La mappa delle emozioni del corpo

Uno studio suggerisce che le emozioni siano responsabili di precise sensazioni fisiche trasversali alle diverse culture e così simili da una persona all’altra da consentire di ricavare una vera e propria “mappa” delle emozioni a livello corporeo. Le farfalle nello stomaco a quanto pare sono le stesse dalla Svezia a Taiwan…

La mappa delle emozioni del corpo

Vi sentite felici o innamorati? Probabilmente, se vi fermate un attimo a prestare attenzione alle sensazioni fisiche che accompagnano i vostri sentimenti, noterete un’attivazione diffusa, un generale “fermento” in quasi tutto il vostro corpo… Se siete tristi o, ancor peggio, depressi?

Probabilmente accadrà il contrario: braccia, gambe, testa, torace… niente si muove, registrerete una “disattivazione” corporea che accompagnerà appunto il vostro stato d’animo di ritiro, inattività, ripiegamento…

Le diverse emozioni corrispondono a specifici pattern di attivazione o disattivazione corporea, riconoscibili e generalizzabili a prescindere dalla differenze individuali e culturali. Questo quanto sostengono Lauri Nummenmaa, psicologo della Aalto University, e il suo gruppo di ricerca: sarebbe possibile registrare e monitorare una vera e propria topografia delle emozioni a livello corporeo.

 

Le emozioni: corpo, psiche e azione

Le emozioni sono tipologie di risposta agli stimoli esterni o interni la cui comparsa provoca modificazioni a livello somatico, psichico, vegetativo (Serra, 2002). In esse dunque riscontriamo diverse componenti (Scherer, 1984):

  • neurofisiologica
  • cognitiva
  • soggettiva
  • motivazionale
  • espressivo/motoria.

Questo vuol dire che gli eventi che ci accadono suscitano in primo luogo specifici pattern di attivazione somatica (pensate alle famose “farfalle nello stomaco”), questo è il livello di base che, in casi di emergenza o forti stress, attiva direttamente la risposta comportamentale (es. attacco/fuga) facendo appello alle risposte istintive coordinate dalle zone più “ancestrali” del nostro cervello.

Noi esseri umani, tuttavia, compiamo di solito una serie di altre operazioni che ci portano a percepire e a modificare la sensazione emotiva prima di agire di conseguenza. Solitamente operiamo una valutazione cognitiva dell’evento, classificandolo come piacevole o spiacevole, percepiamo la risposta emotiva che ne consegue anche a livello mentale soggettivo (avvertiamo un sentimento di amore ad esempio) e questo può influenzare le motivazioni con le quali mettiamo in atto i nostri comportamenti.

Le emozioni infatti, se ascoltate e gestite, possono essere dei segnali motivazionali utili per guidare il nostro pensiero e la nostra condotta.

Ma, dicevamo, in origine le emozioni risuonano nel corpo e lo fanno in due modi possibili: o sollecitando l’attivazione di una serie di distretti corporei (es. il battito cardiaco accelera, i muscoli si contraggono per prepararsi all’azione ecc.) o, al contrario, abbassando l’attività corporea (es. ci percepiamo senza energie).

Questo a seconda, ad esempio, che si stiamo provando emozioni che ci portano ad avvicinarci allo stimolo (pensate alla gioia o alla rabbia) o ad allontanarci da esso e a ritrarci (pensate alla tristezza, alla depressione o alla vergogna). Ebbene i nostri ricercatori hanno avuto riscontro di tutto questo in una precisa “mappa” corporea delle emozioni.

 

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Una mappa corporea delle emozioni?

Per lo studio è stato coinvolto un gruppo di 700 persone provenienti da Svezia, Finlandia e Taiwan. Queste persone venivano indotte a provare diverse emozioni (sia primarie che secondarie) attraverso parole, immagini di espressioni facciali o brevi filmati. Veniva quindi chiesto loro di specificare, su una sagoma umana, in quali zone di volta in volta avvertissero le diverse emozioni e se esse provocassero attivazione o disattivazione dell’attività somatica.

A prescindere dalla differenze individuali e culturali, sembra che ne sia emersa una mappatura piuttosto attendibile: emozioni come amore, gioia, tristezza e depressione corrispondevano a un’attivazione/disattivazione corporea piuttosto uniforme.

Mentre altre davano luogo a sensazioni fisiche maggiormente circoscritte: la rabbia, ad esempio, sembrerebbe una delle poche emozioni in grado di attivare, oltre al capo e al torace, anche le braccia e in effetti essa provoca un forte impulso a reagire (potremmo avere una gran voglia di sferrare un pugno a chi ci ha fatto innervosire anche se non metteremmo mai in atto tal comportamento)!

La vergogna invece sembra associata da un lato ad una forte attivazione a livello di stomaco, torace e testa e dall’altro ad una forte inattività a livello di braccia e gambe.

La vergogna in effetti si associa da un lato ad una forte attivazione viscerale (la sensazione di vergogna può essere profondamente disorganizzante, provocare sensazioni simili al panico aumentando il battito cardiaco, la sudorazione e rendendo la testa confusa) dall’altro ad una forte tendenza all’inattività: la vergogna induce a nascondersi dalla vista degli altri non certo a serrare i pugni e ad agire!

 

Emozioni: armonizzare corpo e mente

Se le successive ricerche confermeranno i risultati di questo studio potremo avere uno strumento in più per orientarci nella nostra vita emotiva. Chi non ha una buona regolazione emotiva e non riesce a gestire bene le proprie emozioni sperimenta infatti molto spesso una disconnessione fra il livello corporeo e quello psicologico.

Accade che le emozioni represse e non riconosciute  - non ci si rende conto di essere in ansia, annoiati, o tristi – si esprimano esclusivamente sul corpo (ad es. disturbi psicosomatici o alcuni disturbi d’ansia dove quest’ultima è avvertita sulla base di segnali fisici).

Anche molte dipendenze inoltre possono assumere la funzione di “distrarre” e anestetizzare la mente da emozioni altrimenti intollerabili (es dipendenze da sostanze, disturbi alimentari, altre dipendenze compulsive come quelle legate allo shopping, allo sport, al lavoro ecc.).

Decodificare i segnali del corpo può essere quindi un primo passo per accedere ad una consapevolezza in grado di regolare l’espressione del vissuto emozionale.

 

“Ho fatto un patto sai con le mie emozioni,

le lascio vivere e loro non mi fanno fuori”

Vasco Rossi

 

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