Gioco degli scacchi e psicologia

Il gioco degli scacchi è basato sulla riflessione e sulla strategia. Qual è il rapporto con la psicologia? Servono doti speciali per essere un bravo giocatore o è un training efficace per stimolare la nostra mente?

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Il gioco degli scacchi è uno tra i più famosi, legati ad un immaginario fatto di giocatori molto intelligenti, grande strategia, calma, silenzio e mosse spettacolari.

Generalmente viene considerato un gioco per persone intelligenti o per “secchioni”, proprio per la possibilità di avere davanti uno scenario simbolico in cui intrappolare l’avversario senza che lui se ne accorga.

Qual è la relazione tra questo gioco e la psicologia? Sicuramente alcune peculiarità e meccanismi psicologici permettono di diventare degli ottimi giocatori, come l’attenzione, la concentrazione, ma anche la gestione delle emozioni.

Il professore Ivano Pollini ci guida verso una breve disamina di queste componenti.


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Gli elementi psicologici

Il primi aspetto psicologico da considerare nel gioco degli scacchi è la visione della scacchiera. L’immagine della scacchistica non è solo la posizione dei pezzi sul piano di gioco, ma anche il significato della loro posizione.

In particolare chi è dotato di una buona visione di insieme che gli permetta di cogliere il senso di un movimento di un pezzo nella logica del gioco (quindi anche in previsione di mosse future) viene avvantaggiato.

Da questa caratteristica ne segue un’altra: l’intuizione. La valutazione complessiva dei pezzi  e delle mosse future diventa un terreno fertile per delle decisioni improvvise, stile insight che non si legano tanto alla capacità logica dell’individuo, ma più al pensiero divergente  e creativo, più da emisfero destro.

Un’altra caratteristica centrale che fa la differenza tra i giocatori è la capacità attentiva, perché gli scacchi possono essere un gioco lento che necessità di una grande capacità di reggere lo sforzo attentivo per ungo tempo.

Pollini elenca molti errori che possono ribaltare l’andamento di una partita a causa di un breve calo della tensione, unica possibile spiegazione di come un grande giocatore non “veda” una minaccia palese alla sua regina (ad esempio).

 

Non solo logica

Se parliamo di esseri umani però non possiamo trascurare il lato emotivo, anche in gioco tanto logico come quello degli scacchi. Come può l’emozione dare scacco ad un bravo giocatore?

Le aspettative sicuramente possono incidere: la propria posizione in un torneo può generare molta tensione che andrà ad ostacolare il pensiero.

Speranza, gioia, ma anche scarsa fiducia e paura possono mettere un giocatore in un eccessivo stato d’allerta, un livello di ansia ingestibile che prende il sopravvento.

 

Il dono degli scacchi

Se da un lato ci sono doti psicologiche che ci aiutano ad essere bravi nel gioco degli scacchi, lo stesso gioco può diventare una sorta di allenamento mentale.

Ecco un breve elenco di alcuni benefici che ci derivano dal giocare con una certa costanza e a livelli sempre più alti:

  • Supporto al pensiero critico e alla capacità di pensare ricostruendo degli scenari (Gobet, 1996),
  • Gli scacchi aiutano a sviluppare il pensiero computazionale: utilizzare una serie di regole stabilite per gestire grandi volumi di dati (Berland, 2010),
  • I giocatori esperti sono anche efficaci Problem solver (Elbert, 2001).

 

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