La paura dei medici che porta al rifiuto delle cure

Perché alcune persone, pur temendo di avere una malattia, magari anche seria, sembrano aver paura dei medici e rifiutano ostinatamente di fare i controlli di screening o di farsi curare?
Troppo riduttivo liquidare la questione come irrazionale sciocchezza o semplice atteggiamento di chi non si vuol bene. Anzi, da un certo punto di vista, queste persone sembrano prendere la paura della malattia e della morte molto più sul serio di chiunque altro. Vediamo perché

La paura dei medici e degli esami di screening si accompagna molto spesso al rifiuto delle cure: il timore di una diagnosi porta ad evitare visite e controlli. Un’apparente incoerenza che svela paure e meccanismi complessi di gestione delle emozioni e della personalità

La paura dei medici che porta al rifiuto delle cure

La psicologia, si sa, per funzionare e tentare di offrire categorie utili a comprendere il funzionamento della mente umana, deve spesso abbandonare un ragionamento esclusivamente logico e lineare per abbracciare modelli più complessi e probabilistici senza alcuna pretesa di offrire una “chiave” o una “ricetta” per far quadrare il cerchio.

Limite delle scienze umane o del loro oggetto di studio? Certo è che purtroppo o per fortuna gli esseri umani sono più complessi di una macchina o di un robot… per quanto c’è chi ne abbia inventati da compagnia!

Ed ecco quindi che un comportamento molto diffuso ma, apparentemente incoerente e incomprensibile come quello della paura degli esami medici e il rifiuto dei controlli di screening dev’essere necessariamente inquadrato alla luce di questa complessità, se volete un po’ bizzarra ma ricca di significati in apparenza non espliciti, che la mente umana può rivelare.

 

Paura dei medici…?

La paura dei medici e il rifiuto di effettuare i controlli di screening è molto più diffusa nella popolazione generale di quanto si possa pensare.

Non è sufficiente essere abitanti della postmoderna società globalizzata, non basta avere tutte le informazioni a portata di “clik”, in altre parole: non è questione di accesso alle informazioni, ma di un atteggiamento di irrazionale evitamento con cui molte persone “dimenticano” di farsi vedere dal medico, minimizzano possibili segnali di malattia o rifiutano le cure mediche asserendo che, qualunque cosa abbiano, passerà da sola.

Atteggiamenti questi che possono esasperare amici e familiari o che, più spesso, fanno passare possibili segnali di malattia sotto silenzio aumentando, paradossalmente, il rischio di una diagnosi di malattia che è proprio ciò che queste persone temono di più!

 

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Il melanoma e la paura dei medici

Quest’atteggiamento di apparente paura dei medici e rifiuto delle cure è stato sistematicamente osservato soprattutto riguardo a certe patologie, prima fra tutte il melanoma maligno.

Lydia Temoshok è fra coloro che osservarono, studiando lo sviluppo di questa patologia, un dato interessante. Esisterebbe infatti una correlazione significativa tra lo spessore, e quindi la pericolosità, del melanoma e la modalità di gestione delle emozioni che questi pazienti adottano nelle relazioni interpersonali.

Questa modalità, definita "coping di tipo c", sarebbe propria di quelle persone abituate ad anteporre le esigenze e le necessità degli altri alle proprie e che sistematicamente, quindi, pongono in secondo piano i propri bisogni occupandosi invece attivamente di provvedere a quelli degli altri. Una modalità per mantenere una regolazione affettiva potenzialmente dannosa per la salute fisica e psicologica.

 

La modalità di coping di tipo c

La modalità di coping di tipo c, spiegano la Temoshok e gli altri ricercatori che l’hanno definita, non è un semplice tratto altruistico della personalità, ma una modalità attraverso la quale la personalità di questi pazienti mantiene un equilibrio grazie ad un particolare sistema di gestione delle emozioni e dello stress.

Le persone che rientravano nelle caratteristiche di coping di tipo c risultavano infatti avere alti livelli di alessitimia, ovvero una marcata difficoltà a gestire, riconoscere ed esprimere le emozioni in sé stessi e negli altri.

Qualunque stress emozionale soggettivo veniva, più facilmente, evitato concentrandosi invece sui bisogni e sul benessere delle altre persone.

La paura dei medici e il rifiuto degli esami di screening sembravano, dalle ricerche fatte, riguardare in gran parte queste persone dal momento che, coloro che adottavano questo stile di coping, erano anche coloro che più tardivamente si rivolgevano al medico per un controllo e, di conseguenza, coloro che, più di altri, avevano maggiori probabilità di aver già un melanoma maligno ad uno stadio avanzato.

 

Essere responsabili della propria salute

Ma perché, per paura dei medici e di una diagnosi infausta, rivolgersi al medico quando è già troppo tardi?

L’angoscia di morte e la paura legata ad una possibile conferma di malattia può portare queste persone, più di altre, a dimenticare di fare i controlli, addurre scuse per mancanza di tempo, sostenere che è prioritario occuparsi delle necessità altrui, e così via.

Negare la necessità di un consulto medico e dare la priorità alle esigenze altrui sono modi per distrarsi da un problema, quello dell’eventualità di una diagnosi infausta, che comporta uno stress emozionale difficile da gestire.

È bene sottolineare invece come, proprio il rendersi responsabili in prima persona della propria salute, e non solo di quella degli altri, sia il primo passo per poter incidere attivamente sul corso degli eventi di malattia.

Esami medici e una diagnosi precoce, come nel caso del melanoma, sono ciò che può fare una grandissima differenza sull’esito della malattia.

Rimandare i controlli invece espone paradossalmente proprio al rischio che si verifichi ciò che più si teme in una sorta di profezia che si autoavvera.

 

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