Insegnante, professione ingiustamente bistrattata?
Quando il riconoscimento sociale viene meno, quando il rapporto con le famiglie e con gli alunni si fa più teso, è facile che il ruolo dell'insegnante venga bistrattato. Con conseguenze negative per l'intera collettività.
Celebri sono i film, i racconti e le storie in cui la figura dell’insegnante, il “maestro”, era una persona avvolta da un forte alone di rispetto, ammirazione, che a tratti sfociava nel terrore per l’apparente autoritarismo. Colui che insegnava aveva un ruolo di spicco nella società, era guida e istruttore, detentore di grande sapere e cultura, che spesso generavano un velo di mistero e stupore negli astanti.
Oggi questa rappresentazione sembra quasi surreale, tuttavia si assiste spesso a un cambio completo di ruoli e di valori che vedono la figura dell’insegnante oggi bistrattata, assai lontana da quella di un tempo.
Se un cambiamento è sicuramente necessario, considerati anche le modifiche sociale, nelle relazioni e contatti, nel modo di insegnare e apprendere, valori come rispetto, educazione e riconoscimento del ruolo rimangono importanti ma apparentemente persi.
Essere insegnante oggi
Fare l’insegnante oggi è sicuramente molto complicato. I cambiamenti sociali, le nuove tecnologie, i cambiamenti burocratici e la conoscenza maggiore rispetto a difficoltà degli alunni, richiedono la messa in gioco di molte abilità che vanno oltre quelle tipicamente riconosciute in un insegnante.
Si devono attivare strategie e mezzi volti all’inclusione, ovvero rispondere ai bisogni degli alunni garantendo loro l’inserimento funzionale nell’ambiente scolastico, considerando le differenti problematiche certificate e non, ma comunque presenti, le differenze linguistiche e culturali, nonché il semplice e naturale fatto che ogni alunno ha le proprie peculiarità, caratteristiche e necessità.
Accanto a questo le innovazioni tecnologiche che hanno modificato il modo di insegnare e apprendere e quindi la normale tipologia di lezione deve essere rivisitata e adattata al cambiamento.
I molteplici cambiamenti sociali e culturali quindi modificano in senso generale il ruolo dell’insegnante che oltre a trasmettere il proprio sapere e formare adulti del futuro, deve essere abile nel sostenere e riconoscere le peculiarità, difficoltà e potenzialità del singolo, spesso ricevendo però poca considerazione e sostegno dal contesto sociale.
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Mancanza di rispetto e sovversione
Molti sono i fatti di cronaca che mostrano atti di violenza e vero bullismo contro i docenti. Azioni agite non solo da alunni, ma sempre più spesso dai genitori, faticando a riconoscere il ruolo educativo degli insegnanti e le difficoltà nel contesto scuola odierno.
Le motivazioni alla base delle violenze sono differenti e spesso travalicano principi morali, educativi e di rispetto dei ruoli e dei limiti: una nota messa al figlio per comportamento errato, un brutto voto in una verifica, un rimprovero dato ad un alunno che non rispetta le regole, e tanto altro. Tutti aspetti che rientrano nelle mansioni principalmente educative oltre che di insegnamento, date alle insegnanti.
Il mancato riconoscimento del ruolo e autorevolezza dei docenti, in primis da parte degli adulti, scredita agli occhi dei loro figli-alunni, questa figura avvalorando i comportamenti errati, la mancanza di rispetto e la scarsa considerazione di qualsiasi gesto o detto all’interno del contesto scolastico.
La mancata fiducia nel sistema scuola a livello sociali, travalica andando a generare una pessima reputazione di coloro che per molte ore al giorno ha la responsabilità educativa dei ragazzi, perdendo ai loro occhi valore, riconoscimento e ammirazione e quindi seguito.
La seconda edizione del Global Teacher Status Index nel 2018 mostra come l’Italia si collochi tra i Paesi mondiali con minor tasso di rispetto verso la categoria degli insegnanti, mostrando uno spaccato sociale preoccupante e allarmante. Solo il 16% degli intervistati infatti ritiene che gli alunni rispettino i propri insegnanti.
Insegnanti bistrattati: conseguenze
La scarsa considerazione e le conseguenti azioni agite contro gli insegnanti hanno delle ripercussioni sia su di loro che sull’intera società.
Nel primo caso è noto come la categoria dei docenti sia tra le più alte a rischio di burnout ovvero di esaurimento psico-fisico dovuto ad una condizione prolungata e consistente di alto stress. Le richieste derivanti dal contesto scuola, da quello sociale, sommate alle minacce, alle violenze e alla continua mancanza di rispetto e riconoscimento, necessitano di un’attivazione ingente di risorse, spesso poco ripagata e riconosciuta, destinata a deteriorarsi e compromettere la salute degli individui, oltre al loro operato.
Questo inevitabilmente si ripercuote sulla qualità delle relazioni con gli alunni, compromettendo ancora di più il loro coinvolgimento, attenzione e riconoscimento del ruolo del docente.
Da parte degli alunni, lo scarso rispetto verso coloro che dovrebbero essere guida e formatori, può determinare scarso desiderio di ascoltare, di apprendere, scarsa attenzione alla lezione, mancato rispetto delle regole e disciplina con lo sviluppo di comportamenti disfunzionali, nonchè il raggiungimento di minori livelli di conoscenza, consapevolezza e abilità di pensiero critico.
La scuola, nella figura dei docenti, perde quindi il valore e riconoscimento sociale, come luogo di culto, crescita, sviluppo di autonomia e competenza e quindi di formazione di adulti con abilità, valori e morale da trasmettere alle nuove generazioni.
Seppur come in ogni cosa, è importante valutare caso per caso e ci saranno insegnanti maggiormente appassionati e abili nel proprio lavoro e altri meno e magari anche alcuni che davvero travalicano nell’utilizzo dei loro mezzi e strumenti, è importante ripristinare un valore e riconoscimento sociale di tale ruolo che dovrebbe partire dagli adulti che sono riferimento per i più piccoli, alunni di oggi. Insegnare il rispetto, la comprensione delle difficoltà della realtà scolastica di oggi e soprattutto la tolleranza alla frustrazione, poichè talvolta le azioni agite contro gli insegnanti vedono un tentativo da parte dei genitori di ridurre il senso di responsabilità e l’amarezza dei propri figli, riversando le colpe sulla scuola per gli insuccessi.
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