5 ragioni per cui fa bene tenere un diario personale

Tenere un diario fa bene? Anche nell'era digitale prendersi del tempo per annotare i pensieri e raccontarsi a sé stessi può avere dei benefici. Ecco 5 ragioni che vi faranno prendere carta e penna.

Scrivere un diario personale

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Quella di tenere un diario può sembrare un’abitudine demodé o tutt’al più di pertinenza solo di bambini o adolescenti

 

È senz’altro vero che nell’età giovanile questa pratica può sostenere quel processo di autonomia e costruzione identitaria che connota il passaggio adolescenziale. Tuttavia tenere un diario fa bene anche in età adulta: scrivere e raccontarsi significa mantenere un dialogo fra sé e sé stessi che aiuta a pensare. Vediamo 5 ragioni per cui fa bene tenere un diario personale.

 

1. Pensare in forma narrativa

Antefatto/esordio, sviluppo, climax e finale. Queste sono le principali fasi in cui si articola una storia ovvero qualunque evento che per noi esseri umani valga la pena di essere raccontato. Solitamente questo avviene quando accade qualcosa che modifica le nostre aspettative (in positivo o in negativo) e con esse il corso degli eventi (Bruner, 1990).

 

Non si tratta solo degli intrecci dei grandi romanzi d’avventura e neanche di eventi necessariamente sconvolgenti. In realtà tutti noi, anche senza accorgercene, costruiamo incessantemente storie su noi stessi e sulle vicende che ci capitano. È questo il modo in cui pensiamo e diamo significato agli eventi: individuando per un dato accadimento un antefatto che ne spieghi le cause, l’impatto/conseguenze che ha per noi e le modalità con cui possiamo o risolvere l’evento in modo che non turbi il nostro equilibrio precedente o modificare il nostro modo di fare e di sentire per adattarci a ciò che sta avvenendo. 

 

Si pensi semplicemente a un fatto banale come può essere lo sciopero dei mezzi pubblici in una grande città: per alcuni costituisce un evento di “rottura” che impedisce di recarsi al lavoro o costringe ad utilizzare l’auto e a modificare il resto della giornata. Per coloro che scioperano naturalmente l’evento acquisisce dimensioni ancor più significative e la rottura del normale menage lavorativo è densa di significati politici, sindacali forse per alcuni anche ideologici. Per altri lo stesso evento potrebbe non essere “degno di nota”, non influire sull’andamento della propria giornata, né su quello di altri significativi. 

 

Queste tre tipologie di persone potrebbero annotare, o non annotare, lo sciopero nella loro mente assegnando a esso cause, implicazioni e conseguenze molto differenti dal punto di vista personale. In ogni caso sull’evento “sciopero dei mezzi pubblici” ognuno di noi costruisce implicitamente una storia, lo narra nella propria mente attribuendogli significati assolutamente soggettivi.  

 

Tenere un diario personale consente di esercitare questa capacità narrativa in una forma più esplicita, annotare fatti più e meno rilevanti della propria giornata, emozioni e pensieri ad essi correlati, aiuta ad elaborarli e a mettere ordine fra gli avvenimenti. 

 

Forse potrà venire in mente un dettaglio che si era tralasciato, magari alcuni incidenti che ci hanno fatto molto arrabbiare potranno apparire in una luce diversa ripensandoci mentre li si annota a distanza di alcune ore e forse si potrà andare a dormire con la mente più sgombra alla fine della giornata perché si sarà messo un ordine logico, consequenziale nella “storia” dei fatti avvenuti e si sarà data ad essi una (temporanea) “conclusione”.

 

2. Scrivere per mantenersi in salute

Scrivere aiuta a pensare dicevamo ma questo ha implicazioni non solo sulla salute psicologica, ma anche sul buon funzionamento del nostro sistema immunitario e quindi sul mantenimento della nostra salute fisica.

 

Diversi studi sull’applicazione della scrittura espressiva hanno evidenziato come tale pratica possa rivelarsi utile per rielaborare gli eventi traumatici e preservare la funzionalità del sistema immunitario (Pennebaker et al., 1986; 1988, Solano et al., 2001; Solano et al., 2003).

 

La consegna era quella di scrivere per un periodo di tempo e per alcuni minuti al giorno di un evento significativo/traumatico della propria vita, senza preoccuparsi della forma sintattica ma cercando di lasciar fluire i pensieri liberamente. Quel che potrà notare chiunque voglia adottare questa pratica è che non esistono due narrazioni uguali dello stesso evento: ogni giorno si modifica qualcosa, si aggiunge una riflessione nuova finché quanto accaduto gradualmente non si modifica assumendo una forma più coerente nel contesto del percorso di vita della persona. 

