Irisina, l'ormone dello sport che aiuta la concentrazione

Fare esercizio fisico allena la mente. L’irisina, un ormone prodotto durante l’attività sportiva, produrrebbe benefici effetti metabolici e cognitivi sull'organismo, vediamo come.

Irisina tra sport e concentrazione

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Lo sport e l’attività motoria in generale producono effetti positivi non solo sulla salute fisica – regolando il metabolismo ad esempio – ma anche sulle prestazioni mentali, aumentando la genesi di nuove cellule nervose e contrastando l’insorgere di problemi di concentrazione

 

Merito dell’irisina: un ormone prodotto durante l’attività fisica con benefici sistemici su corpo e mente (Spiegelman et al., 2015).
Il dottor Bruce Spiegelman, ricercatore presso il Dipartimento di Biologia cellulare della Harvard Medical School di Boston, ha studiato insieme al suo team di colleghi le proprietà dell’irisina evidenziandone i benefici nell'aumentare la concentrazione e i potenziali impieghi anche per la cura di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

 

Ma andiamo con ordine e vediamo come funziona questo curioso ormone dello sport.
 

Irisina e aumento della concentrazione

Durante l’attività sportiva il sistema muscolo-scheletrico produce una serie di sostanze con effetti simili a quelli degli ormoni (miochine) che consentono al tessuto muscolare di comunicare con gli altri organi corporei (Pedersen, 2006). 

 

Quel che Spiegelman e colleghi hanno scoperto è una in particolare di queste molecole, l’irisina appunto, studiandone prima gli effetti e i meccanismi di azione sui ratti (animali da laboratorio per antonomasia per il semplice fatto di possedere, anche se a prima vista non si direbbe, una forte somiglianza genetica con gli esseri umani). 

 

I topi inconsapevolmente reclutati per l’esperimento, non stati suddivisi in due gruppi. Quelli del primo gruppo (gruppo detto sperimentale) sono stati sottoposti ad un “training” di attività fisica. Quelli del secondo gruppo invece (il gruppo di controllo) sono stati lasciati a poltrire nelle loro gabbiette. Dopo il periodo di allenamento entrambi i gruppi sono stati sottoposti a prove di apprendimento e i topolini “sportivi” hanno ottenuto risultati significativamente migliori dei loro compagni “pigri” e sono risultati avere nel loro circolo sanguigno una quantità superiore di irisina.

 

Spiegelman e colleghi sono andati oltre le mere osservazioni empiriche e sono riusciti a dimostrare il meccanismo di azione di tale sostanza. L’irisina infatti è solo un “tramite”: dopo essere stata prodotta dai muscoli funziona da piattaforma per la sintesi di un’altra molecola, il cosiddetto fattore neurotrofico cerebrale, o BDNF. Si tratta di un importante polipeptide (cioè una proteina) responsabile della crescita delle cellule nervose. Il BDNF infatti va ad agire sia sui neuroni del sistema nervoso centrale che su quelli del sistema nervoso periferico stimolando la crescita di nuove cellule nervose e di nuove sinapsi (i collegamenti fra i neuroni stessi). Questi ultimi processi di plasticità neuronale sono quelli direttamente coinvolti nei processi di memorizzazione e nelle tecniche di apprendimento

 

Da tutto questo si evince dunque quanto la produzione di irisina possa rappresentare una sorta di “doping naturale” in grado di stimolare indirettamente le massime prestazioni del nostro cervello e indurre un rafforzamento della concentrazione.
 

Irisina: un ormone brucia grassi

Ma non è fina qui. I ricercatori hanno studiato e documentato anche altri effetti dell’irisina fra cui quelli sul metabolismo. Questa molecola infatti agirebbe come una sorta di ormone brucia grassi stimolando la conversione delle cellule adipose “bianche” in cellule adipose “brune” (Spiegelman et al., 2012). 

 

Non tutte le cellule adipose infatti sono uguali. Quelle bianche funzionano da “dispensa” di energia accumulando grassi. Quelle brune invece bruciano tali riserve energetiche aumentando dunque il metabolismo. L’irisina funziona da attivatore di questo processo di “browing” mediante il quale gli adipociti bianchi di “deposito” passano alla forma bruna in grado di bruciare le riserve energetiche. Tali scoperte rappresentano una frontiera interessante per la cura delle disfunzioni metaboliche e delle malattie croniche ad esse associate.

 

Un secondo importante effetto dell’irisina prodotta durante l’attività sportiva è quello di stimolare la produzione di nuovo tessuto osseo, questa proprietà potrebbe aprire nuove e interessanti strade alla cura per l’osteoporosi.
 

Irisina e malattia di Alzheimer

Le ultime frontiere secondo i ricercatori sono quelle di studiare un farmaco a base di irisina che, a prescindere dall’attività fisica, possa essere utilizzato per la cura di malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer stimolando la crescita e il rinnovamento delle cellule e dei circuiti cerebrali persi a causa della malattia.
L’irisina sembra dunque agire non solo contro il decadimento fisico, ma come fattore sistemico di rigenerazione e rinnovamento di diverse cellule corporee e dei processi trofici e metabolici che le riguardano, rivelandosi anche un potente alleato in grado di aumentare la concentrazione e l’apprendimento.


Bibliografia
Boström, P., Wu, J., Jedrychowski, M. et al. (2012). A PGC1-α-dependent myokine that drives brown-fat-like development of white fat and thermogenesis, Nature, 481, 463–468. 
Mark P. Jedrychowski, Christiane D. Wrann, Joao A. Paulo, Kaitlyn K. Gerber, John Szpyt, Matthew M. Robinson, K. Sreekumaran Nair, Steven P. Gygi, Bruce M. Spiegelman B. (2015). Detection and Quantitation of Circulating Human Irisin by Tandem Mass Spectrometry, Cell Metabolism, 22(4): 734-740.
Handschin, C., Spiegelman B. (2008). The role of exercise and PGC1α in inflammation and chronic disease, Nature, 454, 463–469.
Pedersen B.K. (2006). The anti-inflammatory effect of exercise: its role in diabetesand cardiovascular disease control, Essays Biochem, 42: 105-17.