Stress da smartphone: è vietato spegnerlo?

Lo smartphone ha ormai rivoluzionato il mondo in cui viviamo, eppure non arreca solo vantaggi alle nostre vite. Sembra paradossale ma anche lo smartphone, che ci aiuta a risolvere quotidianamente grandi e piccoli problemi, può comportare una certa dose di stress!

Stress da smartphone: è vietato spegnerlo?

Può esistere uno stress correlato con l’utilizzo dello smartphone? Secondo alcune recenti ricerche scientifiche sembrerebbe di sì…

Alcuni ricercatori hanno evidenziato come l’utilizzo costante dello smartphone, a casa e al lavoro, sia una potenziale fonte di stress: essere costantemente distratti da chat e messaggi non ci permetterebbe di “staccare” mai veramente e questo bombardamento continuo di stimoli minerebbe la qualità del sonno e della vita lavorativa.

Ma lo smartphone non dovrebbe renderci la vita in un certo senso più “facile”? Dipende sempre, a quanto pare, dall’uso che ne facciamo e dal ruolo che la tecnologia gioca nelle nostre vite.

 

Lo stress da smartphone disturba il sonno e il lavoro

Il primo studio viene dalla Washington and Lee University dove un team di ricercatori coordinati da Karla Murdock ha studiato gli effetti dell’utilizzo dello smartphone sulla qualità del sonno di un gruppo di studenti universitari, una delle fasce sociali che fa un uso piuttosto continuativo dell’apparecchio.

Ebbene, sembrerebbe esserci una connessione più che significativa fra l’utilizzo dello smartphone e una cattiva qualità del sonno.

Il motivo? Il fatto che, a quanto pare, i ragazzi, tenendo acceso l’apparecchio fin anche in piena notte, continuerebbero ad essere sollecitati dall’arrivo di messaggi e notifiche.

Un altro studio invece, condotto dai ricercatori del dipartimento di psicologia del lavoro e delle organizzazioni dell’università di Rotterdam, giunge a conclusioni simili per quanto riguarda i contesti lavorativi. Essere costantemente interrotti e distratti dall’arrivo di messaggi sullo smartphone peggiorerebbe la concentrazione, l’attenzione e il rendimento lavorativo, inoltre essere sempre connessi e reperibili impedirebbe di “staccare” veramente una volta fuori dal lavoro.

 

Lo smartphone è meglio della pausa caffè?


Lo smartphone ci aiuta o no a vivere meglio?

Ora, quello che sembra interessante, non è tanto ipotizzare un irreale potere “stressogeno” dello smartphone – ipotesi che per altro le ricerche citate di certo non suggeriscono – ma il fatto che, dalle conclusioni di queste ricerche, sembra figurarsi uno scenario del tutto peculiare dell’utilizzo della tecnologia.

Internet, i cellulari e ora gli smartphone – che racchiudono in un palmo di mano il meglio e il peggio di entrambi – sono strumenti indiscutibilmente indispensabili ormai, in grado senza dubbio di apportare vantaggi alle nostre vite, farci risparmiare tempo, aiutarci a risolvere piccoli e grandi problemi.

Come mai però sembra che l’utilizzo dello smartphone da mezzo sia diventato un fine? Sembra che l’importante, al di là della reale necessità, sia essere sempre connessi, sempre reperibili e aggiornati ma a quanto pare questo non è sempre un vantaggio…

 

Lo smartphone ha sempre la priorità?

Il proverbiale fenomeno del cocktail party ci insegna come il cervello umano sia in grado di mantenere un’attenzione selettiva su uno stimolo di interesse senza lasciarsi distrarre dal “rumore di fondo” di altri stimoli in quel momento non pertinenti.

In tal modo possiamo studiare in una stanza affollata, dedicarci ad una conversazione ad una festa chiassosa, lavorare efficacemente senza farci disturbare da voci di altri colleghi nella stanza etc.

Perché lo smartphone sembra invece avere il potere di distrarci e interrompere, anche per pochi istanti, la nostra concentrazione? I fattori possono essere molti, in primo luogo i segnali multisensoriali che il fatidico apparecchio emette – visivi, uditivi e perfino tattili se pensiamo al vibra-call – che lo rendono in grado di interferire con qualunque attività stiamo facendo.

Infatti non possiamo prestare attenzione contemporaneamente a due segnali sensoriali dello stesso tipo: o guidiamo o guardiamo la schermata di whatsapp; o ascoltiamo una comunicazione che ci viene fatta o siamo distratti dallo squillo di notifica proveniente dalla nostra tasca e gli esempi potrebbero continuare.

Ma un altro fattore potrebbe essere altrettanto se non più rilevante: il fatto che a quanto pare, non solo non spegniamo mai lo smartphone, ma – almeno dagli studi citati – sembra che i segnali emessi dal diabolico apparecchio non vengano mai relegati a “rumore di fondo” nel nostro personale “cocktail party”.

Una volta in tecniche della comunicazione si distingueva fra modalità comunicative sincrone e asincrone, cioè per esempio fra telefonate e sms o email. Che questa distinzione sia ormai superata?

 

Sulle dinamiche di internet e dei nuovi media, è interessante l'articolo sulla solitudine e il benessere dei social network