Paura di far male al neonato: se diventa un'ossessione

La paura di far male al neonato è spesso sintomo di un disturbo ossessivo-compulsivo nel post partum. La mamma prova forte angoscia e si attiva per proteggere il piccolo e ridurre l’ansia.

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Una certa dose di ansia e ipervigilanza caratterizza in modo fisiologico e adattivo l’atteggiamento materno (Speisman et al., 2011). Tuttavia in alcuni casi possono presentarsi veri e propri disturbi, sia durante la gravidanza che dopo il parto.

Il disturbo ossessivo-compulsivo è uno dei più frequenti e risulta più frequentemente osservato proprio nel peripartum piuttosto che in altri eventi della vita (Buttolph & Holland, 1990; Uguz & Ayhan, 2011).

Durante la gestazione si manifesta spesso con ossessioni e compulsioni riguardanti pericoli di contaminazione e la pulizia. Nel post partum possono presentarsi ossessioni riguardanti la paura di far male al neonato e comportamenti compulsivi con cui la neo-mamma tenta di mettere il bimbo in sicurezza e sedare l’ansia.

Non bisogna tardare a chiedere aiuto perché questo disturbo provoca molta angoscia nella donna e rischia di interferire con un sereno attaccamento fra madre e bambino.
 

Paura di far male al neonato: incidenti e atti deliberati

L’ansia è di per sé una risposta sana e adattiva, soprattutto nelle neo-mamme: fa parte di quella che è stata definita la “preoccupazione materna primaria” (Winnicott, 1958), che porta la madre a concentrarsi esclusivamente sui bisogni del proprio bambino e a prevedere e rispondere prontamente a qualsiasi problema o minaccia per il suo benessere.

In alcuni casi tuttavia l’ansia può risultare disadattiva, interferire con un efficace attaccamento con il bambino e minacciare la salute psicologica della donna. È il caso del disturbo-ossessivo compulsivo nel post-partum: l’elevata ansia e angoscia della madre assume la forma nel sintomo ossessivo e viene indirizzata su una preoccupazione intrusiva, disturbante e ricorrente che è spesso quella di poter – accidentalmente o intenzionalmente – far male al neonato

Questi pensieri possono comparire già a un giorno dal parto, sono percepiti dalla donna come del tutto irrazionali ed egodistonici e possono riguardare:

  • Situazioni accidentali in cui il neonato potrebbe subire un danno senza il coinvolgimento della mamma (es. paura che il piccolo smetta di respirare o che cada);
  • situazioni dove la madre potrebbe intenzionalmente fare del male al piccolo (queste ossessioni sono quelle che causano maggiore angoscia).
     

Paura di far male al neonato e responsabilità

La paura di nuocere alla salute del neonato è in realtà piuttosto comune nelle neo-mamme ed è un’esperienza che esse già provano durante la gravidanza quando molto spesso si teme di poter danneggiare lo sviluppo del feto mangiando determinati alimenti o assumendo certi comportamenti.

Sapere di avere la responsabilità per la vita di un altro essere umano totalmente dipendete da sé attiva un’attenzione e una vigilanza solitamente benigne e piuttosto comuni sia durante la gravidanza che nel post partum.

Non sono rari i casi in cui, dopo la nascita, le mamme provano occasionali e transitori pensieri di far deliberatamente del male al neonato: nella stragrande maggioranza dei casi queste donne sono in condizione di riconoscere questi pensieri come tali senza associarvi alcuna conseguenza intenzionale.

Colei che vive un disturbo ossessivo-compulsivo invece teme di poter mettere in atto queste ossessioni, si sente responsabile per esse e prova molta paura.

Questi pensieri – che arrivano come “fulmini a ciel sereno” - provocano angoscia e vergogna della neo-mamma che tenterà di annullarli adoprandosi per mettere in sicurezza il piccolo per evitare di metterli in atto. Potrà ad esempio: nascondere coltelli e altri oggetti potenzialmente dannosi, stare lontana dalle finestre di casa, evitare di fare il bagnetto al piccolo o rifiutarsi di rimanere da sola con il neonato.

Questi comportamenti compulsivi diventano nel tempo piuttosto limitanti e possono compromettere la capacità della donna di prestare al bambino le cure adeguate e dar luogo ad uno stato depressivo (Matthey et al., 2016).
 

Paura di far male al neonato: cause e fattori di rischio

Come per ogni disturbo della sfera psicologica, il disturbo ossessivo-compulsivo nel post partum ha cause eterogenee e multifattoriali che vanno esaminate e comprese alla luce della specificità della psiche individuale e del contesto di vita della persona.
La mamma che ha una paura ossessiva di far male al neonato potrebbe risentire di una concomitanza di fattori differenti e sinergici:

  • La gravidanza e le repentine fluttuazioni ormonali del post-partum che possono rendere la donna in queste fasi di vita più vulnerabile all’esordio di disturbi psicologici (Barr et al., 1993; Graziottin, 2010);
  • fattori genetici e neurobiologici (Jenike, 2004);
  • una personale vulnerabilità allo stress e all’ansia (Lord et al., 2011);
  • schemi cognitivi incentrati su elevati tratti di perfezionismo e responsabilità in associazione con un vissuto di criticismo genitoriale (Salkovsis, 1989). 