 

Da questo punto di vista a volte fa bene tenere un diario proprio perché ci dà l’opportunità di continuare a scrivere di uno stesso argomento nel corso dei giorni o delle settimane (solitamente nessun problema rilevante si esaurisce nell’arco di 24 ore!) elaborando sempre meglio le nostre riflessioni e i nostri vissuti. 

 

Questo aiuta a esempio a smorzare la risonanza emotiva che certi eventi o preoccupazioni possono avere per noi e ad osservarli da diversi punti di vista.

 

3. Carta e penna: una marcia in più

Tenere un diario fa bene anche rispetto al supporto utilizzato. Sebbene tutti noi siamo ormai dotati di numerosi device multimediali che ci consentono di annotare qualsiasi cosa in forma scritta o parlata, tenere un diario in forma cartacea potrebbe avere dei vantaggi rispetto ai quali nessun tablet avrebbe speranza di competere. 

 

A questo proposito risulta particolarmente interessante uno studio che ha evidenziato i vantaggi della scrittura a mano rispetto a quella digitale nel prendere appunti. Sembrerebbe infatti che carta e penna risultino il supporto più vantaggioso per mantenere la concentrazione e memorizzare i concetti perché, rispetto a un device tecnologico, consentono una maggiore personalizzazione dell’utilizzo dello spazio del foglio e delle forme grafiche. 

 

Scrivendo a mano, infatti, soprattutto in situazioni informali come quella di tenere un diario, può accadere di utilizzare solo una parte del foglio, di annotare pensieri a margine, di disegnare schemi o riquadri in un certo punto o magari di interrompere la narrazione e iniziare a fare dei piccoli scarabocchi mentre si elaborano le idee… La grafologia d’altra parte lo ha messo in evidenza da tempo: la nostra grafia, il nostro modo di utilizzare lo spazio nel foglio, la grandezza del carattere che utilizziamo sono tutti aspetti connessi con la nostra personalità e quindi col nostro personalissimo modo di pensare, sentire e rielaborare gli eventi.  

 

Carta e penna ci consentono di personalizzare lo spazio fisico della narrazione e quindi di rielaborare i concetti in una forma asslutamente personale.

 

4. Uno spazio per sé

Tenere un diario fa bene a volte anche perché significa coltivare uno spazio – fisico e mentale – solamente per sé. Il diario infatti è per definizione qualcosa di segreto e assolutamente privato: alle sue pagine affidiamo pensieri e vissuti assolutamente personali che non riveliamo dietro la maschera che indossiamo nelle diverse circostanze sociali della nostra vita.

 

Coltivare questo spazio privato può essere di grande beneficio, soprattutto se ci sentiamo pressati da mille impegni, dalle richieste/aspettative degli altri e sentiamo di non riuscire a gestire il nostro tempo efficacemente. A volta la soluzione migliore per prendersi cura di sé è fermarsi e iniziare a tenere un diario può essere una buona occasione!
 

5. Tenere traccia

In ultimo, non è da sottovalutare i benefici che tenere un diario può dare in una prospettiva futura. Sfogliare e rileggere le pagine scritte tempo addietro può essere per alcuni un po’ come sfogliare l’album delle fotografie (anche questo forse ormai tramontato a favore di archivi digitali): ci si confronta con “come eravamo” e si riflette su quanto e come si è cambiati da allora. 

 

Ma non solo: rileggere le proprie riflessioni può aiutare a tenere memoria di eventi significativi, a rielaborare ulteriormente quanto avvenuto e ad osservare gli avvenimenti del passato da prospettive ancora diverse. Non è detto che tenere un diario sia utile in tutti i momenti della vita. Ognuno può valutare se e come questa pratica possa rivelarsi utile per accompagnare magari una fase di passaggio, un momento di solitudine o al contrario di grande stress e troppi impegni. 

 

Non resta che provare, in fondo si tratta di un gioco e il gioco è una cosa seria… 

 

Bibliografia
Bruner, J. (1990). La costruzione narrativa della realtà. In M. Ammaniti, D.N Stern, (Ed.), (1991). Rappresentazioni e narrazioni. Bari: Laterza.
Pennebaker J.W., Beall S.K. (1986), Confronting a traumatic event: Toward an understanding of inhibition and disease, J Abnorm Psychol, 95: 274-281.
Pennebaker J.W., Kiecolt-Glaser J.K., Glaser R. (1988), Disclosure of traumas and immune function: health implications for psychotherapy, J Consult Clin Psychol, 56: 239-245.
Solano L. (2001), Tra mente e corpo, Cortina, Milano.
Solano L., Pepe L., Donati V., Persichetti S., Laudani G., Colaci A. (2003), Elaborazione scritta di un'esperienza d'intervento chirurgico in 40 pazienti in diverse condizioni di salute, Psicologia della Salute, 2, 101-120.