Capire il pianto del bambino

Il bambino molto piccolo ha soltanto il pianto per esprimere i suoi bisogni. Le cause di questo comportamento dunque possono essere molteplici. Il pianto del bambino non è un fenomeno da sedare a ogni costo ma un messaggio da ascoltare. Ogni mamma impara che non tutti i pianti sono uguali

Capire il pianto del bambino

Capire il pianto del bambino può sembrare un vero enigma nei primi giorni o settimane di vita del neonato quando neomamme e neopapà, ancora frastornati da quanto accaduto dopo la nascita, si confrontano con urla e strepiti che a volte sembrano inconsolabili.

Il pianto del bambino può avere molteplici cause, per capirle un primo passo importante è riconoscere che un bambino “deve” piangere: è così che può comunicare i suoi bisogni.

Mettendo da parte vergogna, sensi di colpa o di inadeguatezza, mamme e papà potranno mettersi davvero in ascolto: i pianti non sono tutti uguali.

 

Il circolo vizioso di ansia e inadeguatezza quando il bimbo piange

Non ce la fate proprio più, le urla del vostro diavoletto sembrano indecifrabili e non sembra volerne sapere di smettere: quanti neogenitori si riconoscono in questa situazione?

E spesso si è comprensibilmente indotti a cercare il parere o il consiglio di qualche esperto che offra soluzioni e manuali per aiutare a tradurre quanto accade, cosa fare, cosa non fare.

In realtà ogni bambino è diverso da un altro e nessuno meglio dei propri genitori può imparare a conoscerlo e a comprendere i significati del suo pianto.

Il pianto del bambino può creare ansia e nervosismo non solo nei neogenitori che faticano a comprenderne a volte il significato, ma anche in coloro che, amici, parenti od estranei, sono vicini al bambino e lo ascoltano.

Non è raro che mamma e papà si sentano giudicati o disapprovati da sguardi e commenti altrui se lasciano il loro bambino piangere alcuni istanti o non riescono subito a calmarlo.

È un’amara scoperta che si ripete purtroppo moto spesso: appena si ha un figlio gli altri si sentono in diritto di improvvisarsi genitori esperti e non esitano a dare giudizi, consigli e chi più ne ha più ne metta; c’è poco rispetto e poca tolleranza per quella che è invece una fase delicata e preziosa di conoscenza fra genitori e bambino.

Non potete sapere a priori le cause del pianto del vostro bambino, dovrete imparare, col tempo, a decifrarle e a capirle man mano che imparate a conoscerlo e che lui impara a conoscere voi. Il monito implicito secondo cui i bambini non devono piangere è un luogo comune denso di molte falsità.

 

Diventare genitori: quando una donna si trasforma in una mamma

 

Le cause del pianto del bambino

Chi l’ha detto che le cause del pianto del bambino devono essere subito chiare e comprensibili? E chi l’ha detto che il bambino non deve piangere?

Un neonato deve piangere perché è solo così che comunica i suoi bisogni: può avere fame o sete, avere sonno (i neonati pur se dotati di un sonno profondissimo non sono in grado di addormentarsi da soli, spesso hanno bisogno dell’aiuto e del calore di mamma o papà), essere disturbato da qualcosa, aver bisogno di essere cambiato, avere caldo o freddo o dolori addominali per le coliche: una lista di cause che potrebbe allungarsi ma non poi di tanto. Se ci pensiamo rimangono comunque limitate rispetto a quelle di un bambino più grande che può esprimersi a parole.

Cos’è che può rappresentare un ostacolo alla comprensione del proprio bambino? Sicuramente l’ansia e la fretta di sedare il suo pianto. Spesso sentire piangere il bambino può far sentire inadeguata e insicura la madre (o il padre) che non riesce subito a calmarlo e a “indovinare” cosa non va, questo può alimentare quel circolo vizioso dove più la mamma va in ansia e si sente inadeguata più aumenta la sua fretta di farlo smettere e più il bambino, che non riceve comprensione e sostegno dall’adulto, piange forte perché avverte l’ansia della madre.

 

Imparare a riconoscere il pianto del bambino

Sgombrate dunque il campo da giudizi e consigli di chi pensa di saperla lunga e di avere più “esperienza”: nessuno meglio di voi può capire il vostro bambino semplicemente perché è il vostro e quindi diverso da quello di chiunque altro.

Non siete madri inadeguate se il vostro bambino piange, il suo pianto vi sta comunicando un bisogno che imparerete con pazienza, empatia e un po’ di ironia ad ascoltare e a riconoscere.

Col tempo capirete che i pianti non sono tutti uguali: il pianto di quando ha fame è diverso da quando ha sonno o ha mal di pancia e così via… e soltanto voi, mamma o papà, potete sviluppare l’intuizione empatica per riconoscerlo. Basta darsi il tempo, genitori non si nasce ma si diventa.

 

L'ansia materna: quando lo strumento diventa condanna