A questi si aggiungono potenziali fattori di rischio come: aver vissuto un parto traumatico o complicato, primiparità, disturbo ossessivo o evitante di personalità, storia psichiatrica precedente, assenza di supporto sociale e difficoltà ad adattarsi al ruolo di madre.
 

Paura di far male al neonato: rischio reale?

In realtà pensieri ossessivi relativi alla paura di far male al neonato non sono connessi con un maggior rischio che il piccolo subisca un danno. Questi pensieri infatti, come si è detto, sono egodistonici: la madre stessa li riconosce come irrazionali, intrusivi e contrari alla propria volontà.

Tant’è che ella mette in atto strategie comportamentali per aumentare la sicurezza del piccolo e proteggerlo da potenziali pericoli che potrebbero derivargli all’ambiente circostante o da sé stessa.

Diverso è il caso in cui l’idea di far del male al neonato appaia come idea delirante nel contesto di una psicosi o entro un grave disturbo della relazione madre-bambino in cui la madre non riesca a provare alcun sentimento positivo per il piccolo.

Queste ultime – a differenza del disturbo ossessivo-compulsivo – si configurano come situazioni ad alto rischio per il neonato poiché la madre potrebbe effettivamente nuocergli assecondando le sue credenze deliranti (es. che il bambino sia posseduto da spiriti maligni) o mettere in atto incuria o comportamenti abusanti nei confronti del piccolo (Bramante, 2016).
 

Paura di far del male al bambino: chiedere aiuto

La terapia ritenuta di maggior efficacia per la sintomatologia del disturbo ossessivo-compulsivo è quella cognitivo-comportamentale in associazione con una terapia farmacologica quando la situazione lo richiede. 

Questo approccio aiuta la persona a modificare le proprie credenze disfunzionali e gli errori di valutazione riguardo ai propri pensieri ossessivi e alle potenziali minacce esterne. Una delle credenze disadattive più importanti su cui intervenire è quella per la quale la donna interpreti in automatico il fatto di avere questi pensieri ossessivi come indice di una sua diretta responsabilità. Si tratta di una forma di pensiero magico, comune nei bambini e negli adulti nei momenti di stress, per il quale pensare una cosa equivale a metterla in atto, immaginare di provocar danno rende la persona colpevole allo stesso modo di colei che lo compie concretamente.

Il disturbo ossessivo-compulsivo può riguardare anche i neo-papà, in questi casi assume spesso la forma di pensieri di natura sessuale rispetto al neonato che inducono molta angoscia e portano il genitore ad allontanarsi dal piccolo. Anche in tal caso questi pensieri sono egodistonici e non corrispondono alle reali intenzioni dei padri.
L’importante è non aspettare e chiedere tempestivamente aiuto.


Bibliografia
Barr  L.C., Goodman W.K. & Price L.H. (1993). The serotonin hypothesis of obsessive compulsive disorder, Int Clin Psychopharmacol, 8 (2):79-82.
Bramante A. (2016). Pensieri di fare male al bambino: disturbo ossessivo compulsivo e diagnosi differenziale, in P. Grussu & A. Bramante (Eds), Manuale di psicopatologia perinatale, Erikson: 281-3016.
Buttolph, M.. & Holland A.D. (1990). Obsessive-compulsive disorders in pregnancy and childbirth, in M.A. Jenike, L. Baer, W.E. Minichiello (Eds),  Obsessive Compulsive Disorders, Theory and Management, 2nd Ed, Yearbook Medical Publishers, 1990.
Graziottin A. (2010). Gravidanza, vulnerabilità psicopatologiche e strategie di intervento, in P.L. Righetti, Gravidanza e contesti psicopatologici, Franco Angeli: 148-157.
Jenike M.A. (2004). Obesssive-compulsive disorder, New England journal of medicine, 350: 259-264.
Lord C., Rieder A., Hall G.B.C., Soares C.N. & Steiner M. (2011). Piloting the perinatal obsessive-compulsive scale (POCS): development and validation, Journal of Anxiety Disorder, 25(8):1079-84. 
Matthey S. (2016). Anxiety and stress during pregnancy and the postpartum period. In A.Wenzel (Ed.), The Oxford handbook of perinatal psychology, Oxford University Press Inc.: 132–49.
Salkovskis P.M. (1989). Cognitive-behavioural factors and the persistence of intrusive thoughts in obsessional problems, Behavioral Research Therapy, 27(6):677-82.
Speisman B.B., Storch E.A. & Abramowitz J.S. (2011). Postpartum obsessive compulsive disorder, Journal of obstetrics, gynecologic and neonatal nursing, 40 (6): 680-90.
Uguz F. & Ayhan M.G. (2011). Epidemiology and Clinical Features of ObsessiveCompulsive Disorder During Pregnancy and Postpartum Period: A Review, Journal of Mood Disorders, 1(4): 178-186.
Winnicott D.W. (1958). La preoccupazione materna primaria, in D.W. Winnicott, Dalla pediatria alla psicoanalisi, trad. it., Martinelli, 1975.

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