I 5 sensi a tavola per mangiare meglio

Mangiare di meno e meglio si può, ma bisogna farlo con… gusto! Il consumo di cibo è un’esperienza che va oltre il palato e coinvolge tutti i 5 sensi a tutto vantaggio della salute alimentare. E del marketing!

I 5 sensi a tavola per mangiare meglio

Una ricerca condotta da due professori di marketing - rispettivamente dell’University of British Columbia di Vancouver e dell’Innovation and Creativity, INSEAD, Fontainebleau in Francia – ha confermato come i principi della mindfulness eating possano applicarsi efficacemente anche alle strategie di vendita per il mercato alimentare.

Sì perché, sostengono i due ricercatori, mangiare consapevolmente fa del cibo un’esperienza appagante per i 5 sensi. Questo può indurre le persone a mangiare di meno e a pagare un prezzo più alto per gli alimenti consumati.

 

Mangiare sì, ma con i 5 sensi

Per la ricerca sono stati reclutati campioni di persone non a dieta (la restrizione alimentare induce perdita di controllo su ciò che si mangia) e non sazie al momento dell’esperimento. Si intendeva studiare in che modo le sensazioni provenienti dai 5 sensi influenzassero le porzioni di cibo consumate.

Prima di offrire loro del cibo, i ricercatori hanno coinvolto i soggetti in un esercizio di immaginativo nel quale venivano invitati a rappresentarsi mentalmente, nel modo più vivido possibile, l’esperienza di mangiare uno dei loro dolci preferiti, prestando attenzione a tutte le percezioni provenienti dai 5 sensi (ad esempio l’odore, la consistenza al tatto, le percezioni fisiche, il sapore ecc.).

Al termine di questo esercizio sono stati offerti ai soggetti dei dolci “reali”: le porzioni consumate sono risultate significativamente inferiori rispetto a quelle di un gruppo di controllo. Ma c’è di più: queste stesse persone si sono anche dichiarate disposte a spendere di più per i prodotti alimentari.

 

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Aspettativa di gratificazione e valore del cibo

Secondo i ricercatori, i soggetti dell’esperimento, dopo l’esercizio immaginativo, tendevano a valutare le porzioni di cibo in base all’aspettativa di gratificazione sensoriale piuttosto che al costo economico o alla sola sensazione di fame percepita.

E poiché il piacere sensoriale raggiungerebbe l’apice proprio nei primissimi bocconi per poi scemare man mano, i soggetti tendevano a scegliere porzioni di cibo più piccole. Mangiare di meno e meglio è dunque possibile se l’aspettativa non è quella di una privazione restrittiva o di una rinuncia, ma di una gratificazione sensoriale che induce a concentrarsi più sulla qualità che sulla quantità, più sul momento presente che sull’urgenza di riempirsi con voracità.

A tutto vantaggio non solo della salute alimentare, ma anche del marketing dato che per un prodotto dal quale ci aspettiamo gratificazione siamo disposti a spendere di più perché, in base alla soddisfazione attesa, assegniamo ad esso un valore intrinseco maggiore.

Un aspetto, continuano gli Autori, da non sottovalutare: se il piacere dei 5 sensi può indurre le persone a mangiare di meno e meglio e a spendere qualcosa in più per questo, si potrebbero creare le basi per un’industria alimentare più sostenibile: basata sulla qualità piuttosto che quella quantità, su principi alimentari sani piuttosto che su cibi spazzatura.

 

L’industria alimentare e il paradosso dell’onnivoro

Utopia o possibile realtà? Nulla sappiamo dell’industria alimentare del futuro, certo è che quella attuale non sembra privilegiare né la qualità, né la salute delle persone.

Il moderno dilemma dell’onnivoro di cui parla Michael Pollan starebbe proprio in questa babele alimentare 2.0 dove insieme ai cibi “bio” vengono offerti junk food della peggior specie, dove lo stesso alimento che ieri era osannato come un toccasana per la salute, oggi viene demonizzato e viceversa…

Districarsi in questa vasta quantità di cibo, mai come in questa epoca ipernutriente ed economico, non è affatto semplice dato che la filiera di produzione si fa sempre più articolata, sofisticata e “misteriosa”… Insomma un vero e proprio labirinto che per ora sembra ubbidire soprattutto alla legge del mercato che ci vorrebbe consumatori ad ogni costo. Verrà un tempo in cui le industrie invertiranno la rotta? Ce lo auguriamo…

 

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Foto: racorn / 123RF Archivio Fotografico