Evitamento: caratteristiche, cause e psicoterapia

Questo atteggiamento può portare alla depressione, ai disturbi d'ansia o al disturbo evitante di personalità: l'evitamento rende difficile relazionarsi agli altri, ma la psicoterapia può fare molto.

L’evitamento è una strategia che ogni individuo attua per proteggersi e ridurre l’impatto di situazioni, temute, interne o esterne, per le quali si avverte difficoltà nell’affrontarle. 

 

È quindi un meccanismo che permette di affrontare, seppur in modo non del tutto funzionale, situazioni, problemi, decisioni, ma anche vissuti emotivi e pensieri disturbanti.

 

Evitamento: caratteristiche

L’evitamento ha in sé una valenza adattiva. A chiunque infatti sarà capitato di allontanarsi e appunto evitare, situazioni di reale minaccia e pericolo e quindi attuare una forma istintiva di comportamento, volta a mantenere un equilibrio e a garantire la sopravvivenza nei casi più gravi.

 

 

Tuttavia, l’evitamento assume valenza negativa quando limita la possibilità di scelta e di esplorazione e diventa quindi coercitivo (Sassaroli et al., 2006). È un meccanismo per allontanare qualcosa a causa della percezione di impossibilità nell’affrontarla.

 

Laddove l’evitamento alteri il normale funzionamento di vita del soggetto, creando nel lungo periodo disagio, siamo di fronte a una forma disadattiva e patologica dell’utilizzo di questa strategia. La sua efficacia risiede nella riduzione, seppur momentanea, dello stato di angoscia e forte preoccupazione che la situazione minacciosa genera, donando una leggera sensazione di controllo e miglioramento del benessere.  Il problema è che la sua durata è molto lieve e la sofferenza riprenderà il sopravvento. 

 

Evitamento: causa

Seppur si parla spesso di evitamento in generale, al fine di comprendere meglio la sua natura, cercheremo di comprendere meglio come esso agisce in tre grandi disturbi in cui si presenta come uno dei sintomi più importanti, se non il fulcro: depressione, disturbi d’ansia e disturbo evitante di personalità.

 

Nel disturbo depressivo maggiore, l’evitamento entra in gioco come strategia per affrontare quelle situazioni che la persona con  sintomatologia depressiva ritiene troppo complesse per le proprie
capacità e possibilità. In particolare, la persona depressa mostra una serie di sintomi a livello cognitivo, emotivo e comportamentale, ma anche fisiologico, che riducono il normale livello di attività e rendono complessa la quotidianità, determinando una serie di strategie di evitamento delle stesse. 

 

Il disinteresse, l’apatia, la mancanza di energia e i pensieri fortemente negativi influenzano l’evitamento dell’individuo, alimentando il senso di inadeguatezza, di impossibilità e incapacità che determina ulteriore allontanamento dalle normali attività quotidiane, dagli interessi,
dai legami…in un circolo vizioso importante.

 

Nei disturbi d’ansia l’evitamento è una manifestazione tipica, poiché l’individuo tende a evitare qualsiasi forma di contatto, reale e di pensiero, con lo stimolo che crea ansia e angoscia. Quindi ad esempio nelle fobie si cercherà di sfuggire allo stimolo fobico. 

 

Questa strategia dona un momentaneo sollievo poiché riduce l’attivazione emotiva e fisiologica prodotte dallo stimolo minaccioso, tuttavia non riduce l’ansia ma anzi rafforza meccanismi disfunzionali per affrontarla, aumentando le convinzioni di minaccia su alcuni stimoli. 

 

Infine, nel disturbo evitante di personalità l’evitamento diventa una caratteristica principale, al punto di dare il nome alla stessa patologia. Chi ne soffre vive un senso di fortissima inadeguatezza generalizzata che lo porta a evitare qualsiasi forma di relazione, di investimento sociale, relazionali e lavorativo, con fortissimo timore delle critiche altrui. 

 

Ogni forma di contatto con il mondo esterno è ridotta portando spesso ad una vita in isolamento, limitata a poche situazioni necessarie e spesso caratterizzate da routine o elementi che donano un senso di sicurezza e rendono possibile l’esposizione.

 

Evitamento: cause

Le cause alla base del comportamento evitante sono leggermente differenti in relazione al disagio considerato, seppur la finalità di base sia ridurre la sensazione di disagio e angoscia che la situazione minacciosa crea.

 

Per quanto riguarda la depressione quello che sostiene l’evitamento è l’insieme delle condizioni emotive e cognitive che determinano uno stato di inattività e di affaticamento, accompagnate da bassa autostima e senso di inadeguatezza vissute e fortemente pervasive.

 

Nei disturbi d’ansia vi è una distorsione della realtà a livello cognitivo, attribuendo allo stimolo ansiogeno una valenza minacciosa più grande, ed eccessiva, rispetto a quella reale. La preoccupazione forte e incontrollabile determina una serie di strategie tra cui l’evitamento.

 

Infine, nel disturbo evitante di personalità l’evitamento è condizione vissuta come necessaria per sfuggire alle critiche altrui, fortemente temute, ridurre il senso di disagio e inadeguatezza, nonchè la sofferenza per la fortissima sensibilità verso il pensiero altrui.

 

Evitamento: psicoterapia

Uno degli approcci psicoterapeutici maggiormente utilizzati e indagati negli anni nel trattamento dell’evitamento è quello cognitivo-comportamentale che ha come principio generale il ripristino di
comportamenti funzionali al benessere dell’individuo e modifica degli stati cognitivi disfunzionali e disadattivi.

 

In caso di evitamento infatti la psicoterapia cognitivo-comportamentale agisce sul piano cognitivo aiutando la persona a comprendere il vissuto cognitivo disfunzionale e le strategie per modificarlo, così da cambiare la visione delle cose e delle situazioni minacciose. Sul piano comportamentale invece introduce gradualmente comportamenti più funzionali e che permettano lo svolgimento della normale vita quotidiana.

 

Ad esempio in caso di depressione è possibile lavorare sul pensiero e l’immagine che la persona ha di se stessa, supportandola inoltre a modificare il comportamento e lo stato di inattività.

 

Una delle tecniche più utilizzate è l’esposizione in cui, appunto, si  espone la persona, con il supporto del terapeuta, alla situazione temuta, attraverso piccoli step. Questo avviene sia a livello concreto che con l’utilizzo di tecniche di immaginazione o visualizzazione, per portare
gradualmente il paziente ad approcciarsi a quello che crea disagio e modificare il proprio pensiero su esso.

 

Essendo una strategia implicata in molti disturbi, ma spesso anche nel normale modo di affrontare alcune situazioni in modo adattivo, è importante capire il disagio vissuto dal singolo e supportarlo
con tecniche e strategie personalizzate e mirate