto, eventi, commenti (e chi più ne ha più ne metta, è proprio il caso di dirlo) che riguardano i nostri piccoli.

Questa tendenza, apparentemente innocente, porta con sé alcuni spunti di riflessione:

  1. i nostri figli non saranno piccoli per sempre, il contenuto su Internet resta; e se potesse nuocere loro?
  2. sempre considerando la crescita; stiamo rendendo pubblico (ad un livello mai visto) quei contenuti imbarazzanti che noi abbiamo potuto nascondere. Alzi la mano chi non ha un servizio fotografico di 50 scatti che ci ritrae ancora infanti, nudi mentre ci rigiriamo sul talamo nuziale dei nostri genitori?! E quanti hanno subito l'imbarazzo di una condivisione foto ad una cena familiare?
  3. siamo davvero sicuri che stiamo facendo vedere quel materiale solo alle persone che vogliamo o ci è sfuggita qualche nuova impostazione di privacy?

 

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Cosa condividono i genitori  sui social?

Molti genitori cominciano a preoccuparsi: sebbene in tanti credano di essere in grado di limitare la visibilità di questi contenuti, come abbiamo visto ciò non elimina tutti i possibili danni. Il Mott's children hospital, ospedale pediatrico dell'Università del Michigan, ha condotto un'indagine in proposito.

Una prima parte riguarda le informazioni condivise. Ai primi posti ci sono ovviamente gli sfoghi causati dai problemi che si fatica a gestire: sonno, alimentazione e gestione delle giornate per i bimbi dai 0 ai 3 anni sono i più ricorrenti.

Anche le motivazioni sono del tutto comprensibili, almeno per un genitori. Queste confidenze sono un modo per ottenere informazioni, scambiarsi pareri ed essere rassicurati, insomma per non affrontare da soli le sfide della genitorialità.

 

Non solo comprensione

Il fenomeno del sharenting è sato preso in considerazione anche dal Wall Street Journale (che coniò il termine) e che ha anche ripreso le opinioni di un professore di Psichiatria, Elias Aboujaoude il quale cerca di mettere luce sul lato oscuro del fenomeno.

I genitori non cercano solo pareri, ma possono lasciarsi prendere la mano ed entrare in una sorta di competizione, non necessariamente sui loro figli, ma anche tra di loro, trasformando il tenero e genuino orgoglio paterno in un'ennesima lotta tra genitori.

E adesso genitori ditemi, cosa continuereste a pubblicare?

 

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