Aracnofobia, cos'è e come uscirne

Aracnofobia, quando i ragni diventano stimolo fobico. Come comportarsi per superare questa zoofobia.

Aracnofobia

Credit foto
©miloszg / 123rf.com

L’aracnofobia è un disturbo psicologico che rientra nelle fobie specifiche, rappresentano una delle più conosciute ma anche diffuse. Meglio nota come “la paura dei ragni”, l’aracnofobia fa parte dell’insieme delle zoofobie assieme, ad esempio, a quella molto comune verso il cane, alla paura per insetti (entomofobia), serpenti (ofidiofobia), uccelli (ornitofobia) tra cui la più famosa è quella verso i piccioni, roditori (musofobia). 

 

Aracnofobia: caratteristiche

Come ogni altra fobia specifica, l’aracnofobia determina una paura spropositata ed elevata di fronte a uno stimolo specifico, in questo caso i ragni e talvolta animali molto simili, definito stimolo fobico. 

 

ll livello di attivazione generato dalla vista o dal solo pensiero, nei casi più gravi, di un ragno, è eccessivo rispetto al reale pericolo e minaccia presentata dal piccolo animale. 

 

A livello diagnostico è necessario osservare, oltre a paura e ansia marcata rispetto ad uno stimolo specifico, con attivazione elevata e immediata ogni volta che esso si presenta, nonché un livello sproporzionato di attivazione, anche una persistenza delle condizioni cliniche per almeno 6 mesi con marcata alterazione del funzionamento dell’individuo in diverse aree. 

 

Il comportamento attivato, infatti, tende ad evitare qualsiasi condizione o situazione in cui possa presentarsi la presenza di un ragno, con ripercussioni a livello lavorativo, sociale e relazionale, con stati di disagio.   

 

Questo accade soprattutto perché la reazione eccessiva viene, il più delle volte, percepita come tale anche dalla persona stessa, seppur fatichi a controllarla e gestirla. 

 

Aracnofobia: sintomi

Le manifestazioni più comuni della fobia per i ragni sono paura e ansia eccessivi rispetto allo stimolo che, come già affermato, attivano condotte di evitamento dello stesso, che nei casi più gravi può avvenire anche solo con la visione dell’animale su riviste, pubblicità, o al solo pensiero e discorso. 

 

Al fine di abbassare la tensione la persona può attivare una serie di comportamenti e atteggiamenti volti ad evitare lo stimolo o a ridurre l’intensità della paura generata da esso. 

 

A livello fisiologico si osserva aumento del battito cardiaco, della sudorazione, agitazione e rigidità corporea, vertigini, rossore, fino a disagi gastrointestinali, nausea, diarrea e vomito, e fatica respiratoria. 

 

Nei casi più gravi e nelle fasi più acute si possono manifestare veri e propri attacchi di panico. L’insorgenza può avvenire a tutte le età seppur sia elevata l’incidenza di esordio nell’infanzia

 

I fattori scatenanti sono molteplici: eventi traumatici in cui si è venuto a contatto con lo stimolo che diventa oggetto fobico, un attacco di panico inaspettato, un evento traumatico vissuto da altri e quindi attraverso una sorta di “apprendimento” della reazione di paura di fronte al dato stimolo oppure per una esposizione continua ad alcune informazioni famigliari ma anche culturali, sulla pericolosità di certi stimoli.
 

Aracnofobia: cura

L’intervento maggiormente efficace per le fobie specifiche, quindi anche per l’aracnofobia, è la terapia cognitivo comportamentale. In particolare, tra le tecniche più utilizzate ci sono l’esposizione, le tecniche di rilassamento e la desensibilizzazione sistematica.

 

L’esposizione è, senza dubbio, la tecnica più efficace nel lungo termine. In questa tecnica l’individuo viene avvicinato allo stimolo gradualmente, passo dopo passo. Il terapeuta pertanto organizza una serie di occasioni di esposizione graduale allo stimolo fobico, in questo caso i ragni, affiancato da una ristrutturazione cognitiva dei pensieri disfunzionali, sostituiti con altri più adeguati e che riducono il livello di attivazione e paura.

 

L’esposizione può essere in vivo, laddove si espone il paziente allo stimolo dal vivo e fisicamente o immaginativa che consiste nel richiedere di immaginare la situazione fobica o lo stimolo. Quest’ultima forma è molto utilizzata nelle prime fasi, specialmente con casi gravi i cui il paziente non se la sente di approcciare alla situazione dal vivo. In alcuni casi l’esposizione può avvenire in una sola lunga seduta dal vivo.

 

Accanto alle tecniche di matrice più comportamentale è associato un lavoro su aspetti cognitivi come la ristrutturazione del pensiero e altro.

 

Rispetto ai farmaci è stato osservato che un loro utilizzo, ha efficacia nel breve periodo e per il controllo degli elevati livellidii attivazione in alcune circostanze, tuttavia non migliora nel lungo periodo il livello di benessere generale e il funzionamento dell’individuo nelle differenti situazioni.