Autoironia e intelligenza, il legame

Non prendersi troppo sul serio è questione di intelligenza. L’autoironia aiuta a stemperare la paura del giudizio, guardare con più obiettività ai nostri difetti e attivare energie creative della mente per migliorarsi. Meglio, dunque, riderci su!

Autoironia e intelligenza, il legame

 

Diversi studi lo evidenziano chiaramente: essere capaci di autoironia è protettivo per la salute mentale e indice di acuta intelligenza, non solo quella più logica e razionale, ma anche quella “divergente” e creativa che porta la mente a risolvere i problemi ideando nuove soluzioni.

Riderci su è dunque un’arma preziosa, non solo per sentirsi meglio, ma anche per affinare le proprie capacità si problem solving!

 

Autoironia e intelligenza: la creatività

Io avrei voluto essere uno scrittore tragico, ma ho questo talento comico innato che me lo ha impedito” disse Wody Allen…

Alcuni studi hanno esplorato il ruolo dell’umorismo, e in particolare dell’autoironia, sul benessere psicologico e la salute emozionale delle persone.

A quanto pare, riuscire a non prendersi troppo sul serio, a cogliere il lato “comico” dei propri difetti o dei propri errori avrebbe anzitutto un vantaggio in termini di intelligenza e capacità di risoluzione dei problemi. Il perché è legato alla creatività e alle capacità del pensiero divergente che molto hanno a che fare con l’autoironia.

Già, perché per poter fare dell’umorismo (su di sé o su altri) è necessario saper cogliere gli aspetti più paradossali e contraddittori di quello che accade, saper capovolgere il punto di vista “convenzionale” sulle cose e saperle guardare da prospettive completamente nuove e “inedite”. L’ironia è essenzialmente gioco, è un “far finta” per dire qualcosa di vero

Ed è proprio questo che fa il nostro pensiero divergente, quello pertinente alla creatività e all’innovazione. Ridere è dunque un’ottima “palestra” per affinare la creatività.

 

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Autoironia e intelligenza: l’empatia

Un altro aspetto che spiega il legame fra intelligenza e autoironia è legato agli effetti che il ridere di noi stessi può avere sulle persone che ci circondano.

Ridere dei propri difetti, condividere uno sguardo ironico su se stessi, implica ammettere le proprie imperfezioni, il proprio lato più “umano”.

Questo sollecita empatia e benevolenza da parte degli altri: il riso è contagioso e crea empatia. Poter ridere di se stessi, per una piccola figuraccia, ad esempio, invita gli altri a immedesimarsi nella nostra difficoltà oltre che a condividerne il lato comico, inducendoli a guardarci a loro volta con benevolenza e a essere a loro volta più aperti nei nostri confronti.

Difficilmente racconteremmo qualcosa di noi a qualcuno che ci vuol apparire “senza ombra e senza macchia”! L’autoironia dunque aiuta a coltivare l’intelligenza emotiva e le proprie capacità empatiche.

 

Autoironia e intelligenza: pulsioni e desideri

Un altro aspetto legato all’intelligenza dell’autoironia e quello che venne definito da Freud con la sua teoria sul motto di spirito: l’umorismo e l’ironia (rivolti a sé stessi o ad altri) sono modi utili e creativi che la mente utilizza per “stemperare” pulsioni/desideri che sarebbe inappropriato o inaccettabile (per noi o per gli altri) esprimere direttamente: l’aggressività e la sessualità ad esempio.

Poter “giocare” con i nostri impulsi, poter dare loro voce in termini ironici rendendoli così inoffensivi, consente di poter tollerare e condividere con gli altri anche gli aspetti più impulsivi del nostro modo di essere, i nostri stati emotivi più primitivi ed egoistici.

“Il contrario del gioco non è ciò che è serio, bensì ciò che è reale”. (Sigmund Freud)

 

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Foto: ROBERTO PANGIARELLA / 123rf.com