La mente e la musica: effetti benefici dell’ascolto

Molti luoghi comuni sottolineano gli effetti positivi della musica sull’uomo. Dal mondo della ricerca provengono numerose conferme dello stretto rapporto tra l’ascolto della musica e la nostra mente. Le conseguenze spaziano dall’attivazione neurologica allo sviluppo cognitivo

La mente e la musica: effetti benefici dell’ascolto

Mente e musica sono legate strettamente tra di loro, sia perché la musica può essere apprezzata grazie all’attivazione di determinati circuiti neurali, sia perché l’ascolto di brani musicali influisce sullo sviluppo cognitivo. La mente musicale si sviluppa attraverso due processi: l’acculturazione e l’educazione intenzionale. L’acculturazione è vissuta da tutti gli esseri umani, perché si riferisce all’incontro tra le capacità presenti dalla nascita e gli stimoli sonori che provengono dall’ambiente. L’istruzione musicale invece riguarda i percorsi didattici che vengono intrapresi per sviluppare le abilità e le potenzialità degli individui e necessità di uno sforzo consapevole da parte di questi ultimi.

 

Le reazioni della mente alla musica

L’importanza della musica per la mente è stata testimoniata da molti studi di stampo neurologico. Un filone molto interessante riguarda gli effetti che l’ascolto di brani musicali ha sul nostro cervello. Secondo Robert Zatorre, neurologo canadese, ha scoperto che in presenza di musica si attivano alcuni centri del piacere associati all’attività gratificanti. Ad un gruppo di studenti è stata fatta ascoltare della musica e successivamente i ricercatori hanno esaminato l’attività cerebrale attraverso una tomografia ad emissione di positroni e i parametri fisiologici corporei. Le reazioni sono paragonabili a quelle che seguono attività più concrete quali il mangiare o il sesso. Probabilmente ciò si deve al ruolo che la musica aveva nelle società primitive, usata per accompagnare i rituali.

 

Mente, musica ed emisferi

La teoria che postula la specializzazione degli emisferi cerebrali, ritiene che il linguaggio (e le attività razionali) sia legato all’emisfero sinistro, mentre la musica (e tutte le attività legate all’emozioni e all’arte) sia di pertinenza di quello destro. In realtà oggi non si crede più che ci sia una divisione tanto netta dei compiti, soprattutto per quanto riguarda i professionisti, le varie componenti della musica vengono analizzate da tutto il cervello. Una serie di indagini sono arrivate a considerare la musica come un linguaggio e un’esperienza universale. Una stessa melodia provoca infatti le stesse reazioni (cioè attiva le stesse aree cerebrali) in persone che provengono da culture differenti.

 

Musica e sviluppo

Un altro luogo comune che impazza tra le future mamme è che far ascoltare Mozart al bambino non ancora nato, lo aiuterebbe a diventare più intelligente della media. In realtà non c’è un effetto così strettamente legato a un compositore, ma esistono prove sugli effetti benefici della musica in generale.

Nello specifico le aree beneficiarie sono il linguaggio e la coordinazione dei movimenti. Anche in quest’ambito le ricerche sono diverse: l’Università di Sheffield ha verificato gli effetti positivi sui bambini dislessici, mentre a Liverpool i ricercatori sono impegnati a comprendere come i musicisti professionisti riescano a prevenire alcuni danni legati all’invecchiamento.

 

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